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    1. BANANA ON THE ROCKS! ''L’ASCESA DI RENZI RESA POSSIBILE DAL PATTO CON L’UOMO NERO, CIOÈ CON LO STATISTA BERLUSCONI TRASFORMATO IN ‘BAU BAU’ PER FOLLE FANATIZZATE” 2. NON SOLO: IL PATTO DEL NAZARENO “È UN PATTO POLITICO DI NATURA ISTITUZIONALE” E I NEMICI DI QUESTO PATTO “SONO ILLIBERALI”. IL VOTO ANTICIPATO E' DA “IRRESPONSABILI” 3. BERLUSCONI HA BISOGNO DI TEMPO PER TORNARE A VINCERE ALLA GUIDA DEL SUO PARTITO. RENZI LO SA E INFATTI NON ATTACCA MAI L’ALLEATO E ALLA LEOPOLDA NON GLI È SFUGGITA UNA SOLA BATTUTA. SOLO CHE LUI LA TENTAZIONE DELLE URNE ANTICIPATE CE L’HA ECCOME 4. IL SUO TENTATIVO È CONVINCERLO CHE NON CE N’È BISOGNO PERCHÉ IL PATTO “ISTITUZIONALE” DEL NAZARENO FUNZIONA A MERAVIGLIA. FINORA HA AVUTO RAGIONE B.


     
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    Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia

     

     

    1. L’ABBRACCIO DEL CAINANO

    valerio turchi silvio berlusconi valerio turchi silvio berlusconi

    L’ascesa di Renzi “è stata resa possibile dal patto con l’uomo nero, cioè con lo statista Berlusconi trasformato in ‘bau bau’ per folle fanatizzate”. A parlare così, a rivendicare l’operazione Renzi, è Silvio Berlusconi in una lunga conversazione con “Il Foglio”. Ma il patto del Nazareno “è un patto politico di natura istituzionale” che riguarda “il monocameralismo per l’approvazione delle leggi, il bipolarismo come sistema politico” e punta ad aumentare i poteri del presidente del Consiglio e del Consiglio dei ministri. Senza queste tre riforme, dice l’ex Cavaliere, “non c’è ripartenza possibile, né per governi di centrosinistra né per governi di centrodestra”. E i nemici di questo patto “sono illiberali”. Mentre le ipotesi di voto anticipato sono “traumatiche” e “irresponsabili”.

     

    RENZIE VERSIONE FONZIE RENZIE VERSIONE FONZIE

    Silvio Berlusconi ha bisogno di tempo per tornare a vincere alla guida del suo partito e offre a Renzi, di fatto, un patto di legislatura. Toglie qualsiasi carattere “segreto” o di mistero al Patto del Nazareno e lo definisce “un patto isitituzionale”, attraverso il quale il leader della maggioranza e il leader dell’opposizione si impegnano a fare insieme le riforme che servono al Paese.

     

    Tutto questo Renzi lo sa e infatti non attacca mai l’alleato e neppure alla Leopolda gli è sfuggita una sola battuta su Berlusconi. Solo che lui la tentazione delle urne anticipate ce l’ha eccome ed è a lui che parla il Banana quando dice che le elezioni in primavera sarebbero “irresponsabili”. Il suo tentativo è convincerlo che non ce n’è bisogno perché il patto “istituzionale” del Nazareno funziona e funzionerà a meraviglia. Finora ha avuto ragione Berlusconi.

     

    SUSANNA CAMUSSO GIULIANO POLETTI SUSANNA CAMUSSO GIULIANO POLETTI

     

    2. E RENZIE SFIDA ANCORA I SINDACATI

    L’incontro di ieri tra governo e sindacati è stato l’occasione per un nuovo scontro. Uno scontro che, come al solito, Renzie sembra aver pianificato. Repubblica: “Gelo governo-sindacati. ‘Manovra, non si tratta’. Camusso: ‘E’ surreale’. Proteste dopo l’incontro con i ministri: ‘Non ci rispettano’. Il premier: ‘Se volete negoziare prima fatevi eleggere’”. “Il piano di Renzi per sterilizzare la Cgil: ‘Niente spazi a chi vuole solo lo sciopero’” (p. 2). Stampa: “Camusso attacca. E Renzi: non tratto con i sindacati. La leader Cgil: surreale, Poletti è senza mandato” (p. 5).  

     

    Il Corriere sottolinea la durezza di Renzi: “Renzi chiude la porta ai sindacati: non devo trattare le leggi con loro. ‘Li ascoltiamo ma è il Parlamento che decide’. E su Serra: diritto di sciopero sacrosanto” (p. 9). Il Messaggero ricorda giustamente che in ballo c’è anche una delicata partita sui patronati: “I patronati: con i tagli a rischio 5 mila posti. Cepa, Cipas e Copas chiedono aiuto a Napolitano. Il fondo alimentato dai contributi ridotto di 150 milioni di euro” (p. 5).

    IL PRIMO MINISTRO FINLANDESE JYRKI KATAINEN IL PRIMO MINISTRO FINLANDESE JYRKI KATAINEN

     

    Il Giornale parla di “schiaffo di Renzi ai sindacati” (p. 6), poi si sposta sul lato politico della faccenda, cercando di indagare quanto vale l’asse tra minoranze Pd e Cgil: “Ma il partito della ‘vecchia guardia’ vale il 10%. Per i sondaggisti un quarto degli elettori democratici potrebbe seguire Bersani & Co” (p. 6).

