1 – PONTE GENOVA:BUCCI,SECONDA SETTIMANA GENNAIO SI SMONTA
marco bucci
(ANSA) - "Penso che tra la seconda e terza settimana di gennaio inizieremo a vedere pezzi di ponte venire giù. Per ora i lavori stanno procedendo senza ostacoli". Lo ha detto Marco Bucci, sindaco e commissario per la ricostruzione del viadotto autostradale riferendosi allo smontaggio del moncone ovest di ponte Morandi. "A oltre 4 mesi dal disastro io aspetto solo l'ora di vederlo giù perchè vuol dire che si va verso la ricostruzione".
2 – ECCO L’ACCUSA DI AUTOSTRADE AL GOVERNO: “COSÌ CI UTILIZZANO COME UN BANCOMAT”
Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”
giovanni toti marco bucci ponte morandi
Un contrattacco in grande stile. A quattro mesi dal crollo del Ponte Morandi di Genova e mentre parte l' iter della ricostruzione, la società Autostrade cala le sue carte giudiziarie. Non solo respinge l' accusa, lanciata da premier e ministri sin dal giorno del disastro, di essere unica responsabile dei 43 morti e dei 566 sfollati, oltre che degli ingenti danni per le attività economiche, ma denuncia una campagna mediatica ostile degli «esponenti governativi». Che accusa di aver trasformato un' azienda privata in un «bancomat» del governo, violando non solo le leggi nazionali, ma anche la Costituzione e le norme europee.
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Il ricorso di Autostrade al Tar Liguria consta di quaranta pagine. Autostrade chiama in giudizio il presidente del Consiglio, il ministro delle Infrastrutture e il commissario straordinario per la ricostruzione, chiedendo l' annullamento di quattro provvedimenti: quello con cui il premier Giuseppe Conte nomina il sindaco di Genova commissario e i successivi tre decreti dello stesso commissario Marco Bucci che stabiliscono le regole per l' affidamento dei lavori.
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Autostrade premette di «non voler determinare alcun ritardo ovvero ostacolare le attività di demolizione e ricostruzione», tanto che non chiede provvedimenti sospensivi. E ciò per la «consapevolezza che la tempestiva ricostruzione del ponte, oltre a ripristinare la piena funzionalità dell' autostrada A10, consentirà anche alla città di Genova di superare definitivamente la drammatica situazione determinatasi». Tuttavia ciò non può precludere contestazioni sia per «tutelare diritti e interessi anche patrimoniali» degli azionisti, «inopinatamente coartati», sia «a tutela della onorabilità delle migliaia di propri dipendenti».
Le troppe «esternazioni»
ponte morandi genova 2
L' azienda lamenta «una ingiustificata e ingiusta lesione dei propri diritti», accusando direttamente gli organi costituzionali di aver manifestato con i loro provvedimenti «in assenza di qualsiasi accertamento di responsabilità, intenti palesemente sanzionatori, resi ancor più evidenti dalle molteplici esternazioni di esponenti governativi».
Il principio invocato da Autostrade è il seguente: Costituzione e diritto dell' Unione europea «non consentono, relativamente al crollo del ponte come a qualunque altro accadimento, di individuare una responsabilità per legge e di stabilire, sempre per legge, gli effetti conseguenti», precedendo e prescindendo «dagli accertamenti dell' autorità giudiziaria». Sostiene Autostrade che spetta solo ai giudici «stabilire le responsabilità», non «al Parlamento e neppure al governo». Peraltro il gestore ipotizza per il crollo responsabilità diffuse, anche da parte del ministero.
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Richiamandosi al testo della concessione sottoscritta nel 2007 e approvata con legge del 2008, l' az i enda rivendica che «tutte le attività inerenti la demolizione e la ricostruzione del ponte rientrano tra quelle comprese nell' esclusivo perimetro della concessionaria», che ha «il diritto e l' obbligo» di provvedere alla «riparazione tempestiva».
Diritto e obbligo compromessi dal governo in tre modi: impedendo ad Autostrade di demolire e ricostruire il ponte in quanto concessionario, vietandole di partecipare ai lavori al pari delle altre imprese e facendole comunque pagare tutti i costi. E quindi ponendo a suo carico «obblighi estranei» al rapporto contrattuale. Il gruppo rivela di aver ugualmente lavorato da subito a un progetto esecutivo, e quindi dettagliato, di demolizione e ricostruzione «con la quantificazione dei tempi e dei costi».
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Di averlo presentato a ottobre e di averlo modificato e consegnato a Toninelli e Bucci dopo la pubblicazione delle specifiche tecniche. Il progetto di Aspi prevedeva nove mesi per ricostruire, ripristinare la funzionalità dell' autostrada e «restituire Genova alla normalità», con previsione di una penale di 10 milioni di eu ro al mese per eventuali ritardi.
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Autostrade rivendica di essere «il soggetto sicuramente più qualificato e più celere» per la ricostruzione. Ma né il ministero né il commissario «hanno dato riscontro a tale dichiarata volontà». Al contrario Bucci «ha posto in essere direttamente le attività spettanti alla concessionaria», con una «spoliazione priva di ragionevole giustificazione».
