Stefano Cappellini e Gianluca di Feo per “La Repubblica”
virginia raggi paola muraro
Da più di un mese Luigi Di Maio sapeva. Almeno lui, sapeva tutto dal 4 agosto, quando era stato informato nei dettagli dell’indagine su Paola Muraro. E quindi anche Di Maio, come la sindaca e l’assessora, mentiva quando sosteneva di non potersi pronunciare sulla vicenda in mancanza di notizie giudiziarie certe.
In quel giovedì 4 agosto sui quotidiani si parlava del caos rifiuti, delle dimissioni del vertice della municipalizzata ambientale e delle ricche consulenze incassate da Muraro, ma il giovane leader pentastellato viene messo a conoscenza di una questione più scottante: l’inchiesta della procura sulla manager a cui Virginia Raggi ha affidato la sfida di ripulire Roma.
virginia raggi paola muraro
A Di Maio le informazioni sono arrivate dai membri del direttorio capitolino, il comitato ristretto che vigila sulle mosse del Campidoglio. Quello che Raggi ha subito avvertito della grana più grande. Sono loro ad avere fatto salire la notizia fino al vertice dei Cinquestelle.
E qui bisogna fare i conti con la cronologia nota finora , rivelata dagli stessi protagonisti del lungo silenzio che sgretola la promessa di «legalità e trasparenza» della giunta grillina, sospettata invece di avere peccato in parole, opere e omissioni.
Sappiamo che il 4 settembre, durante l’audizione della Commissione parlamentare sulle ecomafie, Muraro rivela di essere indagata. La procura ha infatti risposto a una sua istanza sulla base dell’articolo 335 del codice di procedura penale, comunicandole che il 21 aprile scorso, guarda caso la ricorrenza della fondazione di Roma, era stato aperto un fascicolo contro di lei. Dichiara di averlo saputo il 18 luglio: 47 giorni prima, un mese e mezzo di mutismo.
VIRGINIA RAGGI E PAOLA MURARO
Di questo ha discusso subito con la sindaca, che risulta avere fatto due cose. Anzitutto si è confrontata con Carla Maria Rainieri, capo di gabinetto ma soprattutto fino a luglio giudice della Corte d’Appello di Milano, che ha sconsigliato Muraro dal presentarsi ai pm. Poi Raggi affronta l’aspetto politico della vicenda.
RAGGI MURARO
Stando alle sue dichiarazioni, comunica la novità solo al direttorio romano. Si tratta di Paola Taverna, Stefano Vignaroli, Fabio Massimo Castaldo, Gianluca Perilli. Tutti sostengono di non avere detto nulla a Beppe Grillo. E anche Davide Casaleggio si è mostrato totalmente all’oscuro. Ma tacciono pure con il comitato che governa il movimento? Oltre a Di Maio, è composto da Alessandro Di Battista, Carla Ruocco, Roberto Fico e Carlo Sibilia. Sabato 2 agosto c’è una cena che vede allo stesso tavolo la sindaca, il suo fidato vice Daniele Frongia, il direttorio romano e quello nazionale. Ruocco e Sibilia hanno dichiarato pubblicamente di non essere stati informati del caso Muraro. Anche Fico dice di non averne saputo nulla.
DI MAIO RAGGI
Ma “Repubblica” è in grado di documentare come almeno il 4 agosto la cabina di regia romana abbia avvertito Di Maio. Rispondendo a un suo messaggio, Paola Taverna gli scrive che dalla procura è arrivato il documento sulla posizione della Muraro. «E’ pulito o no?», chiede il deputato. E ottiene immediatamente risposta: «Non è pulito». Nella stessa data Di Maio ottiene un quadro più preciso. Glielo trasmette l’altro membro del direttorio romano Fabio Massimo Castaldo, l’eurodeputato con doppia laurea in legge: il reato contestato dai pm alla Muraro è la «fattispecie di cui al comma 4 dell’articolo 256 del Testo unico sull’Ambiente».
RAGGI DE VITO LOMBARDI DI MAIO FRONGIA
Ossia come chiarisce citando il codice: «L’inosservanza delle prescrizioni o la carenza dei requisiti previsti per legge da parte del gestore» degli impianti per il trattamento dei rifiuti. A richiesta del deputato, Castaldo non sa precisare se gli addebiti siano relativi alla gestione dello stabilimento Ama di Rocca Cencia o a quello del Salario.
