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    UN GRAN PEZZO DI PAPPONA - L’EX SOUBRETTE DI “CIAO DARWIN”, KYRA KOLE, CONDANNATA A DUE ANNI PER SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE - LA SHOWGIRL UNGHERESE, 34 ANNI, GESTIVA UN CENTRO MASSAGGI “A LUCI ROSSE” A CARATE BRIANZA - LE TARIFFE ANDAVANO DAI 75 AI 150 EURO, A SECONDA DELLA PRESTAZIONE RICHIESTA, E L’IMPUTATA TRATTENEVA UNA BUONA PERCENTUALE DEGLI INCASSI… - FOTO ZOZZONE


     
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    Federico Berni per www.corriere.it

     

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    Di Kyra Kole si sono perse le tracce. Sui social restano le immagini di lei nel backstage dell’edizione spagnola di Playboy, o quelle di vari club, in Italia e all’estero, dove si esibiva in sessioni di musica techno, come dj. Nei palinsesti televisivi degli anni scorsi restano le sue partecipazioni come soubrette a «Ciao Darwin», varietà targato Mediaset.

     

    E negli archivi giudiziari, risulta ora una condanna in primo a grado, emessa dal tribunale di Monza, a due anni di reclusione per sfruttamento della prostituzione, col beneficio della sospensione condizionale della pena. Verdetto, quello pronunciato dal gup Pierangela Renda, al termine del processo celebrato col rito abbreviato, comunque dimezzato rispetto alle conclusioni della procura, che aveva chiesto per l’ex showgirl (vero nome: Edyna Greta Gyorgy, 34 anni, ungherese residente a Pioltello) 4 anni di reclusione.

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    La donna era stata arrestata ad aprile dai carabinieri di Seregno, che avevano indagato su un centro massaggi hard, che la straniera gestiva con un certo piglio imprenditoriale in via Colombo, a Carate Brianza, a pochi metri da un centro parrocchiale molto frequentato da famiglie e minori.

     

    Le indagini avevano chiarito che, dietro che quelle vetrate oscurate al piano terra di uno stabile privato, lavoravano a ritmo continuo tra le quattro e le sette ragazze, soprattutto straniere. La sala massaggi (ufficialmente si presentava come «centro olistico») prevedeva tariffe tra 75 e 150 euro, a seconda della prestazione richiesta, e l’imputata, secondo le accuse, tratteneva una buona percentuale degli incassi.

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    Gli inquirenti hanno sempre sottolineato, comunque, che le donne non erano indotte in alcun modo a prostituirsi, e su questo ha fatto leva anche la difesa. Secondo quanto emerso, Kyra le reclutava con inserzioni online. Convinta di dare una parvenza di legalità alla sua attività, le faceva aprire la partita Iva, come fossero state libere professioniste, e le faceva pagare una quota mensile per l’affitto delle stanze. Le stesse massaggiatrici litigavano animatamente fra loro per contendersi i clienti, tanto che, in più di un’occasione, si è reso necessario l’intervento dei carabinieri. In primavera, Kyra Kole aveva trascorso un periodo a San Vittore, prima di essere trasferita agli arresti domiciliari, e, infine, rimessa a piede libero.

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