1 – INSISTIAMO PERCHÉ C' È ODORE D'INGANNO
Maurizio Belpietro per “la Verità”
maurizio belpietro intervistato
Da giorni Giacomo Amadori insegue il direttore dell' Espresso. La sua non è una passione per il capo di una testata in qualche modo concorrente, ma solo interesse professionale. A Marco Damilano vorrebbe porre alcune domande semplici semplici, in merito all' inchiesta del settimanale sul famoso incontro a sei nella hall dell' hotel Metropol di Mosca.
A febbraio di quest' anno, il giornale del gruppo De Benedetti ha pubblicato in esclusiva la notizia di una riunione tra Luca Savoini, uomo vicino a Matteo Salvini, e altri cinque signori, tra i quali due italiani e tre russi. In quella sede, secondo L' Espresso, sarebbero state gettate le basi di una compravendita di 3 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi, operazione che avrebbe avuto come contropartita una tangente da 65 milioni per la Lega. Come è noto, di questi soldi e del gasolio finora non si è trovata traccia, ma in compenso è comparsa una registrazione, che prima è stata consegnata alla magistratura e poi è finita online su un sito americano.
Una foto del novembre 2016 tratta dal profilo Facebook di Claudio D’Amico con Salvini e Savoini
Ecco, finora l' unica cosa certa di questo pasticcio è proprio la registrazione che, come Giacomo Amadori ha rivelato, non solo è stata offerta anche a un programma di Rai 3, Report, ma era sin dai giorni della pubblicazione dell' articolo dell' Espresso nelle mani dei giornalisti del direttore Marco Damilano.
La domanda che il nostro vicedirettore vuole porre al collega del settimanale a questo punto è ovvia: ma se avevate tra le mani l' audio, ovvero la prova-regina dell' incontro a Mosca, perché non lo avete messo online e vi siete fatto «fregare» lo scoop da un sito americano?
HOTEL METROPOL MOSCA 1
A qualcuno la questione potrà sembrare secondaria, roba che importa solo a chi fa il nostro mestiere, ma in realtà è tutt' altro che poco interessante. La registrazione è infatti la chiave di tutto, perché scoprendo chi l' ha fatta e chi l' ha diffusa, c' è la possibilità di risolvere il giallo di un intrigo internazionale che sempre più sembra essere stato congegnato ad arte per incastrare una persona vicina al ministro dell' Interno.
Se Amadori insiste con Damilano, dunque, non è per svelare le fonti del collega, ma per chiarire i dettagli di questa storia e soprattutto per comprendere come mai, fin dall' inizio, i giornalisti dell' Espresso abbiano scelto di non raccontare di essere venuti in possesso di un audio, sostenendo di aver ascoltato a distanza una conversazione a sei che si è svolta in tre lingue.
maurizio belpietro con matteo salvini (1)
Da subito il resoconto era apparso inverosimile, perché attribuire le parole corrette pronunciate dai partecipanti a un incontro pur non essendo seduti a quel tavolo era un lavoro non facile. In realtà, L' Espresso scrisse della trattativa perché era in possesso della registrazione, anche se non ne fece cenno. E a questo punto scatta una seconda domanda: da quanto tempo l' avevano?
Da ottobre, cioè quando si svolse l' incontro moscovita, oppure venne loro consegnata successivamente, cioè poco prima che i giornalisti dell' Espresso ne scrivessero? In questo ultimo caso sarebbe spontaneo anche un secondo quesito: ma se hanno avuto il file con le voci dei partecipanti all' incontro mesi dopo, siamo sicuri che i colleghi di Damilano fossero davvero presenti a Mosca durante la riunione?
VLADIMIR PUTIN E GIANLUCA SAVOINI
E se c' erano perché non sono riusciti a scattare altre foto o a fare un video? Insomma, pur senza voler scoprire le carte dell' Espresso, è importante ricostruire la vicenda per come si è svolta e al momento abbiamo la sensazione che il settimanale debenedettiano non abbia raccontato per filo e per segno ciò di cui è venuto a conoscenza.
vladimir putin brinda con giuseppe conte e salvini con savoini sullo sfondo
Dunque, nonostante il caso ormai abbia conquistato addirittura le pagine del New York Times, nel numero dell' Espresso in edicola Damilano ha scelto di non scrivere del Russiagate e di ignorare sia le polemiche che le domande. Scelta curiosa per un giornale che dovrebbe essere orgoglioso dello scoop. Scelta che ci spinge a insistere per avere una riposta. Speriamo che, nonostante i molti impegni, prima o poi il collega trovi il tempo per chiarire la genesi del giallo e soprattutto della registrazione.
