Massimiliano Panarari per la Stampa
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Mi si nota di più se vado in Russia - anche se faccio "tappezzeria" (o, meglio, reportage) - oppure se resto a Roma? Spannometricamente, si direbbe la prima. E, dunque, dopo il video da Istanbul in cui annuncia il suo viaggio nel Paese invasore dell'Ucraina, Alessandro Di Battista vince decisamente - e non solo per "abbandono" del campo da parte di Salvini - il derby dei populisti «Putin-comprensivi».
Un Dibba «russo-comprendente» at large, poiché afferma - tra un social e l'altro - di essere mosso, come sempre, dal desiderio di capire cosa pensa «l'altra parte», si dichiara (ovviamente) un amante della cultura fiorita tra Mosca e San Pietroburgo e si esibisce in alcune frasi nell'idioma di Tolstoj tra le estatiche espressioni di ammirazione di una fan madrelingua.
Vladimir Putin al Forum di San Pietroburgo 5
Una visita utile soprattutto per rilanciare la visibilità di colui che, da un po' di tempo a questa parte, appare sempre più come un personaggio in cerca di autore. E che, da oggi, si tramuta un po' anche nel «Lenin di Roma Nord», costantemente attratto da una specie di rivisitazione in salsa grillina dell'internazionalismo terzomondialista e antiamericano. E pronto, nel suo video su Facebook, a promettere una full immersion nell'anima di Grande Madre Russia, vellicando la curiosità di inguaribili nostalgici dell'Urss, appassionati della Corazzata Potemkin e nuovi putitaliani, ma facendo sostanzialmente uno spottone a se stesso e alla sua famiglia editoriale allargata.
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