Aurelio Picca per “la Lettura - Corriere della Sera”
aurelio picca antonio gnoli
Da bambina vedevo l' Annunciata che afferrava la testa ai bambini nel parto. Aveva la pelle cotta dal sole. Era di Nazareth. Suo marito era morto. Faceva spalancare le cosce alle donne. Se non le allargavano bene strillava. Il corpicino usciva alla luce a centimetri: il sangue, i liquidi. Prendevo a tremare. Nessuno mi metteva una mano sugli occhi. Nessuno me li bendava. Ascoltavo risate e pianti. Quando le donne sgravavano le bambine, tutti si facevano più seri. Per i maschi, allegri.
L'Annunciata di Antonello da Messina
L' Annunciata era la donna che faceva nascere i bambini. Era lei che dava l' annuncio della nascita, della vita, del futuro, della storia che continuava.
A quel tempo i villaggi della Galilea erano polvere.
Pareva volassero sotto il mulinare della polvere. Le pecore, le capre, gli asini stavano cuciti sui corpi delle famiglie. Era un passaggio di carni e latte. Giocavo con le bambole di pezza e legno. Però la legge ebraica dovevo rispettarla. Mio padre Gioacchino e mia madre Anna erano buoni, ma i doveri erano i doveri.
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Sono cresciuta gracile e bruna. I miei sogni si perdevano in cucina mentre aiutavo la mamma, mentre riordinavo la casa. Non più bambina, guardavo sempre le bambole di pezza. E sentivo le risate e i pianti dei neonati dopo il parto. Non ho mai pensato a uno sposo, non ho mai pensato a un figlio. Una volta mia cugina Elisabetta, che non riusciva a partorirne uno e ormai non ci sperava più, si mise a piangere con la mamma: io provai talmente tanto freddo che mi venne la febbre.
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Quando sentii quella voce che mi diceva che avrei avuto un figlio di nome Gesù, non so come ho potuto rispondere così: «Sono una serva del Signore».
Sarà stato perché mia madre mi regalò un velo azzurro che, per i colpi al cuore, schiaffi di emozione, uscii nella notte e mi misi a contare le stelle.
Proprio come facevo da bambina quando ridevano e i bambini piangevano e io poi mi sentivo smarrita a vedere il sangue appiccicato a quei corpicini uguali a conigli scuoiati.
Ritratto di Ignoto marinaio antonello da messina
Dopo quel sussurro di voce che mi diceva che avrei avuto un figlio, mi sentivo tanti cuori nel corpo. Quello grosso in petto, due sulle tempie, uno in fronte e uno sulla bocca e un altro in gola che non mi permetteva di pronunciare parola. Allora, mentre contavo le stelle, i cuori si sono calmati e il cielo mi ha avvolto.
Il cielo azzurro e il velo azzurro erano la stessa cosa. Nessuno mai mi aveva abbracciata così. Né mio padre, né mia madre, né i parenti, né tantomeno un uomo.
Prima tutti i cuori mi battevano. Ora, con la mano destra, riuscivo a trattenere quel vortice che si era fatto dolce. Non era di polvere, di grida, di urla dell' Annunciata, non era lo scalpiccio degli animali. Nessun belato, nessun ululato. Tutto si andava fermando.
AURELIO PICCA
Mi sembrava di essere a casa, mentre mangiavamo pane e formaggio e bevevamo acqua di fonte accanto al fuoco. Mi pareva che dopo la vista delle teste fuoriuscite dal grembo delle spose e dopo il sussurro e la voce, ora, per la prima volta, non solo mi sentivo abbracciata ma anche invasa da un' armonia indescrivibile. Sposerò un povero falegname di nome Giuseppe. Più povero e sbigottito di me. Più stupefatto e pezzo di legno nelle mani di Dio.
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Ma non so che cosa succederà. La paura mi afferra. La parola di Dio riprende a far crescere nel mio corpo altri cuori che battono talmente forte che ho il terrore di finire sotto un carro come accadde al povero Isaia che lavorava col babbo. Non so neppure a chi raccontare la parola Dio. Ne ho paura. Vorrei nascondermi dietro questo velo.
Non so farlo.
Non so fare nulla.
Adesso che sto sola in casa mi ha assalito il pensiero che Elisabetta è incinta di sei mesi. Suo figlio Giovanni nascerà il 24 giugno. Ho paura anche di questo. Ma come ha fatto Elisabetta?
madonna con il gesu, giovanni il battista maria maddalena e sant'anna di giuseppe cisari
Cosa le è successo? È vecchia, è sterile.
Mi pare un giochino della mente. Succedeva quando ero bambina e stringevo al petto le bambole di pezza e legno lungo i villaggi polverosi della Galilea.
Io vergine partorirò un figlio, così come le donne vecchie e sterili.
la crocifissione francesco granacci
Elisabetta, Sara, Lia, Rachele I miei genitori mi portavano con loro. Mi incantavo a osservare sull' aia, tra gli armenti, nelle cucine, le donne che allattavano i loro figli. Anche loro erano piene di grazia. Mentre si mangiava pancotto, cicoria e fave, polenta, le madri tiravano fuori le mammelle e lasciavano ciucciare le creature. Il latte era nettare.
Era come berlo dalle zinne delle capre. Non c' era malizia, costrizione di corpi. Vinceva la serenità, il colore rosa, l' azzurrino polvere. Come potrò io dare il latte al mio adorato bambino, al pari di tutte le mamme del mondo?
NATIVITA DI GESU
Una vergine che dà il latte. Ma il latte è il seme della grazia. È il vero cordone ombelicale che lega la madre al figlio. La corda che mai si spezzerà.
Ecco perché ho visto impazzire le madri per il dolore di aver perso i figli. Le ho viste amputarsi per la loro morte.
Nessuno sa, ma fin da bambina, nel mezzo dei giochi o quando aiutavo la mamma nelle faccende, mi afferrava una malinconia dal sapore del miele.
Non sapevo che cosa fosse, né raccontavo nulla a nessuno. Era la grazia che cresceva in me, che mi preparava all' incontro con l' Angelo.
gesu maddalena
Ma se mi fermo a pensare ancora un secondo mi sento che un mulo mi dà un calcio e mi lancia dove non mi troverà nessuno. Non si sa molto di me bambina. Io stessa ho dimenticato tanto di me. So solo che dopo il sussurro ho tanti cuori che hanno preso il posto del fegato, della milza, del cervello E tremo e ho freddo. Alla mamma non dico nulla. Sono rimasta silenziosa. Vado a guardare la bamboletta di pezza e poi fuori guardo il cielo. Come potrò partorire nelle urla e nel sangue il figlio di Dio?
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