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    ITALIA DA EXPOSIZIONE - BAUMAN VISITA EXPO E SCOPRE L'ITALIA: "QUANDO SONO IN INGHILTERRA DOBBIAMO SPOSTARCI PER ORE PER INCONTRARE QUALCOSA DI BELLO. IN ITALIA BASTA MUOVERSI DA UN CENTRO ALL’ALTRO, DA UNA PIAZZA ALL’ALTRA"


     
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    Umberto Gentiloni per “la Stampa”

     

    BAUMAN EXPO 2 BAUMAN EXPO 2

    Si muove tra un padiglione e l’altro attraversando i viali dell’Expo che si riempiono di gente a vista d’occhio. Zygmunt Bauman appare curioso, attratto dalle scolaresche in fila, interessato alle spiegazioni sulle costruzioni diverse che gli passano davanti agli occhi, fino ai dettagli su nomi di architetti e didascalie semi nascoste. Viene bloccato e riconosciuto, un professore gli chiede una foto con i suoi alunni, altri si fanno incontro parlando di libri e riflessioni lontane.
     

    Quasi novantenne s’immerge per una lunga mattinata nel perimetro che contiene nazioni e storie, simboli e colori, identità e culture. Proprio lui osservatore critico delle società contemporanee, attento interprete delle trasformazioni del nostro tempo, delle facce dissimili di una modernità liquida e sfuggente.

     

    Al termine della lunga visita prevale lo stupore; colpito da stimoli e sollecitazioni chiede tempo per riflettere, quasi impreparato alle vertigini d’impressioni e messaggi prolungati: «Ho visto tante cose in poche ore, un concentrato di segni, parole, folle che mi giravano intorno. Uno spazio interessante e vivo che non riesco tuttavia a decifrare o interpretare. Credo proprio che ci penserò su, con calma. Mi piacerebbe poterci tornare, prendermi il tempo giusto per giudizi meno improvvisati».

    BAUMAN SALA BAUMAN SALA

     

    Nelle prime ore a Expo ha prevalso la curiosità di un intellettuale che si guarda intorno, s’interroga su ciò che lo circonda. Prende una pausa di riflessione mentre sfrutta fino in fondo il tempo che ha a disposizione, l’opportunità di vedere da vicino la successione di nomi, bandiere, Paesi.

     

    Eppure gli spazi sono a dir poco suggestivi per i suoi temi classici: in pochi chilometri differenze e omologazioni si danno il cambio senza soluzione di continuità. Ne aveva parlato la sera prima al Piccolo di Milano presentando il suo ultimo volume (Babel, con Ezio Mauro, Laterza 2015) soffermandosi sulla contraddizione tra globalizzazione economica vincente e cultura cosmopolita in affanno. 

     

    Sono i tratti della democrazia che si modificano progressivamente perdendo riferimenti e contesti certi: confini nazionali, leve di gestione e organizzazione dei poteri pubblici; in sintesi la fine del vincolo e del riferimento alla territorialità nell’organizzazione di diritti e competenze. Il filo di un ragionamento originale che si spinge fino alle frontiere più complicate della rivoluzione tecnologico-informatica e dei linguaggi del contemporaneo. 

    BAUMAN EXPO BAUMAN EXPO

     

    Il tempo della mattinata fugge via veloce, tra una sigaretta e l’altra: la tecnologia folgorante del padiglione coreano, a seguire una pausa per un caffè nello spazio dell’Etiopia sovrastato dalle gigantografie di Sebastiano Salgado. Segue le spiegazioni, con fare da gentleman inglese saluta e stringe mani, la sua curiosità traspare da gesti e sorrisi.

     

    Come parentesi imprevista, strappo al protocollo, chiede di mettere piede nel padiglione polacco, la sua terra d’origine, segue con partecipazione il racconto di chi gli illustra lo spazio: le cassette di legno con cui si raccolgono le mele come tratto esterno prevalente, illustrazioni e foto all’interno per segnare i tratti di una modernità recente.
     

    La città di Lodz nell’alternarsi tra ieri e oggi, tra foto d’epoca e immagini del futuro: non c’è traccia dell’ultimo ghetto nazista liquidato; lo sguardo privilegia crescita e integrazione nel cuore pulsante dell’Unione Europea. Bauman chiede lumi sui prodotti tipici alla ricerca di sapori familiari: marche di vodka, marmellate, dolci o miele; prima di uscire firma il grande quaderno dei visitatori. 
     

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    È la volta dello spazio Italia. Lo percorre con passo spedito salendo da un piano all’altro. Dalla terrazza assolata gli mostrano l’albero della vita circondato di visitatori in cerca di nuovi ingressi. «Il potere della bellezza è un’espressione giusta per un paese come il vostro», commenta la sala che ha appena attraversato e va col pensiero a situazioni e momenti della sua vita.

     

    «Quando sono in Inghilterra dobbiamo spostarci per ore per incontrare qualcosa di bello, non è facile raggiungerlo e trarne giovamento. In Italia mi sento spesso sommerso e travolto dalla bellezza, senza fare programmi basta muoversi da un centro all’altro, da una piazza all’altra, da una situazione a quella immediatamente contigua». 

    ZYGMUNT BAUMAN ZYGMUNT BAUMAN

     

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