     

     

    3. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA

    RENZI E PADOAN RENZI E PADOAN

    Il governo riscrive un pezzo di legge di Stabilità ed evita la bocciatura di Bruxelles. “Roma interviene sul deficit, la Ue apre. Dall’Italia 4,5 miliardi per il risanamento e per evitare la recessione. Katainen parla di mossa costruttiva, ma il confronto ‘è aperto’. Salta la possibilità di nuovi tagli alle tasse per 3,3 miliardi. Ma la manovra in deficit si riduce a 7 miliardi” (Corriere, pp. 2-3). Repubblica osserva: “L’Italia evita la bocciatura immediata. Parigi rischia, non basta lo sforzo extra. Ma la partita di Roma con l’Europa non è chiusa: presto nel mirino anche il debito. Possibile procedura se tornerà a crescere dopo il giudizio sulla Finanziaria” (p. 4).

     

    Il Messaggero ricapitola così: “Tasse in aumento e meno investimenti, i rischi in agguato con le nuove misure. Dirottati 3,3 miliardi dal fondo per il calo delle tasse. Nuova clausola di salvaguardia con le accise” (p. 4).  

     

     

    4. STRESS TEST, CHE STRESS

    alessandro profumo alessandro profumo

    Le banche bocciate tirano giù Piazza Affari e qua e là emerge qualche dubbio (tardivo) sui criteri utilizzati per le euro-pagelle. E’ il giorno delle recriminazioni. Il Corriere racconta: “Istituti tedeschi promossi, l’aiuto dei Lander. Italia batte Germania allo stress test ‘doppio’. Alcuni istituti tedeschi non supererebbero i test, considerando le future regole di Basilea 3” (p. 6). Sulla stessa lunghezza d’onda il Messaggero: “Paradosso Berlino: salva con più derivati, meno crediti e capitale” (p. 2).

     

    Per Repubblica, “I mercati ci puniscono. ‘Roma non si è fatta valere, favori a Francia e Germania’. I derivati di Deutsche Bank e i crediti navali di Commerz a sorpresa non hanno pesato nei test” (pp. 6-7). Idem sulla Stampa: “Italia penalizzata nei test. Sul sistema bancario giudizi troppo affrettati’. Gli analisti: ‘Risultato positivo, senza aiuti di Stato’” (p. 6).

     

     

    5. ULTIME DAL MONTE DEI PACCHI DI SIENA (E DA GENOVA)

    ALDO BONOMI ALDO BONOMI

    Che cosa succederà a Siena? Il Corriere vede due possibili alleate in Intesa e Unicredit, anche se la banca di piazza Cordusio si è già chiamata fuori (p. 6). Il Messaggero racconta: “Siena nella bufera cerca una sponda. Profumo a consulto in Banca d’Italia. Ieri prima riunione in via Nazionale tra il presidente dell’istituto bocciato dalla Bce e membri della Vigilanza. Anche Bruxelles dovrà esaminare la sostenibilità del nuovo piano. Cda in preallerta per il 6 novembre. Oltre alle misure più urgenti Palazzo Sansedoni dovrà mettere in cantiere anche un’aggregazione” (p. 3).

     

    Della Carige si occupa il Sole: “il piano B di Carige: Bonomi o una popolare. La banca vara l’aumento da 500 milioni e le cessioni, se non basteranno si guarda al finanziere e a un’altra banca (in particolare Bpm). Fondazione pronta alle barricate” (p. 4).

     

     

    6. TESTE NAPOLITANO, RISPONDA!

    Arriva il giorno della deposizione di Re Giorgio al processo sulla trattativa Stato-mafia. “Giudici da Napolitano, Qurinale blindato. Stato-mafia, oggi in 40 da Palermo per la deposizione. Vietati tablet e cellulari” (Repubblica, p. 19). La Stampa ricorda che sulle domande ammissibili deciderà il presidente della Corte e riporta il parere di Emanuele Macaluso, vicinissimo al Colle: “Napolitano si sarebbe dovuto rifiutare di deporre” (p. 9). Sul Messaggero la velina quirinalizia: “Il Presidente pronto a rispondere. ‘Ma niente strumentalizzazioni’” (p. 9).

     

    giorgio napolitano giorgio napolitano

    Il Cetriolo Quotidiano sceglie il massimo pathos: “Stato-mafia, Napolitano parla nella sala oscura. Oggi al Quirinale il presidente testimonia al processo sulla Trattativa. Domande sugli “indicibili accordi’ che gli svelò il suo consigliere Loris D’Ambrosio. E sul ruolo di presidente della Camera negli anni delle stragi quando fu bloccato il decreto sul 41-bis e quando i Servizi parlarono di ‘trattative’ e progetti di ucciderlo. Polemiche sui cronisti tenuti fuori dal Palazzo. Il salone è chiamato così perché non ha finestre sull’esterno” (p. 1).

     

     

    7. L’INCHIESTA CHE FA TREMARE MEZZA ROMA

    Novità dall’inchiesta della magistratura romana sul consorzio Gesconet di Pierino Tulli: “Il testimone e le tangenti. ‘Ecco chi pagavamo’. Camera, Piemonte e Campidoglio: 300 mila euro in due anni. Tutti i pagamenti occulti erano stati registrati su un file ora in fase di analisi. Il denaro veniva fatto passare su conti di San Marino, Lussemburgo e Singapore” (Corriere, p. 19). Nomi ancora non se ne fanno, ma sembra davvero questione di poco tempo. 

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