Luca Bertelli per corriere.it
balotelli
In attesa dell’acuto, del gol, è arrivata una prestazione da corista per Mario Balotelli in Brescia-Juventus, la gara che segnava il suo rientro in Serie A dopo oltre tre anni d’assenza. Quel numero 45 sulle spalle, oltre alle critiche e agli elogi (divisi a metà, il personaggio si odia o si ama senza viene di mezzo), è garanzia anche di polemiche e discussioni sui social, dove peraltro i suoi account vanno fortissimo: con 8,9 milioni di followers, su Instagram, è lo sportivo italiano più seguito.
Ieri sera, mentre la partita al Rigamonti era in corso, su Twitter è circolato un video girato nel prepartita in cui, secondo i suoi haters, Mario sarebbe intanto a fare un tiro di sigaretta negli spogliatoi: qui, come da prassi, entrano brevemente le telecamere delle tv satellitari, nella fattispecie Dazn, per documentare gli ultimi istanti di preparazione al fischio d’inizio. Condizionale d’obbligo, anche per chi non ama Balotelli: non c’è traccia di fumo che fuoriesca dalla bocca, solo un oggetto sottile che il giocatore, di spalle rispetto al cameraman, porta qualche secondo vicino alle labbra per poi riporlo nell’armadietto.
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Tanto è bastato per alimentare i (soliti) sospetti: in passato già Mancini e Galliani avevano consigliato al proprio pupillo di smettere. Gli amici più stretti dell’atleta hanno spiegato l’arcano: il video incriminato ritrarrebbe un momento privato di Mario, intento a baciare un crocifisso, legato al padre adottivo Franco, l’uomo – scomparso nel luglio 2015 - cui aveva promesso che sarebbe ritornato in nazionale. Un oggetto molto caro all’atleta che del resto, sostiene chi rimanda al mittente le illazioni, non avrebbe avuto motivo di commettere una leggerezza del genere a favore di telecamera, proprio nella serata in cui – senza Cristiano Ronaldo – tutti gli occhi sarebbero stati per lui.
Più che un ritorno a casa, Brescia per Balo è una nuova casa. La sua vita ruota attorno a questa città da sempre. Eppure allo stadio Rigamonti, che può osservare dal suo attico, non era mai stato nemmeno da avversario: andava alle scuole medie quando qui giocavano Baggio e Guardiola, esordiva a Manchester nella stagione in cui (2010-11) le rondinelle fecero l’ultima apparizione in Serie A. Da piccolo, inoltre, fu sconsigliato al presidente Gino Corioni per via di quel carattere bizzoso: lo prese il Lumezzane, finito in Eccellenza dove rivaleggia con il Castiglione di Enock, suo fratello.
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Non giocava da quattro mesi, ma Super Mario resta quello di sempre: micidiale con il destro al tritolo, polemico con l’arbitro (il primo gesto di disappunto verso il signor Pasqua arriva dopo 50 secondi), poco mobile. Eppure è abile a calamitare l’attenzione dei difensori avversari. A Brescia, più che altrove, può così diventare uomo squadra senza essere primadonna, decisivo anche non correndo come i compagni, che in Serie A sono i migliori per palle recuperate:
«La fatica è un’arte ed un valore, se ti alleni bene poi ti ritrovi tutto in campo», è il mantra di Corini e su questo aspetto dovrà ancora lavorare. Scopre però subito, il tecnico, quale possa essere il fattore Balotelli: dopo quattro minuti detta a Tonali – il ct Roberto Mancini, ospite del presidente Cellino, era qui per Mario ma anche per lui, già nel giro azzurro da un anno - il passaggio in profondità e invita la difesa della Juventus a seguirlo, l’azione può così dipanarsi sul lato opposto consentendo a Donnarumma di segnare. La sua partita dura 94 minuti, ben più dell’oretta prevista: il cambio di strategia lo impone il risultato ribaltato dopo il vantaggio iniziale. La benzina finisce però presto, resta in campo per cercare la giocata che non arriva mai.
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La gara non si chiude come aveva sperato sin dalle nove del mattino, quando aveva posato a petto nudo sui social: il Rigamonti, circondato da tanti cuoricini, era fuori dalla sua finestra. Ritratto perfetto di un personaggio dalla scorza esterna ruvida, alla Rocky, a coprire l’anima tenera, cui hanno accesso però solo gli affetti più cari. I due figli, mamma Silvia, da cui ora mangia a pranzo e a cena.
E i tanti amici. Tutti ieri erano in tribuna per il grande giorno, con i riflettori accesi su Mario, dopo averlo sostenuto nei giorni duri di un’estate al buio da disoccupato, trascorsa ad allenarsi persino al parco, prima della chiamata di Cellino. Ora la luce si attenuerà di nuovo. A fari spenti, Balotelli dovrà dimostrare a Mancini e di essere tornato davvero: la (rin) corsa all’Europeo è iniziata ieri. Prima di addormentarsi, Balotelli ha scritto poi un messaggio: «Orgoglioso e fiero dei miei compagni e dei miei tifosi. Grazie a tutti e forza Brescia». Il gol può attendere. E con lui, presto o tardi, arriverà. Le polemiche no, hanno già suonato al citofono.
MARIO BALOTELLI AL BRESCIA
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"Sempre alla Juve, tutto alla Juve", questa una parte del virgolettato raccolto dalle telecamere a Mario Balotelli, nervoso dopo un confronto con l'arbitro al fischio finale. L'attaccante, all'esordio stagionale dopo aver scontato la squalifica, è stato poi portato via dai compagni di squadra.
FOTOMONTAGGIO DI MARIO BALOTELLI CON LA MAGLIA DEL BRESCIA