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    BATTIATO SECRETS - L'IMPRESSIONE ERA CHE IO FOSSI UNO COMPLETAMENTE "FUORI". UNA VOLTA A PARCO LAMBRO, UN TALE MI DIEDE UN SACCHETTO PIENO DI ERBA DICENDOMI "BATTIATO, FUMATI QUESTA, SMETTILA CON L'EROINA!". ERO MOLTO MAGRO, FACEVO MUSICA ELETTRONICA, QUINDI ERO UN DROGATO” – IL CONCERTO PER ALLEANZA NAZIONALE A MILANO E QUEL PEZZO GROSSO DI AN CHE ALLA FINE DELL’ESIBIZIONE COMMENTO’: “CHE STRONZO”. ECCO IL MOTIVO  - VIDEO


     
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    Luca Valtorta per “Robinson – la Repubblica”

     

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    Un palco nudo: un pianoforte, una tastiera vintage piena di manopole, un'altra dall'apparenza più moderna. Sul leggio una scritta: " Shackleton". « È un pezzo bellissimo, una poesia che mi ha donato Fleur Jaeggy», dice Franco Battiato. Poi spinge dei tasti: ne emerge un suono misterioso che a poco a poco scompare nell'aria: è solo un accenno. Sono le prove del concerto che si terrà stasera.

     

    Uno dei pezzi meno conosciuti dallo straordinario Gommalacca, il decimo brano, quello che chiude l'album. Una non-canzone, un microcosmo che è la rappresentazione dell'intero macrocosmo di Franco Battiato: quasi nove minuti in cui succede di tutto.

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    All'inizio sono rumori misteriosi, musichette che sembrano arrivare da una radio fantasma mentre una voce (Manlio Sgalambro) mormora: "La storia/ Una catastrofe psicocosmica/ Mi sbatte contro le mura del tempo...". Poi la voce di Battiato che canta: "Durante la grande guerra nel Gennaio del 1915/ un forte vento spingeva grandi blocchi di ghiaccio galleggianti/ imprigionando per sempre la nave dell'audace capitano Shakleton". Rumore. Al minuto 3' 55'' una voce femminile inizia a recitare in tedesco: "Stille Dämmerung/ Der garten ist gefrohren" "Crepuscolo quieto/ Il giardino è gelato". Una poesia delicata che parla di rose che soffrono in un giardino perduto.

     

    1992 - FRANCO BATTIATO A BAGHDAD 1992 - FRANCO BATTIATO A BAGHDAD

    Nel disco quella voce che sembra venire da un altro mondo è accreditata a Carlotta Wieck: in realtà è un altro Fleur. Le rose. Fleur Jaeggy. Fleurs: tre album di canzoni reinventate. Il primo è del 1999. Segue Fleurs 3 nel 2002. Fleurs 2 arriverà nel 2008, a sorpresa. Questo è Battiato: tutto ciò che non ti aspetti. Ecco il ricordo di altri fiori raccolti nel tempo passato con lui in varie occasioni: ricordi di tempi e di mondi lontanissimi. Impossibile dimenticarne il profumo.

     

    L'infanzia

    1969 - FRANCO BATTIATO A BORDO DI UNA MOTOCICLETTA GUAZZONI 1969 - FRANCO BATTIATO A BORDO DI UNA MOTOCICLETTA GUAZZONI

    «Ho avuto un'infanzia fantastica, tribale. La casa era il dominio dei genitori, e poi fuori tutto era selvaggio. Ho ricordi indelebili di quel periodo. Il profumo del mare, quando c'era. Oggi sa di petrolio. Il profumo dei gelsomini, delle zagare quando camminavo verso la piazza. Ho sempre considerato i profumi un linguaggio che va decodificato e interpretato. Oggi che ho una certa età, e sono alla fine del mio percorso, sta aumentando sempre di più, quello che prima era un fascino estetico e olfattivo, oggi è una conferma di esistenze superiori».

     

    La musica

    « A tre anni chiedevo già strumenti musicali, ma i miei pensavano fosse un capriccio. A sei anni hanno capito che facevo sul serio e mi hanno mandato a lezioni di piano da una cugina di mia madre. Suonavo le riduzioni di arie di Verdi o di certe canzoni dei film americani. Non avendo il pianoforte in casa, il prete della mia parrocchia mi lasciava allenare sull'organo della chiesa, che necessitava di una tecnica diversa. La cosa durò per più di un anno, fino a quando mi stufai a favore del pallone. La passione ritornò a undici anni.

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    Mio padre era appena tornato dall'America, lui suonava la chitarra e senza mai incoraggiarmi (aveva paura che mi distogliesse dagli studi), me ne comprò una. Andavo in piazza e quando c'era qualche complesso che suonava, guardavo soprattutto il chitarrista. Osservavo come e dove metteva le mani e una volta a casa mettevo in pratica quello che avevo imparato con gli occhi».

