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    NEL SILENZIO AMMIRATO DEI GIORNALONI, ABRAMO BAZOLI METTE A SEGNO UN COLPO DA MAESTRO. RESTERÀ AL VERTICE DI INTESA SANPAOLO COME “PRESIDENTE EMERITO” FINO AL 2019, QUANDO COMPIERÀ 87 ANNI – UNA CARICA NUOVA, DISEGNATA SU MISURA PER LUI, CHE HA PARTECIPATO ALLA SCRITTURA DELLE NUOVE REGOLE PER IL PASSAGGIO AL CDA UNICO – MA SE UNA PARACULATA DEL GENERE L’AVESSE FATTA UN POLITICO, IL “CORRIERE DELLA SERA” E “LA REPUBBLICA” ANTI-CASTA NON AVREBBERO GRIDATO ALLO SCANDALO?


     
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    1.INTESA, BAZOLI SARÀ PRESIDENTE EMERITO

    Camilla Conti per “Il Giornale

     

    GIOVANNI BAZOLI GIOVANNI BAZOLI

    La mia avventura milanese sta per finire», aveva detto lo scorso 6 ottobre il dominus di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli. L' avventura diventa invece «emerita» e continuerà fino al 2019. Ovvero il tempo necessario per accompagnare la transizione dal modello di governance duale a quello monistico introdotto con il nuovo statuto approvato ieri all' unanimità dal consiglio di gestione e poi da quello di sorveglianza.

     

    Il documento prevede all' ultimo articolo - il numero 37 - la figura del «presidente emerito» ritagliata attorno all' 83enne Bazoli il quale, per tre anni e senza emolumenti, potrà «esprimere pareri e partecipare a riunioni, con funzione consultiva, su richiesta del presidente e/o del consigliere delegato», nonché collaborare «nella progettazione e nella realizzazione delle iniziative culturali del gruppo» con il presidente del cda che sarà nominato a primavera.

     

    GIOVANNI BAZOLI MATTEO RENZI GIOVANNI BAZOLI MATTEO RENZI

    Le manovre sulle candidature partiranno ufficialmente quando sarà terminato l'iter per il rinnovo della governance (il nuovo statuto sarà ora inviato alla Bce che avrà 90 giorni per dare il via libera) ma in base alle indiscrezioni raccolte finora dal Giornale la scelta potrebbe ricadere o su una figura poco esposta alla ribalta finanziaria, come quella dell' attuale consigliere di sorveglianza Carlo Corradini, o su un «papa straniero» espressione degli investitori esteri che sono arrivati a sfiorare il 65% del capitale della banca. Ma anche in questo caso, decisiva sarà la mediazione di Bazoli e dell' amico Giuseppe Guzzetti, patron della Fondazione Cariplo.

     

    Non a caso, l' articolo 37 sarebbe stato inserito su suggerimento degli enti azionisti a titolo di riconoscimento per il lavoro svolto da Bazoli dal 1982, quando l' allora ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta, quattro giorni dopo la misteriosa morte di Roberto Calvi, risolve il crac del Banco Ambrosiano facendo fallire la banca e creando un nuovo istituto che affida a un avvocato bresciano conosciuto ai tempi dell' università Cattolica.

    GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI

     

    Da avvocato di provincia a «banchiere per caso», Bazoli diventerà l' artefice di un matrimonio dopo l' altro: prima tra l' Ambroveneto e la Cariplo, più tardi battezzata Banca Intesa, poi tra Intesa e Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, per culminare con l' acquisizione della Comit, la più prestigiosa tra le ex banche pubbliche italiane nonché la più importante banca laica del Paese. Un lungo percorso che porterà, dopo la fusione avvenuta nel 2006 fra Intesa e il Sanpaolo di Torino, alla nascita del big del credito che ancora oggi presiede.

     

    GIUSEPPE GUZZETTI resize GIUSEPPE GUZZETTI resize

    Lungo questa strada il banchiere cattolico ha spesso trovato il grande «vecchio» della finanza laica, Enrico Cuccia (deceduto nel 2000), il quale più volte tentò di convertire al capitalismo Bazoli che diceva di voler conciliare il Vangelo con i bilanci. Il dominus di Mediobanca continuò a decidere le sorti dell' istituto anche dopo aver ceduto lo scettro di amministratore delegato. Ma nemmeno a Cuccia era riuscita l' impresa di conquistare il titolo di «emerito» nello statuto: venne nominato nel marzo del 1988 presidente onorario con acclamazione e su proposta di quello effettivo, Antonio Maccanico.

    Ma «regnò» ancora per altri 12 anni.

