VIRUS IBRIDO INFLUENZA BRONCHITE
Virus sinciziale e influenza, l’ibrido beffa il sistema immunitario. Quando il virus respiratorio sinciziale (bronchiolite, polmonite) e quello dell’influenza infettano contemporaneamente una cellula umana possono dare luogo a particelle virali ibride che sono in grado di sfuggire alla risposta del sistema immunitario.
VIRUS SINCIZIALE E INFLUENZA, L’IBRIDO BEFFA IL SISTEMA IMMUNITARIO
A osservare per la prima volta questo fenomeno sono stati ricercatori dell’University of Glasgow in uno studio pubblicato su Nature Microbiology. Gli scienziati precisano che gli ibridi sono stati visti solo su modelli cellulari in laboratorio. Al momento non ci sono prove che il fenomeno abbia luogo nell’uomo.
VIRUS IBRIDO INFLUENZA BRONCHITE
Le co-infezioni, cioè la contemporanea infezione da parte di più di un agente infettivo, non sono rare. “Rappresentano tra il 10 e il 30% circa di tutte le infezioni virali respiratorie. E sono comuni tra i bambini”, scrivono i ricercatori.
Utilizzando cellule polmonari umane, i ricercatori hanno osservato cosa succede quando le cellule vengono infettate contemporaneamente con il virus dell’influenza A e con il virus respiratorio sinciziale.
LA SCOPERTA CI PREPARA AD AFFRONTARE FUTURE PANDEMIE
VIRUS IBRIDO INFLUENZA BRONCHITE
Il team ha scoperto che quando i due virus si incontrano nella stessa cellula danno luogo ad almeno due tipologie di particelle virali ibride. Particelle che contengono elementi chiave di entrambi i virus. Una di queste, in particolare, è in grado di infettare la cellula con l’influenza A, ma sfruttando il meccanismo di ingresso tipico del virus sinciziale.
Ciò rende la particella ibrida capace di sfuggire alla risposta immunitaria. Ma anche di infettare quelle cellule che in genere sfuggono dall’aggressione del virus influenzale perché non sono dotate dei canali di ingresso che questo virus usa per infettarle.
VIRUS IBRIDO INFLUENZA BRONCHITE
Pur invitando alla cautela, i ricercatori definiscono la scoperta “inattesa” ed “entusiasmante”. Per la prima firmataria dello studio Joanne Haney, questi studi non solo ci consentiranno di conoscere meglio alcuni virus molto comuni.
Ma “possono aiutarci a prepararci per future pandemie, comprendendo come l’introduzione di un nuovo virus può influenzare e interagire con altri virus circolanti”.