     

    Dalla Sicilia a Milano

    «La Sicilia iniziava a starmi stretta a quel punto, non sopportavo quell'andare avanti e indietro dal corso alla piazza per lamentarsi che le cose non andavano. Così sono partito per Milano. Quando sono arrivato c'era nebbia alla stazione centrale. Ho pensato subito: "questa è casa mia". Sono stati anni magnifici: non avevo una lira, non potevo permettermi neanche di prendere un cappuccino ed ero completamente solo, ma a quell'età non ti pesa, hai voglia di vivere. E la gioia di vedere Milano sotto Natale, era qualcosa di fantastico».

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    Il lavoro

    «Cercavo lavoro e un giorno lessi un annuncio su un giornale. Una casa editrice che pubblicava dischi abbinati al settimanale La nuova enigmistica tascabile, cercava giovani cantanti. Feci il provino, mi presero e cominciai a guadagnare. Erano gli anni della gavetta. Poi la svolta, al Cab 64 di Velia e Tinin Mantegazza. Mi scritturarono dopo che gli avevo proposto delle finte canzoni barocche siciliane. Mi davano 5000 lire a sera, e per me cambiò completamente vita».

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    Il concerto di Re Nudo al Parco Lambro

    «Un concerto bellissimo negli anni 70 fu quello organizzato dalla rivista Re Nudo durante il festival pop di Parco Lambro a Milano. Iniziai alle due di notte, era quella la mia fascia oraria in quel periodo. Erano tutti fumati dentro i sacchi a pelo, sembrava un campo di morti.

     

    Ho iniziato con frequenze molto interessanti, che creavano un'atmosfera extraterrestre, e proprio come in un film di fantascienza piano piano vedevi la gente che cominciava a uscire dai sacchi a pelo, prima un po' straniti ma poi si sono fatti trasportare dall'onda elettronica. È stata una notte incantevole. Comunque l'impressione generale era che io fossi uno completamente "fuori", cosa che non corrispondeva a verità. Un pomeriggio durante le prove, sempre a Parco Lambro, un tale davanti a una piccola tenda, mi chiamò e mi diede un sacchetto pieno di erba dicendomi " Battiato, fumati questa, smettila con l'eroina!". Ero molto magro, facevo quel tipo di musica, quindi ero un drogato».

     

    Battiato e la destra

    «La mia massima da quando ho preso coscienza del mio essere, è: " Non mi piace comandare né essere comandato"... Se c'è qualcuno che dice il contrario, vuol dire che non ha la minima idea di quello che sono. Ho impiegato anni prima di accettare le offerte che mi faceva La Russa per un concerto. Fino a quando mi sono detto: "Ma quando ti esibisci chiedi forse il certificato penale a chi ti viene ad ascoltare?". Il problema semmai sarà per loro ascoltare le mie canzoni. Così accettai la famosa esibizione per AN a Milano.

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    C'era un accordo preciso: per contratto avevo fatto scrivere che non ci sarebbe dovuta essere neanche una bandiera sul palco, era un concerto, e bisognava rispettare la sacra neutralità del palcoscenico. Appena arrivati dietro le quinte ci accorgiamo che le bandiere ci sono. " Bene", dico, " non se ne fa niente". Il contratto era chiaro. Decidono di togliere ogni traccia di propaganda e così iniziammo.

     

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    Durante il bis, alla fine del concerto, vedo un politico che confabula con dei ragazzi, e capisco che stanno avvicinandosi sotto il palco con bandiere e striscioni. Capito al volo: vogliono fare la foto con le bandiere e me sullo sfondo, così ho salutato improvvisamente il pubblico e me ne sono andato. Mia nipote che era dietro le quinte, ha sentito un capo di AN commentare: "Che stronzo!"».

     

    La Cura

    «La Cura è un po' il mio incubo, tutti mi chiedono di questa canzone. Con Sgalambro abbiamo pensato di scrivere una canzone d'amore sopra le parti. L'amore senza interesse di ritorno. Se ami qualcuno perché vuoi in cambio qualcosa, non è più amore. Se ami qualcuno per quello che è allora scatta la protezione, il riconoscimento dell'unicità dell'essere umano».

     

    La vita e la morte

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    «La vita è magica e la gente che ignora questo si perde molto. Ci sono delle condizioni magiche che avvolgono gli individui solo che molte volte non lo capiscono, non se ne accorgono neanche. Gli esseri umani non muoiono. Ci si trasforma.

     

    Non posso affermare di non aver paura della morte. Sto lavorando per essere degno di questo passaggio. Non bisogna avere debolezze nei propri confronti perché la debolezza della materia gioca brutti scherzi. Anche dire come faccio io in Testamento "Mi piaceva tutto della mia vita mortale" significa in realtà segnalare un limite, un attaccamento. Siamo impermanenti: bisogna capire questo concetto e saper andare al di là anche di ciò che ci dà piacere».

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