Noi restiamo in fiduciosa attesa, anche perché, se a Repubblica si inseguono le moto d' acqua, noi preferiamo inseguire l' odore dei soldi. O per lo meno l'odore di un inganno.
2. LE DOMANDE CHE IL POTERE NON TOLLERA
Marco Damilano per “la Repubblica”
marco damilano presenta la nuova grafica de l espresso (1)
Nel 1989 pensavamo che l' Europa fosse il nostro avvenire. Oggi pensiamo di essere noi l' avvenire dell' Europa», ha rivendicato il premier ungherese Viktor Orbán, citato da Jacques Rupnik in Senza il muro (Donzelli). Trent' anni fa si immaginava in Europa e in Occidente che la liberal-democrazia fosse il destino dei Paesi dell' Est usciti dal muro.
Oggi, invece, l' ha detto Vladimir Putin, avanza chi vorrebbe la democrazia senza liberalismo, senza il contrappeso del Parlamento e dell' opposizione, con le istituzioni di controllo esistenti nella forma ma asservite nei fatti: la magistratura indipendente, la stampa libera.
matteo salvini vladimir putin luigi di maio
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 25 luglio, ricevendo i giornalisti al Quirinale, ha ricordato la sentenza del giudice Hugo Black della Corte Suprema Usa del 1971: «La stampa è fatta per servire i governati, non i governanti. La stampa è protetta affinché possa mettere allo scoperto i segreti del Governo e informare il popolo».
IL LIBRO NERO DELLA LEGA GIOVANNI TIZIAN STEFANO VERGINE
Oggi, però, quei principi sono sotto attacco. I sovranisti in maggioranza in alcuni Paesi europei e in Italia predicano l' identità assoluta tra governo e popolo. Il governo deriva dal popolo, non può essere controllato né giudicato. E chi esprime una critica va trattato così: come un nemico del popolo.
Giovanni Tizian Tommaso Cerno e Fabrizio Gatti
Il ministro Matteo Salvini sfugge al Parlamento, sogna un Paese che assomigli ai suoi ossessivi monologhi sui social e sguinzaglia il branco dei cacciatori in rete contro i (pochi) giornali non ancora sdraiati sulla spiaggia del Papeete. I nostri, soprattutto, allergici al conformismo di qualunque colore, per dna e per storia. Repubblica con il videomaker Valerio Lo Muzio, insultato dal ministro per avere documentato il figlio a bordo della moto d' acqua della Polizia. E L' Espresso , sotto tiro per l' inchiesta di Giovanni Tizian e Stefano Vergine sulle trattative d' affari tra la Lega e la Russia.
lo muzio
Dopo la nostra pubblicazione, il 24 febbraio, la procura di Milano ha aperto un' inchiesta per corruzione internazionale e indaga su Gianluca Savoini, l' uomo chiave, intimo di Salvini.
Il sito americano BuzzFeed ha pubblicato l' 11 luglio l' audio dell' incontro all' hotel Metropol che confermava quanto scritto cinque mesi prima. Il premier Giuseppe Conte ha ammesso di fronte al Senato (24 luglio) che il suo ministro dell' Interno ha mentito sulla presenza di Savoini nelle delegazioni ufficiali. Di fronte a tutto questo chi fa il nostro mestiere ha il dovere di rilanciare.
inchiesta buzzfeed sul movimento 5 stelle e le bufale
Salvini era informato della trattativa di Savoini al Metropol di Mosca con i russi il 18 ottobre 2018? Cosa ha fatto Salvini la sera prima nella capitale russa, dopo aver parlato per soli dodici minuti in pubblico nel pomeriggio all' incontro di Confindustria Russia? Si è incontrato con il vice-premier con delega all' Energia Dmitry Kozak? Perché l' incontro non figura nell' agenda del ministro? E soprattutto: che grado di autonomia da una potenza straniera ha l' Italia governata dai sovranisti? Nessuna risposta, solo qualche battuta infastidita, il coraggiosissimo Capitano scappa. E nessuna smentita, nessuna querela.
BuzzFeed
Negli ultimi giorni, invece, alcuni squadristi di Salvini a mezzo stampa hanno provato a imbastire una inchiesta sull' inchiesta. Reclamano di sapere come mai non abbiamo pubblicato l' audio dell' incontro al Metropol, poi consegnato alla procura di Milano, quali sono le nostre fonti e i nostri metodi. Eppure dovrebbero sapere bene che la riservatezza di una fonte per un giornalista è sacra, tutelata in sede legale, e che le altre sono decisioni editoriali.