     

     

    2. DAL SALVATAGGIO DELL' AMBROSIANO AL VARO DEL PRIMO ISTITUTO ITALIANO, I 34 ANNI DEL «PROFESSORE» IN BANCA

    di Sergio Bocconi per "Il Corriere della Sera"

     

    beniamino andreatta giorgio napolitano fto studio ambrosetti beniamino andreatta giorgio napolitano fto studio ambrosetti

    E così la sua «avventura milanese» non volge alla conclusione, come lui stesso aveva detto qualche giorno fa riconsegnando ai milanesi la casa restaurata di Alessandro Manzoni. Giovanni Bazoli, regista delle nuova governance monistica di Intesa Sanpaolo, sarà presidente emerito dell' istituto che ha letteralmente «creato» dalle ceneri del vecchio Banco Ambrosiano e guidato per oltre trent' anni.

     

    Un' avventura lunga, tanto travagliata quanto scandita da successi e «matrimoni» e cominciata quasi «per caso».

     

    CARLO MESSINA GIOVANNI BAZOLI CARLO MESSINA GIOVANNI BAZOLI

    «Qui ci vorrebbe un banchiere fuoriclasse e io non lo sono», aveva detto nell' estate del 1982 mentre si apprestava a «perdere la gara del rifiuto» (sua la definizione) con Piero Schlesinger e ad accettare la presidenza del Nuovo Banco Ambrosiano. Alla fine hanno vinto i mille motivi per dire no ed è arrivato a Milano venerdì 6 agosto. Il Governatore Carlo Azeglio Ciampi e il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta hanno firmato la liquidazione della banca di Roberto Calvi, autorizzano la rinascita e chiamato Bazoli.

     

    Cioè un avvocato bresciano di tradizioni cattoliche e vicepresidente del San Paolo di Brescia, la banca più piccola del pool di soccorso. A Ciampi aveva detto «ma io ho studiato giurisprudenza». E La risposta era stata: «Sa, io sono laureato in lettere ...». E quando in Piazza Meda, sede della Popolare di Milano, si è tenuta la prima riunione del Nuovo Banco e Bazoli è stato nominato presidente, fuori era ormai notte.

    GIOVANNI BAZOLI ED ENRICO LETTA FOTO LAPRESSE GIOVANNI BAZOLI ED ENRICO LETTA FOTO LAPRESSE

     

    E c' erano tuoni e fulmini. Il 9 agosto è entrato per la prima volta negli uffici che erano stati di Calvi. Erano in pochi, nella city milanese, a credere che ce l' avrebbe fatta. Il commento più aspro è stato forse quello di Enrico Cuccia, fondatore di Mediobanca: «Come allacciarsi un cappotto partendo dal bottone sbagliato...».

     

    E il "club" di banche pubbliche e private che si è creato faticosamente l' operazione «di sistema» è stata in realtà una scelta quasi forzata perché avevano detto no i big Comit e Credit.

     

    GIOVANNI BAZOLI E ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE GIOVANNI BAZOLI E ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE

    Eppure non solo Bazoli ce la fa ma Nba, come auspicato da Ciampi, è diventata non preda bensì polo aggregante: con la Cattolica (1989) nasce l' Ambroveneto, poi rileva Cariplo (1997) e sceglie il nome Intesa, quindi incorpora Comit (1999) e infine con le «nozze» torinesi (2006) diventa Intesa Sanpaolo.

     

    «Progetto» che, ha detto Bazoli, ha «coronato» il suo «lavoro da banchiere»: un «lavoro», non una «carriera».

     

    Nel frattempo il banchiere-professore deve difendere l' autonomia dell' istituto. Così quando, nel 1989, la Milano esce e indica come acquirente le Generali, Bazoli riconduce la regia a Mediobanca e fa muro, trovando nel Crédit Agricole il cavaliere bianco. E nel '94 respinge l' Opa Comit stringendo sempre con l' Agricole. Per la banca è venuto il tempo di fare un salto: con Cariplo. Bazoli vince sul concorrente Comit. Non è però un nuovo scontro con Cuccia, con il quale dopo il '94 si era costruito un rapporto stretto nel corso di numerosi incontri "segreti": il suo consenso favorisce invece l' Unione fra Intesa e Comit.

     

    GIOVANNI BAZOLI E ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE GIOVANNI BAZOLI E ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE giovanni elena bazoli tn giovanni elena bazoli tn GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN

    Sempre attento agli equilibri e assetti della banca che da istituto "salvato" ha scalato la graduatoria del sistema conquistandone i vertici, Bazoli è stato regista del modello dualistico, che ha agevolato la fusione con il San Paolo. E ora, dopo aver guidato la commissione che ha scelto il monistico, Bazoli si appresta a un nuovo compito: collaborare con i vertici dell' istituto, dice lo Statuto, «affinché la nuova governance possa dispiegarsi in continuità di efficienza e rigore». In fondo una "missione" cominciata il 6 agosto 1982.

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