Adalberto Signore per il Giornale
RENZI TERRAZZA PD
Il lento declino di Matteo Renzi non sembra esser passato inosservato neanche al Quirinale. Ormai da giorni, infatti, sul Colle si guarda con qualche timore al nuovo corso renziano, quello che ha visto il segretario del Pd tornare in prima linea, onnipresente su tv e social e pronto ad affondare colpi su tutto e tutti.
Un Renzi che ha imboccato convintamente la strada del populismo e che non perde occasione per aprire una polemica e, se possibile, trasformarla in uno scontro all'arma bianca. Che di mezzo ci sia Bersani, D'Alema, Prodi, Letta, Monti, Grillo o Berlusconi cambia poco. L'ex premier va comunque alla guerra, se possibile più ostile e livoroso con i suoi ex compagni di partito piuttosto che con gli avversari di sempre.
Uno scenario, questo, che anche dentro al Pd in molti iniziano a guardare con preoccupazione, timorosi che la nuova deriva renziana che poi ricorda molta quella che ha preceduto il referendum del 4 dicembre scorso possa far traballare i già delicati equilibri che tengono insieme la maggioranza.
MATTARELLA
E tanto sono in bilico i numeri del governo, soprattutto al Senato, che proprio ieri Paolo Gentiloni ha dovuto chiudere definitivamente la querelle sullo ius soli rimandando l'approvazione del ddl in autunno. «Prima dell'estate non ci sono le condizioni», ha fatto sapere il premier. Che, tradotto dal politichese, significa più semplicemente che la maggioranza non ha numeri così certi da potersi permettere di mettere la fiducia sul provvedimento come avrebbe invece voluto Renzi, tanto che ancora ieri mattina il presidente del Pd Matteo Orfini insisteva sulla necessità di «andare avanti sullo ius soli» auspicando proprio che il governo mettesse la fiducia.
Il dato politico, insomma, è che ormai a Palazzo Madama il governo è senza maggioranza e, pur di non metterlo nero su bianco, Gentiloni ha preferito rinunciare all'idea della fiducia di fatto mandando quasi certamente su un binario morto lo ius soli. D'altra parte, che questo fosse lo stato dell'arte lo si era capito già la scorsa settimana, quando il decreto sui vaccini è stato modificato a Palazzo Madama solo grazie ai voti arrivati da Forza Italia.
GENTILONI
In un quadro del genere, dunque, è ovvio che al Quirinale guardino con preoccupazione allo sgomitare di Renzi. Tanto scomposto in questi ultimi giorni che pure Silvio Berlusconi inizia a temere non possa più essere un interlocutore affidabile nel malaugurato caso in cui le prossime elezioni finiscano in una impasse.
Peraltro, sul Colle pare già mettano in conto che nelle prossime ore Renzi potrebbe prendere spunto proprio dallo stop sullo ius soli per tornare a ripetere che la legislatura è ormai finita e che non ha più alcuna ragion d'essere, il tutto ovviamente nella speranza di portare a casa le tanto agognate elezioni anticipate a settembre (cioè prima della legge di stabilità).
Ecco perché dal Quirinale, esattamente come dopo la batosta referendaria dello scorso dicembre, sembra filtrare che alternative a Gentiloni non ce ne sono. Qualunque incidente di percorso possa capitare al governo, la via maestra resta quella di arrivare a fine legislatura, nel caso - con buona pace di Renzi - con un Gentiloni bis.
GENTILONI E RENZI