GIANLUCA SAVOINI
Nessun segreto sulla mancata pubblicazione dell' audio: lo abbiamo usato per confermare gli elementi che ci servivano, considerandolo uno strumento importante che non esaurisce un' inchiesta molto più vasta e complessa. Ogni documento, anche un audio ai tempi della Rete, non è il punto di arrivo, è il punto di partenza di una inchiesta giornalistica, che richiede verifiche, analisi, contesto, racconto. E capacità di reggere l' assalto di un potere che non si limita a mentire o a non rispondere alle domande, come in passato, ma vuole delegittimare, isolare, infangare chi le fa.
Un atteggiamento che dice molto degli obiettivi dei neo-governanti. «La tranquilla superficie della menzogna», come la chiamava Vaclav Havel, il dissidente cecoslovacco diventato presidente dopo il 1989: «Per sua natura la vita tende al pluralismo, alla varietà, a realizzare la propria libertà, il sistema invece esige monolitismo, uniformità, disciplina». Cancellare la possibilità di esistere di quello strumento parziale, fallibile, mite, ma molto determinato, chiamato giornalismo. Che non può terminare mai la sua ricerca, per tutti i cittadini, la tensione continua della democrazia.
3 - È STATO CONSEGNATO PURE ALLA RAI L'AUDIO PER INTRAPPOLARE SALVINI
GIACOMO AMADORI
Giacomo Amadori per “la Verità”
Per capire sino in fondo la portata del Russiagate bisognerebbe avere chiara la genesi dello scoop. Sono stati davvero due cronisti d' assalto a scoprire con le loro indagini e il loro fiuto investigativo i presunti tentativi di uomini vicini alla Lega di ricevere finanziamenti dalla Russia di Vladimir Putin?
Oppure qualcuno, magari legato al Pd come abbiamo scritto ieri, ha preparato un bel pacchetto già confezionato sull' incontro dell' hotel Metropol con audio annesso e l' ha consegnato ai giornalisti? Oggi ci sentiamo di propendere per la seconda ipotesi. Anche perché c' è una notizia importante che sembra confermarlo. Diversi mesi fa, probabilmente nello stesso periodo in cui la gola profonda ha contattato i giornalisti dell' Espresso, qualcuno ha consegnato la stessa registrazione anche alla redazione di Report, il programma d' inchiesta della Rai.
REPORT RAI SIGFRIDO RANUCCI
Insomma nei mesi scorsi una specie di venditore di tappeti avrebbe proposto a destra e a manca l' audio dell' incontro. Ma se i giornalisti del settimanale hanno infilato la storia in un piccolo capitolo del Libro nero della Lega, a Report si sono presi il tempo necessario per fare le opportune verifiche.
SIGFRIDO RANUCCI REPORT
Sigfrido Ranucci, conduttore e autore del programma, spiega: «L' audio noi lo avevamo da mesi, già dall' inverno scorso. Appena lo abbiamo ricevuto, grazie al collega Giorgio Mottola, ho detto di verificarne il contenuto, utilizzando le banche dati internazionali e gli archivi a cui abbiamo accesso. La nostra preoccupazione era di non trasmettere una cosa fine a sé stessa, come ha fatto sostanzialmente l' Espresso, ma di andare in profondità come facciamo sempre. Posso anticiparle che andremo in onda con questa cosa a ottobre in una delle prime puntate della nuova edizione».
FRANCESCO VANNUCCI
Ma chi ha consegnato il file a Report? È stato uno dei partecipanti italiani all' incontro del Metropol, in particolare il consulente finanziario d'area Pd Francesco Vannucci o l' avvocato massone Gianluca Meranda? «Posso dire che a noi non l' ha dato né Vannucci, né Meranda. Ma la fonte è di Mottola e non posso svelarla io». Il reporter con La Verità, evidentemente molto geloso della sua inchiesta, arriva a smentire il suo capo e sostiene di essere entrato in possesso del file molto più di recente: «Forse a maggio».
GIANLUCA MERANDA 1
Nei giorni scorsi Mottola ha incontrato Vannucci, che secondo le nostre fonti avrebbe consegnato all' Espresso la registrazione. Nell' incontro l' ex bancario ed ex funzionario dei dem non avrebbe rilasciato dichiarazioni significative, anche se ha accettato di rincontrare il giornalista tra qualche settimana. «Questi sono personaggi che per la televisione è importante anche solo far vedere», commenta Ranucci.
