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    AZIONI SURGELATE – BOLLORE’ FA IL BRAVO BAMBINO – DOPO LE SCOPPOLE PRESE IN ITALIA (FONDO ELLIOTT E SKY-PREMIUM), VIVENDI METTE IL 20% DI MEDIASET NEL FREEZER PER RISPETTARE GLI ORDINI DELL’AGCOM – SONO DESTINATE AD UN TRUST INDIPENDENTE DALLA VOLONTA' DEL GRUPPO FRANCESE


     
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    R.Amo. per il Messaggero

     

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    Chissà fino a che punto l’intesa epocale tra Sky e Premium, ma anche la recente alleanza tra Sky e Netflix, spingeranno Vivendi a correggere il tiro e accelerare la strategia di fare leva su Tim per creare un grande polo europeo, cioè una Netflix in salsa Ue. Questo si vedrà. Ma intanto, a tenere banco nei prossimi giorni saranno i dossier aperti con le Autorità di vigilanza, sul fronte della partecipazione in Mediaset, e quelli aperti con i sindaci e il fondo Elliot sul fronte della governance Tim.

     

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    Nel primo caso, come andrà a finire la causa civile a suon di risarcimenti tra Mediaset e Vivendi si capirà il 23 ottobre, ma è atteso invece a breve, non oltre una quindicina di giorni, l’indicazione del trust da parte della società francese per i diritti di voto eccedenti il 9,9% che possiede nel capitale di Cologno.

     

    In tal modo Vivendi intende ottemperare alla delibera dell’Autorità per le comunicazioni che in base ai tetti Antitrust gli ha imposto entro il 19 aprile di scegliere tra la partecipazione in Tim e la presenza in Mediaset come secondo azionista con circa il 29% dei diritti di voto.

     

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    Secondo la bozza presentata all’Agcom, Vivendi si impegnerà ad affidare a un blind trust una quota di azioni Mediaset pari a circa il 20%. Il trust dovrebbe essere totalmente indipendente dalla volontà del gruppo francese secondo l’ultimo schema presentato all’Autorità e Vivendi ne dovrebbe inviare puntualmente la comunicazione all’Autorità entro il 19 aprile. A quel punto, però, ci sarà ancora un po’ di tempo per tentare una trattativa per chiudere il dossier senza strappi tra Parigi e Cologno, visto che il 4 luglio è fissata la decisione del Tar sul ricorso presentato da Vivendi proprio contro i paletti dell’Agcom in questione.

     

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    La causa civile che vede contrapposti Mediaset e Fininvest da un lato contro Vivendi è stata invece rinviata al 23 ottobre prossimo. Un rinvio deciso il 27 febbraio per favorire il deposito delle tre memorie difensive entro il termine del 30 luglio. Al centro del caso i ricorsi con cui Fininvest e Mediaset hanno chiesto complessivamente circa 3 miliardi di danni al gruppo francese guidato da Vincent Bollorè, che lo scorso anno ha stracciato l’accordo per acquisire Mediaset-Premium per poi aumentare la sua partecipazione in Mediaset.

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    LE CONTROMOSSE

    Un capitolo a parte, seppure legato a doppio filo secondo l’Antitrust, è quello Vivendi-Tim. Su questo fronte, il gruppo francese (primo azionista con il 23,9%) è alle prese con la sfida lanciata dal fondo Usa Elliott. Dunque il cda del 9 aprile, ultimo giorno utile per una decisione, dovrà discutere sull’eventuale integrazione dell’ordine del giorno dell’assemblea del 24 aprile, come da richiesta del fondo Elliott e secondo le indicazioni del collegio sindacale.

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    Un’integrazione che permetterebbe al fondo Usa di nominare i suoi consiglieri al posto di quelli espressi da Vivendi (che hanno già dato le dimissioni operative dal 24 aprile), senza arrivare alla nuova assemblea convocata invece per il 4 maggio per il rinnovo dell’intero consiglio.

     

    Lo stesso cda del 9 aprile si troverà a quanto pare anche a valutare un ricorso di urgenza contro la decisione dei sindaci di appoggiare la richiesta di Elliott. Un affare non da poco anche considerando che si tratta dello stesso collegio sindacale guidato da Roberto Capone, promotore già di diverse critiche, riproposto da Assogestioni con l’appoggio di Elliott

     

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