Ma in quel momento Di Maio ha tutti gli elementi per valutare la portata dell’indagine. Ne discute con gli altri big dei 5Stelle o preferisce tacere? E’ una domanda fondamentale. Perché nel primo pomeriggio di quel 4 agosto, quando già è a conoscenza dell’inchiesta, il deputato lancia un tweet: «La nostra colpa a Roma è non avere risolto in venti giorni le emergenze create dai partiti in vent’anni». Quelle parole sembrano dettare la linea al Movimento, che pochi minuti dopo prende posizione compatto con l’hashtag #SiamoTuttiConVirginia.
DI MAIO RAGGI 2
Di Maio, Grillo, Di Battista, Fico, Ruocco, Sibilia si scagliano contro «retroscena e notizie false sui rapporti con Virginia e assessori nel tentativo di screditare l’operato del sindaco e nella speranza (vana) di spaccarci. Virginia e tutti gli assessori stanno lavorando a testa bassa per restituire ai romani una città pulita, ordinata, funzionante, viva e risolvere i danni lasciati da venti anni di mala politica». E accusano «amministratori politici che hanno usato l’azienda pubblica Ama e i soldi dei cittadini per fare i propri porci comodi».
Ossia proprio le vicende di cui si occupa la procura, che non solo sta rileggendo le intercettazioni tra Salvatore Buzzi, il braccio destro di Carminati nelle speculazioni di Mafia Capitale, e Muraro ma l’ha anche messa sotto accusa per le certificazioni rilasciate agli impianti dei rifiuti, incarico che le ha fatto incassare un milione e 156 mila euro in dodici anni.
vignaroli stefano e paola taverna
Il vertice dei M5S è stato ingannato da Di Maio, spingendolo a una difesa senza se e senza ma di Muraro? Il giorno dopo il deputato ottiene altre notizie. Sono quelle che gli aveva promesso Paola Taverna: una mail riassuntiva della situazione giudiziaria. Anche in questo caso, però, non sembra sia stata condivisa con il resto del direttorio. Che in quel 5 agosto con una nota ribadisce: «C’è estrema fiducia nei confronti dell’assessore Muraro e del lavoro che sta portando avanti. Gli attacchi politici che le stanno muovendo dimostrano che è la persona giusta al posto giusto per scardinare il sistema ».
«Persona giusta al posto giusto» un’assessora che in quel momento la sindaca, i leader romani e Di Maio sapevano essere sotto inchiesta proprio per la malagestione dei rifiuti?
Di Maio torna occuparsi della capitale soltanto il primo settembre quando l’ondata di dimissioni fa vacillare il Campidoglio: «Subiremo altri attacchi, perché ci siamo inimicati le lobby dell’acqua, dei rifiuti e delle Olimpiadi». L’indomani aggiunge: «A Roma ci sono ancora frattaglie di Mafia Capitale ma la magistratura e i carabinieri stanno continuando a lavorare». Certo, omette però il fatto che stanno lavorando anche sul ruolo dell’assessora nella gestione dell’affare rifiuti.
ROBERTA LOMBARDI - FABIO MASSIMO CASTALDO - VIRGINIA RAGGI - PAOLA TAVERNA - GIANLUCA PERILLI
Due giorni dopo, il 4 settembre, l’indagine viene infine rivelata pubblicamente. Di Maio si trincera dietro una posizione da Prima repubblica, il distinguo cavilloso tra iscrizione sul registro degli indagati e avviso di garanzia. «A oggi Muraro afferma di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia. Non esistono le carte per poter valutare. Non faccio dichiarazioni sui se». Un maldestro sofisma per cercare un’estrema difesa. La stessa evocata da Muraro e Raggi per giustificare oltre un mese di menzogne: «Noi abbiamo sempre detto che non è arrivato alcun avviso di garanzia».
Il peso dei silenzi rischia però di innescare un cortocircuito di falsità. Come è successo due giorni fa, mentre era ancora in corso l’audizione alla Commissione Ecomafie. Alle 19.13 viene fatta trapelare sulle agenzie seguente dichiarazione: «Il direttorio ignorava che Muraro fosse indagata, né tantomeno ne era a conoscenza il mini-direttorio». Tre ore dopo, a precisa domanda della deputata dem Stella Bianchi, è Raggi stessa a smentire, sostenendo di averne parlato con la regia capitolina. E adesso sappiamo che anche Di Maio era informato.
paola taverna
Perché tante bugie? Nessuna spiegazione, solo l’evocazione di complotti. Di Battista twitta: «Credetemi, gira tutto intorno alle Olimpiadi il loro attacco. Ovvero l’obiettivo di quei palazzinari che controllano molti giornali e che hanno perso il controllo della Capitale». Intanto però ha deciso ieri di sospendere il tour estivo nelle piazze per sostenere il No al referendum. Così come Di Maio ha scelto di disertare la prima puntata del talk di Rai 3 Politics, nel quale era previsto come ospite principale. Una fuga dalla verità?