Estratto dell'articolo di Riccardo Caponetti per roma.repubblica.it
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(...) È un autentico tsunami quello che sta travolgendo Federginnastica, dopo l'inchiesta di Repubblica sulle violenze psicologiche nella ginnastica ritmica. Dopo le denunce di Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa, molte atlete ed ex atlete hanno deciso di rompere il silenzio. Non solo ginnaste della Nazionale, ma anche di categorie inferiori. Ecco le loro parole.
I lucchetti alle mensole
Quasi nessuna vuole fare i nomi dei colpevoli, "è tutto il sistema che è sbagliato" ma molte ci mettono la faccia. Viene fuori il quadro di un "mondo infernale", "da incubo". Non singole "eccezioni", come le ha definite il presidente del Coni Malagò. "Per due anni della mia vita speravo tutti i giorni di alzarmi e di non venire insultata dalla mia allenatrice".
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Sara Branciamore, 22 anni, campionessa italiana nell'individuale nel 2013: "Avevo paura della mia insegnante e nonostante ciò per un periodo ho vissuto a casa sua. Il cibo che mangiavo lo razionava lei: una volta mise il lucchetto alle mensole (...) Sono alta 165 cm ed ero arrivata a pesare 36 chili: per un anno non ho avuto le mestruazioni e ancora oggi sono irregolari".
"Hai il sedere come un baule"
"Mi sono ammalata di anoressia nervosa, sono stata diverse volte ricoverata in ospedale. Già a 10 anni venivo pesata", racconta Victoria Polidori, 21 anni: "Chi prendeva due o tre etti doveva correre intorno alla pedana con i pesi alle caviglie. Una società per cui ho gareggiato mi faceva contare le penne al pomodoro che mangiavo. Alcune frasi le ricordo bene: "Hai un sedere grande come un baule" o "quest'anno non gareggi se non dimagrisci"".
GINNASTICA E ABUSI, VIA AL MURO DEI SILENZI
Mario Nicoliello per “Avvenire”
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Mens sana in corpore sano. Nell'accezione moderna la locuzione latina, tratta dalle Satire di Giovenale, ha portato il genere umano a dedicarsi all'educazione fisica. Lo svolgimento dell'attività sportiva è diventato propedeutico al benessere psichico e così, pur senza praticare in maniera continuativa una vera e propria disciplina, movimento ed esercizio fisico sono diventati un must. Quando l'attività motoria prende forma in una palestra e viene declinata nel rapporto con alcuni attrezzi si apre l'immenso cosmo della ginnastica, declinato in tante sfaccettature: dall'artistica alla ritmica, dall'aerobica all'acrobatica giusto per rimanere alle più diffuse.
Ciò che accomuna l'alto livello di queste specialità è la giovane età delle interpreti, giacché in tali ambiti l'universo femminile è più popoloso di quello maschile. Adolescenti che lasciano casa per andare a vivere nelle accademie, ragazze ancora in età scolastica che sudano tutto il giorno e studiano la sera, piccole donne la cui giornata viene programmata dagli allenatori o dalle allenatrici. C'è chi resiste e raggiunge la gloria eterna (leggasi medaglie alle Olimpiadi) o chi getta la spugna, denunciando i maltrattamenti subiti.
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È l'occasione, quest' ultima, per far emergere i lati oscuri delle fabbriche di campionesse, luoghi dove non sempre accadono le cose giuste. Le recenti denunce di alcune ginnaste specializzate nella ritmica hanno riportato a galla il torbido che si nasconde dietro le quinte. A cominciare sono state Nina Corradini e Anna Basta, che sulle pagine del quotidiano La Repubblica hanno raccontato umiliazioni, costrizioni e pressioni, soprattutto legate al peso da mantenere. Due ex ginnaste accomunate da un vissuto simile, che hanno deciso di rompere il muro del silenzio, sbandierando violenze e umiliazioni subite, al fine di non farle mangiare. A ruota l'attenzione si è spostata sulla Procura della Repubblica di Brescia, dove due atlete locali - minorenni che nel frattempo hanno abbandonato l'attività sportiva - hanno presentato un esposto per presunti maltrattamenti psicologici subiti dagli allenatori.
Ieri è arrivato lo sfogo, sempre a Repubblica, di Giulia Galtarossa, costretta a spogliarsi davanti alle colleghe e umiliata poiché definita "maialina".
