playboy ita gen 1983 cover
Barbara Costa per Dagospia
Di cosa si parlava in Italia 40 anni fa? Di f*ga, tette, e c*li, e di Berlusconi, di tangenti, e di… Mussolini! Voilà, sì, come oggi, in Italia non cambia mai niente, e di che stupirsi? Ecco tra le mie mani un "Playboy Italia" di 40 anni fa, gennaio 1983, e cosa c’è? F*ghe a profusione, tette e c*li yuppies, tanto che a governare gli orgasmi onanistici sono le bellone di Dallas e di Dynasty, i serial massimi del periodo.
La copertina è dominio dei seni pregevoli (e naturali) di Linda Evans, attrice di Dynasty, che spoglia il suo corpo all’interno del giornale, ed è una ninfa che gioca nell’acqua ad istigare i lettori, se non fosse che questo servizio fotografico… inganna: chissà quanti 40 anni fa si sono accorti che tale erotico shooting in questione immortala una mooolto più giovane Linda Evans, nudo-fotografata nel 1971!!!
playboy usa gennaio 1983
"Giochetti" con i quali nel pre web avevi mano facile… Ma torniamo al 1983: chi è che in Italia trasmette in TV Dallas, a milioni di italiani? Silvio Berlusconi, star del pezzo principe del magazine, la "Playboy Interview", fatta dal dir. di Playboy Italia Massimo Balletti.
E fatta e rifatta, essendo una intervista sottoposta a più editing, strati su strati, e si vede, e si calca, nelle parole, si lima… E sono domande e sono risposte tra uomini vincenti, innamorati di sé e di ciò che creano e vivono: Berlusconi dice che “sono un democratico, chiamatemi Sua Emittenza”, “non mi amano quelli che non mi conoscono”, “qualità? Io le ho tutte, io praticamente sono perfetto”, e attenti che ha iniziato a lavorare “a 5 anni: intagliavo marionette per il mio teatrino a pagamento”. Zero domande sulla sua vita privata.
playboy usa gen 1983 calendar
Su Playboy Italia gennaio 1983 c’è anche Bettino Craxi, il quale è pronto, prontissimo ad entrare a Palazzo Chigi, sicché di lui la stampa italiana fa quello che sempre fa e sempre farà con chi ha in mano il Potere: va di lingua! E un Craxi chi è lo firma Ruggero Orlando, e Craxi è “uno dei nostri pochissimi statisti, è coerente, di giudizio sicuro, energico, però è un timido, e non vendicativo”, “è stato e talvolta è giocatore di poker, vince sempre”, “preferisce il romano hotel Raphael a un appartamento”. Già.
In Italia come al solito si ruba, e a far notizia sono le tangenti, ma non quelle del 1992, quelle antilopi e giaguari della Lockheed: in ballo “120 milioni di dollari” (scovati), ma per populisticamente indignarsi è presto, nel 1983 l’Italia vira socialista, e Craxi “risolverà se non i nostri problemi, quell’immobilismo che impedisce di impostarli”. Come no. Giri 4 pagine, e Playboy consiglia di andare al cinema, esce "Il conte Tacchia", con “Ania Pieroni, seno diotibenedica”.
bettino craxi silvio berlusconi primi anni 80
Il paginone centrale è di Marianne Gravatte, e la vedi nuda e ti cade la mascella: peccato che su Playboy '83 le playmate parlino, e dobbiamo sorbirci scemate quali “sono timida: non confesserei mai a Clint Eastwood che mi piace da impazzire. Però gliel’ho fatto sapere”. Vi dicevo che in Italia mai cambia niente, e il 1983 è il centenario della nascita di Mussolini: come non omaggiarlo?
silvio berlusconi e bettino craxi 1984
E come se il mondo non fosse nel 1983 preda di altri accadimenti, e come se la Storia del mondo non andasse avanti, ma l’Italia è immobile e bendata a bearsi di un passato oggettivamente orrido apposta sublimato per farcela credere, che come nazione vale ed è migliore degli altri: il fatto è che agli altri dell’Italia è puntuale fregato il giusto, ovvero un beato caz*o (tanto è quanto contiamo politicamente nel gioco del mondo) sicché, il reale timone politico sta altrove, e noi a gingillarci con Gian Carlo Fusco che ci spiega come Mussolini si sia eretto una immagine a scia di Napoleone. Nientemeno.
playboy italia gennaio 1983 cover
Contenti i lettori, che nel 1983 ridono con Forattini e le sue vignette di Spadolini triocaz*to, e possono scoprire qual è l’uomo ideale della donna yuppie: diatriba che Playboy affida a Erica Jong, e va evidenziato che Playboy era intellettualmente al resto varie spanne superiore (in questo numero, Erica Jong, e Al Goldstein – inarrivabile, dio santo – Benedetta Barzini, Isabella De Paz, e una Marina Lante Della Rovere che parte micidiale sulla morte delle discoteche ma poi occupa metà del testo a far marchetta del suo libro in uscita "I miei primi 40 anni"), e allora, benché io mal regga Erica Jong in generale ma più in questa sua fatua e vanitosa inchiesta sull’uomo ideale, ecco che i lettori di Playboy possono sapere per chi spasimano alcune bellezze 1983.
Che inflessibili spasimano per l’uomo di potere, i poveracci che si impicchino alle loro voglie, mai avranno chance. Seguono siffatte leziosità: Viola Valentino l’uomo perfetto “l’ho trovato e sposato: è Riccardo Fogli”. Paola Pitagora sviene per “Eugenio Scalfari, lo trovo proprio attraente”. Isabella Biagini fa la fusa a “Marcello Mastroianni, con quella sua aria da cane bastonato dalla vita”.
playboy linda evans
Se i peni del 1983 si alzano e si mettono in allegria con Shannon Tweed (e qui la differenza la fanno i fotografi, maestri, altro che Instagram, altro che filtri: digitate "George Hurrell", poi fatemi sapere), Playboy non lascia i clitoridi a secco, e dove posano occhi e mani tra le gambe le donne del 1983?
Su "Occhi azzurri rosso shocking", titolo del ritrattone che Annamaria Rodari fa di Lucio Magri. Ritratto corredato da foto non posate ma da intellettuale pensoso con cui “più d’una peccherebbe”.
playboy ita gen 1983 spadolini by giorgio forattini
Leggerlo è grottesco, e a dir poco. È il 1983, e siamo in pieno riflusso, le italiane non sono più in strada a manifestare ma in casa buone in cucina a far le torte ("Repubblica" docet) per i loro mariti… e a sognar un Lucio Magri che brutto no non era, anzi, ma su Playboy ci si genuflette a scrivere, testuale, della sua “faccia innocente nel sonno, ciglia a ombreggiare le guance”, “Lucio ordina, mi affretto a obbedire”, “è monogamo nei grandi amori”, “Magri non è soltanto un bellone, è sexy, sai, quella cosa un po’ torbida…”, “è un romantico lucido”, “appare disarmato a una donna, lui intenerisce i sassi”.
E c’è di peggio: secondo la giornalista Silvia Giacomoni, moglie di Giorgio Bocca, “Magri porta mutande seta misto cachemire, con colorini naturali, calde, perché lui deve avere le chiappe un po’ fredde”. E però per la sinologa Renata Pisu, “Magri non porta mutande: lui è uno di quelli che per nessuna ragione al mondo accetterebbe di restare in mutande”.
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