«Violata ogni legge»
giovanni toti marco bucci ponte morandi
Il ricorso solleva la violazione di dieci articoli della Costituzione, di quattro del trattato fondativo dell' Ue e di uno della Carta Ue dei diritti fondamentali. Funzioni e poteri, insistono, configurano il commissario non come un organo amministrativo sottoposto al principio di legalità, ma come un mostro giuridico cui «è stata attribuita la possibilità di violare senza limitazioni la pressoché totalità delle leggi».
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Le argomentazioni e i toni dimostrano che l' azienda, dopo aver giocato a lungo in difesa, alza il tiro. E rimarca come «ad aggravare ulteriormente la già inusitata coartazione dei diritti si aggiunge un anatema ad excludendum» dato dal divieto assoluto di chiamarla per demolizione e ricostruzione. «La concessionaria - proseguono - può dunque fare soltanto una cosa: pagare qualsiasi importo le richiederà il commissario, senza alcun parametro quantitativo applicabile«. Il che la trasforma «da concessionaria a bancomat», in base a una legge che non ha finalità e destinatari generali, ma l' unico scopo di punire una persona.
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O un 'azienda, sottoponendola a una «norma singolare arbitraria, iniqua e punitiva» che lede il diritto di proprietà e di libera iniziativa economica privata, configurandosi «nelle intenzioni pur confusamente indicate» dal governo come una «sostanziale forma di espropriazione».
3 – IL BLITZ DEL CONCESSIONARIO: COMPRA AREE NELLA ZONA ROSSA PER TORNARE AL TAVOLO
Daniele Grillo e Emanuele Rossi per “la Stampa”
La ricostruzione del viadotto sul Polcevera si trasforma in una partita a scacchi. E la mossa per scavalcare le linee avversarie la fa Autostrade: la società ha acquistato le aree e i capannoni di cinque aziende con sede sul lato ovest della zona rossa. Proprio lì dove sono stati aperti i primi cantieri della demolizione.
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Le superfici sono strategiche e, secondo quanto stabilito nel testo della legge Genova avrebbero dovuto essere acquisite dalla struttura commissariale (quindi dal Demanio pubblico) entro il 20 dicembre. E poi pagate da Autostrade nel «conto» complessivo da oltre 400 milioni di euro che il commissario Marco Bucci ha chiesto alla società.
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«Su sedici aziende abbiamo stipulato gli atti con undici - spiega il sub-commissario Pietro Carlo Floreani - abbiamo comunicazione non ufficiale dalle altre che i loro spazi sono stati comprati da Aspi, entro il 20 dicembre». Un blitz pre-natalizio inatteso e che dà la stura a diverse possibili ipotesi. Perché Autostrade ha voluto assicurarsi le aree sotto il Morandi di sei aziende (Acremoni, Ferrometal, Garbarino, Lamparelli, Varani e Venturi) che saranno trasformate presto in un grande cantiere? Negli uffici della struttura commissariale, si ipotizza che il gruppo voglia mantenere il possesso per giocare un ruolo nella ricostruzione e nel controllo successivo dell' infrastruttura (mantenendo quindi una sorta di supervisione ma cedendo alle imprese che si sono assicurate la ricostruzione e la demolizione il permesso di accedere e lavorare).
Oppure per togliere dal processo la costituzione di parte civile d' una parte delle ditte colpite. Oppure ancora per costringere Bucci all' esproprio, come previsto dal decreto, e contestarlo poi in sede giudiziaria.
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Autostrade fa sapere di aver deciso l' acquisizione «nell' ambito delle attività di sostegno alle imprese. Le quali, specificano fonti dell' azienda, hanno sottoscritto un impegno sulla tutela dei livelli occupazionali». L' importo complessivo liquidato, anche per l' acquisto di macchinari, è intorno ai 20 milioni di euro, gli stessi stabiliti dal decreto Genova. Secondo Aspi si è solo abbreviato il percorso per fornire risorse immediate alle aziende: resta il fatto che ora le aree sono di sua proprietà e il quadro s' ingarbuglia, sebbene il canale con il team di Bucci resti aperto (ieri c' è stato un incontro tra i rappresentanti delle due realtà).
I contatti con il sindaco Si è discusso della lettera ad Autostrade con la richiesta di 400 milioni. Aspi non si opporrebbe in via pregiudiziale al pagamento, ma avrebbe chiesto varie delucidazioni.
Il commissario ha fornito una prima risposta, ma dovrebbe integrare oggi con una quantificazione più precisa degli importi.
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Nella sua lettera, il concessionario chiede informazioni su tre dei pagamenti richiesti: l' assegnazione del contratto per lo staff di coordinamento della ricostruzione, che Bucci ha affidato al Rina consulting e vale il 5,65% dell' importo massimo dei lavori, circa 10 milioni di euro; il progetto e la realizzazione del ponte, affidati alla cordata Fincantieri-Salini Impregilo-Italferr, valore stimato 202 milioni; la «congruità» degli indennizzi da corrispondere alle aziende in zona rossa.
Una partita che nel «decreto Genova» viene valutata, all' articolo 4, con una spesa massima di 1300 euro a metro quadrato per i capannoni e una dotazione complessiva di 35 milioni di euro, che sono nelle disponibilità del commissario se Autostrade si rifiutasse. Non dovrebbero esserci obiezioni, invece, sul pagamento dei 73 milioni dovuti agli sfollati.