Alessandro Mondo per "la Stampa"
PIEMONTE - OSPEDALE DI RIVOLI
Ieri, e nei giorni immediatamente precedenti, in alcuni pronto soccorso di Torino e del Torinese ci sono stati momenti in cui i pazienti, ciascuno sulla propria barella, sostavano in luoghi improbabili: corridoi, sale di attesa, persino il pianerottolo. In qualche caso di trattava di pazienti Covid, in altri di no Covid, spiega Francesco Coppolella, segretario del sindacato Nursind Piemonte, che punta il dito sulla carenza di posti letto e sulla debolezza della medicina territoriale.
Se è per questo, ci sono anche i sospetti Covid. Comune alle varie categorie, la situazione di doppio disagio in cui versano, a sua volta figlio dello stato di sofferenza nel quale si trovano gli ospedali piemontesi: momenti di iperafflusso e pazienti in boarding, cioè in attesa che si liberi un posto. Nella settimana 21-28 marzo nei pronto soccorso i pazienti Covid sono più che quadruplicati rispetto alla media delle prime 8 settimane dell'anno, con un aumento del 18.3% del carico complessivo.
PIEMONTE - OSPEDALE MARIA VITTORIA DI TORINO
La dimostrazione delle difficoltà vissute dai malati e dagli operatori in una regione dove a fronte dei primi segnali di decelerazione dell'epidemia gli ospedali restano sotto stress. «La curva scende ma la variante inglese, oltre ad essere più contagiosa, colpisce maggiormente i polmoni - spiega il dottor Franco Riccardini, direttore del pronto soccorso Molinette di Torino -. Molti positivi, dopo essere stati curati a casa, si complicano. E hanno bisogno di essere ventilati. Purtroppo non è finita».