GIORGIO MOTTOLA REPORT
Dalla redazione non si stupiscono per le incongruenze che stanno emergendo nell' inchiesta dell' Espresso: «Loro purtroppo sono molto approssimativi. L' abbiamo verificato su diversi lavori che abbiamo condiviso, non ultimi quelli del consorzio (internazionale dei giornalisti investigativi, ndr), ma anche nella storia della palazzina (quella acquistata dall' ex sottosegretario leghista Armando Siri grazie al finanziamento senza garanzie di una banca di San Marino, ndr): si attribuiscono meriti che non hanno».
salvini savoini
Stefano Vergine, uno degli autori dell' inchiesta in questione, a giugno ha consegnato ufficialmente il file ai magistrati e il 10 luglio la registrazione è finita sul sito americano Buzzfeed. A pubblicarla è stato l' italiano Alberto Nardelli, esperto più di analisi politiche e flussi elettorali che non di giornalismo investigativo. Vergine l' 11 luglio non ha nascosto la soddisfazione per il rilancio dell' inchiesta e ha scritto su Facebook: «Oggi (11 luglio, ndr) il New York Times cita Il Libro Nero della Lega ricordando che nel libro, pubblicato cinque mesi fa, svelammo per la prima volta la trattativa per finanziare la Lega con soldi russi di cui oggi si parla tanto. E niente, solo per dire che per me è un po' come aver fatto un' amichevole con l' Inter. Vabbè, non proprio così importante, ma quasi...».
ALBERTO NARDELLI 2
Vergine era rimasto deluso per la mancata pubblicazione dell' audio sul sito dell' Espresso e per l' attribuzione dello scoop a Buzzfeed: «Un po' mi è spiaciuto, alla fine per lo meno se ne parla», ha commentato con La Verità. Ma chi ha spinto affinché se ne parlasse? Lo stesso Vergine? Oppure è la persona che ha consegnato la registrazione all' Espresso o quella che l' ha proposta a Report?
matteo salvini vladimir putin gianluca savoini
Nel Russiagate il settimanale debenedettiano si è limitati a fare da cassetta della posta. Sul giornale diretto da Marco Damilano e sul Libro nero della Lega sono stati riportati alcuni passaggi dell' audio della trattativa del Metropol, senza indicazione della fonte (fingendo anzi di aver captato personalmente le parole) e con l' aggiunta di pochissimi altri particolari utili a orientarsi: il nome di battesimo di Vannucci, il mestiere di Meranda e l' identità di uno dei russi. Davvero poco per un' inchiesta durata mesi.
GIANLUCA SAVOINI AL VERTICE FRA I MINISTRI DELL INTERNO NEL LUGLIO DEL 2018 A MOSCA
I giornalisti del settimanale non hanno scattato neanche una foto del summit del Metropol a cui avrebbero assistito dal vivo. «Io se un mio inviato fosse tornato senza immagini lo avrei mandato a quel Paese», chiosa Ranucci. «Il primo dubbio che ho avuto è stato: ma 'sti audio? Noi mandiamo le telecamere nascoste perché c' è l' audio-video, l' audio non sai mai ma dove possa venire».
GIANLUCA SAVOINI - FRANCESCO VANNUCCI - ALEKSANDR DUGIN
Per questo Ranucci aveva deciso di prendersi il tempo giusto per approfondire la notizia, anche perché gli articoli dell' Espresso sembravano caduti nel dimenticatoio. Poi, all' improvviso, l' audio è uscito su Buzzfeed: «È come se ci fosse stata una accelerazione improvvisa» ragiona Ranucci. «Il fatto che sia uscito sul sito americano ci ha sorpreso, pensavamo di lavorarci noi su questa storia. Qualcuno ha avuto fretta di far uscire la registrazione e di farla uscire alle proprie condizioni. Però non comprendo la tempistica. Avrei capito se l' avessero fatto uscire alla vigilia delle elezioni, ma dopo».
HOTEL METROPOL MOSCA
Dopo la vittoria alle europee di Salvini, c' è stata un' escalation: prima la consegna alla Procura di Milano e poi la diffusione urbi et orbi su un sito evidentemente di bocca buona, l' americano Buzzfeed, già usato dal Giglio magico come cassa di risonanza per i propri dossier anti Lega e anti 5 stelle.
Un circuito che ha potenziato i decibel della macchina del rumore, ma che non ha risolto i dubbi sulla reale consistenza dell' inchiesta.
salvini savoini
Ormai sono due settimane che proviamo a chiedere al direttore dell' Espresso Damilano di rispondere a poche e semplici domande (che riproponiamo in pagina) e lui svicola sempre. L' ultimo segnale di vita ce lo ha dato l' 1 agosto, quando alle 23.35 ha risposto così al nostro messaggio: «Ho visto ora, ero fuori. Buon lavoro!». Sei ore prima gli avevamo mandato le nostre domande. Ma lui ha preferito glissare, anche se si tratta di quesiti decisivi per comprendere la solidità dell' inchiesta del suo settimanale. Ci auguriamo che prima o poi Damilano, tra un' ospitata in tv e un' altra in radio, troverà il tempo per risponderci.
matteo salvini e gianluca savoini a villa abamelek salvini savoini