Romualdo Gianoli per il corriere.it
Furto catalizzatori 2
Toto Cutugno lo descrisse perfino nei versi del suo successo sanremese del 1983, l’italiano vero «con l’autoradio sempre nella mano destra». Chi ha superato gli "anta" ricorderà sicuramente gli automobilisti che, dopo aver parcheggiato l’auto, estraevano dal cruscotto l’autoradio portandola via per non lasciarla alla mercé degli onnipresenti ladri che l’avrebbero fatta sparire in pochi secondi, per poi rivenderla nei vari mercatini delle pulci delle nostre città.
In quegli anni i furti di autoradio erano una vera epidemia. Oggi, se volessimo seguire quell’esempio, quando lasciamo parcheggiata l’auto soprattutto di notte, dovremmo tutti girare con la marmitta catalitica sotto il braccio. Una soluzione decisamente scomoda ma quasi necessaria per contrastare il dilagante fenomeno dei furti dei catalizzatori d’auto.
Furto catalizzatori
Stati Uniti, Francia, Spagna, Italia, Regno Unito e anche Paesi africani, l’elenco di una razzia in continua crescita si allunga sempre di più e abbatte i confini geografici in un’esplosione di casi che, negli ultimi anni, non conosce freni. Già soltanto i dati degli Usa parlano da soli: secondo il National Insurance Crime Bureau, il furto di catalizzatori è passato dai 3.398 casi segnalati nel 2019 agli oltre 14.400 del 2020.
A essere colpite sono soprattutto le flotte aziendali, gli scuolabus, i furgoni e le auto in sosta nelle zone residenziali o nei parcheggi dei luoghi di lavoro. Una tendenza in aumento che è continuata anche per tutto il 2021. Stesso scenario anche in Europa dove, in cima alla lista dei Paesi più colpiti, c’è il Regno Unito che nel solo 2020 ha visto aumentare il numero di furti del 70%. A seguire Francia, Spagna e Italia che nel 2021 ha presentato un trend in notevole aumento. Ma perché quest’esplosione di casi? Cosa c’è nei convertitori catalitici che attira tanto i ladri?
catalizzatori a ruba
Essenzialmente tre metalli rari e preziosi: il palladio, il platino e il rodio. Secondo lo Universal Technical Institute americano che forma i tecnici specializzati per l’automotive, in genere in un convertitore catalitico standard si trovano da 3 a 7 grammi di platino, da 2 a 7 grammi di palladio e da 1 a 2 grammi di rodio. Negli ultimi anni il valore di questi elementi è molto aumentato per vari motivi, tra cui la guerra in Ucraina (ma su questo torneremo tra poco).
Il platino è quotato circa 30 euro al grammo, il palladio circa 58 euro e il rodio circa 460 euro. E tanto basta a trasformare ogni vettura in una piccola miniera da cui estrarre questi metalli preziosi che, una volta immessi nel mercato nero, frutteranno bei soldi e anche facili, vista la relativa semplicità con cui si riescono a rubare i convertitori catalitici dalle auto.
Furto catalizzatori 4
Il furto dei catalizzatori è decisamente conveniente perché con poca spesa si ha tanta resa. Inoltre servono pochi attrezzi, poco tempo e tutto sommato basta infilarsi sotto il veicolo, tagliare qualche tubo (facendosi pochi scrupoli e causando molti danni ad altre parti del veicolo) per portarsi via il prezioso bottino. In questo modo in una sola notte, ladri mediamente esperti, riescono a smontare decine di catalizzatori per un totale di svariate migliaia di euro.
Certo, di tanto in tanto può capitare qualche incidente come quelli dell’anno scorso a Roma e Napoli dove due ladri sono morti schiacciati dalle vetture che stavano derubando, per il cedimento del cric usato per sollevarle. Ma questo è il rischio del mestiere. Ecco allora perché, tra le auto preferite dai ladri ci sono i SUV (comodi perché essendo alti è più facile infilarsi sotto) e le Smart che possono essere addirittura ribaltate su un fianco.
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Il convertitore catalitico è un componente dell’impianto di scarico che, favorendo o avviando delle reazioni chimiche, permette di trasformare i dannosi gas di scarico dei motori a combustione interna in prodotti meno nocivi per l’uomo e per l’ambiente. Generalmente all’interno del contenitore in metallo o ceramica del convertitore c’è una struttura a nido d’ape fatta da centinaia di minuscoli canali rivestiti da uno strato che contiene gli elementi catalizzatori: il platino, il palladio e il rodio.
I convertitori catalitici possono essere di tre tipi principali: ossidanti, riducenti e trivalenti. Nel primo tipo il platino e il palladio riducono il monossido di carbonio e gli idrocarburi incombusti. Il secondo agisce tipicamente sugli ossidi d’azoto, mentre l’ultimo è quello più completo perché riunisce i primi due stadi, riducente e ossidante. Questo lo rende anche il tipo più diffuso.
Purtroppo, a volte capita che alcuni automobilisti dopo il furto del catalizzatore decidano di non voler affrontare il considerevole costo della sua sostituzione e decidono di montare un normale scarico. Il risultato è che così si finisce per rendere vani gli sforzi a favore dell’ambiente e danneggiare anche il veicolo.
La guerra in Ucraina fa sentire il suo peso in molti modi anche sull’industria dell’automobile. Enormi problemi si stanno già manifestando per la logistica e l’approvvigionamento dei cablaggi necessari agli impianti elettrici delle auto (l’Ucraina era il terzo produttore al mondo dopo Romania e Marocco di questo componente).
I due Paesi più coinvolti nel conflitto, Russia e Ucraina, sono anche tra i principali fornitori di materiali per le batterie elettriche come il nichel, il cobalto e il litio. Ma non finisce qui. Come rivela un recente studio di Bain & Company Italy (che ha indagato sul perché l’industria automotive europea risenta così tanto dalla guerra), Ucraina, Russia e Bielorussia da sole forniscono oltre il 36% del nichel mondiale e addirittura il 100% del palladio necessario ai catalizzatori.
catalizzatori a ruba
Già ora i prezzi di questi elementi sono schizzati in alto e con il perdurare del conflitto le cose possono solo peggiorare. È possibile che dovremo assistere a un ulteriore aumento dei furti legati ai materiali necessari al settore auto.
In alcune zone dell’Africa, in particolare dalle parti di Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, li hanno soprannominati "zombie". Sono il risultato di una nuova droga chiamata "Bombé" che dall’anno scorso ha iniziato a circolare tra le migliaia di giovani senza lavoro e senza speranze che affollano le grandi periferie urbane africane.
Bombé è uno stupefacente altamente tossico che si ottiene mischiando estratti di canapa e farmaci ai residui provenienti dai catalizzatori delle automobili che, ormai anche per questo, vengono rubati con crescente frequenza. I suoi effetti sono disastrosi: uno stato di stordimento e assenza di risposta a qualsiasi stimolo che può durare anche ore e movimenti impacciati come al rallentatore: per questo li chiamano zombie.