Andrea Pasqualetto per il "Corriere della Sera"
crollo ponte morandi
«Nessuno degli imputati ha preso iniziative, in una situazione nella quale qualsiasi segnalazione di degrado del ponte Morandi avrebbe evitato con certezza il disastro o l'avrebbe limitato».
Nell'atto d'accusa della Procura di Genova c'è il sospiro di chi pensa, dopo quasi tre anni d'indagine, che sarebbe bastato poco per salvare le 43 vittime del crollo. L'indice è qui puntato su dirigenti, manager e tecnici di Autostrade per l'Italia (Aspi) e Spea che dovevano gestire, sorvegliare e riparare il ponte.
soccorsi dopo il crollo del ponte morandi
«Ma sono responsabili anche tutti coloro che in Anas e nel ministero delle Infrastrutture non hanno garantito la vigilanza su di loro... E chi, chiamato a esaminare il progetto di ristrutturazione, ha omesso di comunicare le condizioni di impressionante degrado in cui versava il viadotto».
una veduta del moncone del ponte morandi da una finestra di via fillak
In tutto fa 59 imputati, per i quali i pubblici ministeri hanno chiesto il processo firmando una richiesta di 2.260 pagine. L'udienza preliminare, nella quale il giudice deciderà se e quando rinviarli a giudizio, inizierà il 15 ottobre e dovrebbe terminare in dicembre.
il crollo del ponte morandi
Nel ponderoso atto d'accusa, oltre a quanto è stato più volte scritto circa gli allarmi e le mancate manutenzioni dovute a una politica aziendale orientata alla massimizzazione dei profitti, spuntano i progetti abortiti. Interventi cioè di rinforzo strutturale del Morandi rimasti solo sulla carta. «Se realizzati avrebbero evitato sicuramente il crollo».
elicoidale ponte morandi
Il primo risale al 2011. Era stato avviato dall'ingegner Francesco Pisani, collaboratore del «maestro» Riccardo Morandi che progettò il ponte. «Era finalizzato a rinforzare gli stralli della pila 9 (quella crollata, ndr ) ma fu inspiegabilmente abbandonato, preferendo un modestissimo intervento di ripristino, peraltro mai realizzato», scrivono i magistrati. La spiegazione, in realtà, è chiara: «Il costo del ripristino era 150 mila euro, quello del progetto Pisani circa 23,8 milioni».
il ponte morandi nel video girato da un drone 5
Il secondo è invece datato 2014 «ed era stato affidato all'ingegner Bernardini». Sempre sugli stessi stralli, la cui rottura secondo i periti ha innescato il collasso. «Ma anche quello fu inspiegabilmente abbandonato all'inizio del 2016».
LA DEMOLIZIONE CONTROLLATA DEL PONTE MORANDI
Il procedimento sforna numeri eccezionali: 135 faldoni, oltre 200 testimoni, migliaia di intercettazioni. E le parti offese: 357. Sono i 291 parenti delle vittime e le 66 persone rimaste ferite o che hanno avuto importanti danni psicologici, per aver perso la casa o per aver visto la morte in faccia.
camion basko ponte morandi
Fra gli altri, l'autista del camion Basko, Luigi Fiorillo, che si fermò miracolosamente sull'orlo del baratro. «Ha subito il trauma della voragine. Aspi gli ha offerto 30 mila euro, ha detto no, vuole il processo», spiega l'avvocato Pietro Bogliolo che lo assiste. Bogliolo è il legale anche della famiglia Granieri che era in automobile subito dietro al camion: «Proposti diecimila euro... briciole, rifiutati». Poi c'è Giancarlo Lorenzetto, che guidava il supertir finito al centro della polemica per i 440 quintali di carico che secondo alcuni consulenti di Aspi potrebbe c'entrare qualcosa con il crollo. Lui è precipitato ma si è salvato. «Mi sono ritrovato appeso alla cintura di sicurezza, per fortuna che l'avevo allacciata. Poi ho avuto coliche renali, stress, mi è venuto di tutto», aveva detto in un'intervista.
camion basko ponte morandi
Il documento della Procura si chiude con una sorta di SOS. Si tratta di una scaletta in ordine cronologico che mette in guardia sul rischio prescrizione dei vari reati che vengono contestati. Dal 2023 inizieranno a saltare le omissioni d'atti d'ufficio, dal 2024 la frode informatica, dal 2026 gli omicidi e le lesioni colpose, nel 2031 l'attentato alla sicurezza dei trasporti...
camion basko ponte morandi
I primi reati, minori, sono destinati a cadere. È infatti difficile che si possano celebrare i tre gradi di giudizio entro il 2024. E qualcuno adesso agita anche lo spauracchio della riforma Cartabia, che è destinata ad accorciare i tempi dei giudizi in Corte d'appello e in Cassazione. «Premesso che il testo della riforma non è ancora definitivo, la norma non dovrebbe essere applicata in modo retroattivo, il che escluderebbe il processo del ponte Morandi», taglia corto uno dei legali di Autostrade.
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