Maurizio Belpietro per “la Verità”
omicidio di samuel paty 8
Ci chiamiamo La Verità, ma oggi la verità non ve la possiamo far vedere. La verità è la testa insanguinata di Samuel Paty, professore di storia, geografia, educazione civica e morale nella scuola di Conflans-Sainte-Honorine, tranquilla cittadina a 25 chilometri da Parigi. In questo borgo dove la Senna e l' Oise confluiscono e i monaci per centinaia di anni custodirono le reliquie della santa normanna, un rifugiato ceceno venerdì ha sgozzato un insegnante del liceo, colpevole di aver mostrato a suoi studenti le vignette di Charlie Hebdo che raffigurano Maometto, e che già il 7 gennaio di cinque anni fa sono costate la vita a 12 persone tra giornalisti e impiegati del settimanale satirico francese.
Paty voleva spiegare ai suoi studenti quanto sia importante la libertà di espressione e che cosa significhi la tolleranza nei confronti di idee diverse dalle nostre. Non sappiamo se sia riuscito a convincere i ragazzi dell' importanza di rispettare chi non la pensa come noi, rappresentando i valori delle democrazie occidentali, che della libertà di stampa e di pensiero hanno fatto un baluardo.
samuel paty
Sappiamo però che per aver osato parlare dell' argomento, e aver avuto il coraggio di mostrare le vignette messe all' indice dai fondamentalisti islamici, Paty ha pagato con la vita. Un ragazzo di 18 anni, accolto in Francia con lo status di perseguitato, ha percorso più di 100 chilometri per arrivare a Conflans-Sainte-Honorine, che probabilmente fino a qualche giorno prima mai aveva sentito nominare.
Così come non conosceva la città, il giovane ceceno non conosceva neppure il professore, al punto che prima di accanirsi su di lui ha dovuto chiedere informazioni per essere certo di non sbagliare. Probabilmente, qualcuno lo aveva incaricato di punire l' uomo che aveva osato far vedere una vignetta che irrideva Allah e l' assassino ha portato a termine senza esitazioni la sua missione, decapitando l' infedele.
Dopo aver ucciso il professore colpevole di aver affrontato l' argomento della libertà di stampa, del diritto di satira e del principio di tolleranza, il killer ha postato sui social la fotografia della sua testa insanguinata gettata in mezzo alla strada. Probabilmente, per l' omicida e i suoi complici questo avrebbe dovuto rappresentare un monito per tutti gli infedeli.
emmanuel macron
Ma appena i social media manager che vigilano sulla Rete si sono accorti dell' immagine truculenta hanno provveduto a rimuoverla, perché dell' assassinio del professor Paty, reo di voler discutere di integralismo e fanatismo religioso, non restasse traccia.
Su Facebook, su Twitter e sulle altre piattaforme di condivisione di video e notizie può circolare ogni cosa, gli insulti, le minacce e anche le volgarità. Ma la fotografia di un uomo che ha pagato con la vita la voglia di discutere no, non può essere diffusa. Mostrare una fotografia per far comprendere fin dove possa arrivare l' odio religioso e fin dove possa spingersi l' integralismo non è possibile.
manifestazioni a parigi per ricordare il professor paty
La legge, quella italiana in particolare, punisce chiunque pubblichi immagini impressionanti o raccapriccianti. In Rete o sui giornali possono essere diffuse fotografie pornografiche o anche semplicemente scandalose, ma lo scatto che rappresenti la morte no. Per l' immagine di Aldo Moro ucciso dalle Br e rinchiuso nel bagagliaio di una Renault ci fu un processo. E io stesso fui giudicato dall' ordine dei giornalisti per aver pubblicato sul giornale che anni fa dirigevo l' immagine di un bambino mai nato, ossia il corpo di un «feto» di nove mesi (ma si può chiamare feto un neonato non ancora partorito?) che il padre aveva ucciso insieme alla madre che lo portava in grembo. La foto del bambino mai nato non mostrava una goccia di sangue, ma solo un corpo rivestito con la cuffietta e il pigiamino azzurri, con cui i nonni lo avevano rivestito dopo l' autopsia della mamma.
manifestazioni a parigi per ricordare il professor paty
Tuttavia, per i guardiani della deontologia professionale, quello scatto era in grado di sconvolgere l' opinione pubblica e per questo andava censurato. Anche la testa del professor Paty, martire della libertà di espressione, potrebbe scuotere la coscienza dell' opinione pubblica e probabilmente molto più del corpo di bambino mai nato. Per questo non la si può, ma forse sarebbe meglio dire che non si deve, vedere.
La morte è sempre uno scandalo, ma se poi la morte arriva per mano dei seguaci di una religione è uno scandalo doppio.
Sì, noi ci chiamiamo La Verità e la verità ve la vogliamo raccontare. Oggi siamo costretti a non farvela vedere, ma anche se censurata dai pixel la verità non possiamo tacerla.
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