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    BASTA ALCOL A BALI (E IN INDONESIA) - LA MOSSA DEGLI ISLAMICI: UNA LEGGE PER VIETARE BIRRA E LIQUORI - IL DIVIETO E’ SOSTENUTO NON PER RAGIONI RELIGIOSE MA "PER MOTIVI DI SALUTE". E IN PARLAMENTO I LAICI NON SI OPPONGONO


     
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    Alessandra Muglia per il “Corriere della Sera”

     

    Cocco, birra Bintang e mare. Questa è Bali per i quattro milioni di turisti che ogni anno affollano l' isola indonesiana. Un' isola ora in pericolo. Non è un nuovo tsunami a minacciarla, ma il divieto totale sulla vendita di alcolici che incombe su tutte le 17 mila isole dell' arcipelago del Sudest asiatico.

     

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    Un altro duro colpo all' industria del turismo, che in Indonesia vale 23 miliardi di dollari l' anno, il 3,2% del Pil nel 2014. Già messa a dura prova dall' attacco terroristico di gennaio a Giacarta, rivendicato da estremisti affiliati all' Isis.
     

    Nel Paese a maggioranza musulmana più popoloso al mondo (255 milioni di abitanti), in questa giovane democrazia (nel 1998 finiva l' era del dittatore Suharto) dove la libertà religiosa è prevista dalla Costituzione (la maggioranza dei balinesi è induista, per dire), le forze islamiche radicali, per quanto minoritarie, sembrano in grado di influenzare sempre più le politiche di governo.

     

    Dopo aver bandito birra, vino e liquori da negozi e bancarelle nell' aprile del 2015, ora il Parlamento di Giacarta sta esaminando una proposta di legge che intende proibirne la produzione, la distribuzione e il consumo anche in bar, ristoranti e hotel. I trasgressori, locali o stranieri, rischieranno fino a 10 anni di carcere se la legge verrà approvata.

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    Non è la prima volta che partiti filo islamici tentano di imporre la via della moralizzazione forzata della società, già realtà in alcune aree del Paese dove è in vigore la sharia. Questa volta però il divieto è sostenuto non per ragioni religiose ma per motivi di salute.

     

    Una scusa, avverte Rudolf Dethu, leader politico contrario, parlando con il New York Times : il vero obiettivo resta quello di trasformare l' Indonesia in uno Stato islamico. I numeri sono dalla sua parte: dal 2012 a oggi tutti i decessi per alcol sono dovuti - valuta il Centro di Studi politici di Giacarta - al consumo di «oplosan», un distillato illegale con sostanze tossiche.

     

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    E l' 83% di questi decessi è avvenuto nei distretti dove vige la sharia. Il presidente Joko Widodo e la coalizione di governo sono contrari al divieto. Ma i partiti indonesiani sono noti per sfilarsi davanti a temi controversi. È difficile esprimersi contro, per paura di essere considerati anti islamici. E l' inerzia dei partiti laici alimenta i timori che questa volta gli ultras islamici possano spuntarla.

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