Finita nell'occhio del ciclone, la Federazione Ginnastica d'Italia ha chiarito in una nota di non tollerare alcuna forma di abuso e di aver immediatamente informato la Procura Federale e il Safeguarding Officer per gli accertamenti e le azioni di rispettiva competenza. Ieri mattina il ministro dello Sport e dei giovani, Andrea Abodi, ha incontrato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il numero uno della Federginnastica, Gherardo Tecchi. « La dimensione del fenomeno sportivo è importante, ma deve essere chiaro che basta un caso per avere la stessa attenzione di centomila. Le medaglie sono un fattore di orgoglio nazionale, ma non ce ne sarà mai una che coprirà comportamenti non adeguati. Siamo praticanti di valori, non predicatori», ha spiegato Abofronte di al termine della riunione, aggiungendo: «C'è un tribunale ordinario a Brescia e uno federale prontamente sollecitati.
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Quello che emerge andrà valutato, il confine tra il rigore e lo sconfinamento è una linea sottile. L'allenamento della ginnastica presuppone una preparazione fisica di un certo tipo. Ma le cose bisogna dirle agli atleti nel modo giusto, altrimenti si va oltre».
E il presidente Tecchi è netto: «Credo in quello che hanno detto le ragazze, voglio che queste cose siano sistemate e che l'ambiente sia più lindo e trasparente possibile. Non possiamo permetterci certe cose, ne va della credibilità della federazione ». Sul caso è intervenuta anche Marta Pagnini, ex capitana delle Farfalle azzurre due volte oro Mondiale, bronzo a Londra 2012. Con una lettera all'Ansa ha spiegato: «Uno degli aspetti fondamentali della ritmica é la grande disciplina che viene presto appresa dalle atlete, fin dai primi giorni in palestra e senza distinzione di livello: dalla pettinatura alla postura, dalla cura del proprio corpo al rispetto per le compagne e per gli insegnanti. Nel mio percorso ho dovuto far a tanti ostacoli, alcuni "fisiologici", classici del percorso di una ginnasta, altri assolutamente evitabili e che hanno lasciato piccole o grandi ferite nel mio cuore di bambina, adolescente e poi donna».
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Non c'è pace insomma oggi negli ambienti della ginnastica, così come non ce n'era in passato. I riflettori mediatici hanno illuminato gli sfoghi di numerose campionesse straniere, intente a denunciare gli abusi fisici e psichici subiti dai tecnici, trasformando in molti casi gli allenatori in orchi. Un nome su tutti, quello di Simone Biles, che ha trovato il coraggio, insieme alle sue compagne, per accusare Larry Nassar, l'ex osteopata della Nazionale statunitense di artistica che ha abusato sessualmente di bambine e ragazze durante le sue sedute. Centinaia di minorenni, adescate con il pretesto di presunte sessioni di massaggi, e poi vittime innocenti di palpeggiamenti, violenze e atti di masturbazione.
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A finire nel calderone sono stati anche i vertici della Federazione statunitense e quelli dell'Fbi che, pur sapendo, non hanno denunciato, ma anzi hanno insabbiato l'accaduto. « Biasimo Larry Nassar e incolpo anche un intero sistema che ha permesso e perpetrato i suoi abusi », fu il pesante sfogo pubblico di Simone Biles, la pluricampionessa che ai Giochi di Tokyo dell'anno passato dovette abbandonare il contesto agonistico per problemi di depressione, scaturiti proprio in seguito alla vicenda degli abusi. Problemi anche nella squadra della Romania, con atlete che si sono sfogate contro i metodi di coach Bela Károlyi, lo stesso che fu artefice della fioritura del fenomeno Nadia Comaneci negli Anni Settanta. Decenni più tardi alcune rumene hanno denunciato che Béla e la moglie Márta si comportavano regolarmente con brutalità per gli errori commessi in allenamento o in gara, mentre altre ginnaste di Bucarest e dintorni hanno sollevato accuse di abusi fisici. Successivamente quando la coppia è passata alle dipendenze degli Stati Uniti è stata coinvolta pure nell'affare Nassar. Luci e ombre quindi sulla ginnastica. Sport che fa breccia sui social e impazza in serie tv, libri e film. Eppure c'è del marcio dentro questo mondo.
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