Federico De Rosa per “l’Economia - Corriere della sera”
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In Colombia, dove è nato 51 anni fa, aveva davanti una strada già pronta per fare politica o abbracciare la carriera legale, o tutte e due come il padre e il nonno. Ha fatto un percorso diverso Maximo Ibarra, scegliendo un altro Paese dove costruirlo: l'Italia. Il nuovo amministratore delegato di Sky Italia è sempre stato un uomo dalle idee chiare.
Determinato e (molto) esigente, raccontano. Uno che studia a fondo e non improvvisa mai, anche se la sua carriera è nata per «colpa» di un imprevisto.
Quando arrivò in Italia, a Sulmona, paese dove era nata la madre, non era ancora diciottenne e in tasca aveva un diploma, parlava un italiano fluente, imparato alla scuola italiana di Bogotà, e un'idea: diventare biologo marino. Il destino cambia i suoi piani. Ibarra si iscrive a Biologia all'università dell' Aquila con l' idea di completare gli studi a Genova.
SKY ITALIA
Quando arriva il momento scopre però che l'ateneo ligure ha soppresso la facoltà di Biologia marina. Sogno svanito. O meglio: futuro da ripensare. Ibarra non si perde d'animo e sceglie di andare a Roma per laurearsi in Scienze politiche ed economiche alla Sapienza. Dopo la laurea avviene l'incontro «fatale» con il mondo della telefonia. Vince una borsa di studio per la Stoà, l'Istituto di Studi per la Direzione e Gestione d'Impresa creato dall'Iri di Romano Prodi in partnership con il prestigioso Mit di Boston.
Alla fine del corso viene destinato a quella che allora si chiamava Sip, nella Divisione Radiomobile - da cui poi prenderà corpo Telecom Italia mobile (Tim) - che al termine dell'Mba lo assume. È qui che si appassiona alla tecnologia e capisce le potenzialità della nascente telefonia mobile e quanto il marketing, in cui si era specializzato, sarà fondamentale.
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È stata la chiave del suo successo prima in Telecom, poi nella Omnitel di Elserino Piol e Silvio Scaglia, infine in Wind. Grande conoscitore del mondo digitale e della tecnologia (insegna Marketing e Digital Marketing alla Luiss di Roma ed è tra i pochi manager in Italia ad aver frequentato la Singularity University a San Francisco), Ibarra è un visionario concreto, con i piedi ben piantati a terra, innovativo nelle strategie ma molto attento all'execution, fino ai minimi dettagli.
Pretende molto dai suoi collaboratori, ma da' anche molto, racconta chi ha lavorato con lui, riconoscendogli una grande capacità di fare squadra. Anche se è noto soprattutto il suo cursus honorum nel mondo delle tlc, meno conosciuti sono gli sconfinamenti di Ibarra in altri settori. Prima di andare in Wind è stato direttore commerciale di Dhl International, vicepresident per strategie e business development services di Fiat auto e poi vicepresident marketing e comunicazione del gruppo Benetton.
MEDIOBANCA
Tasselli che si incastrano bene nel suo profilo di uomo di marketing, a cui ha aggiunto un punto di osservazione diverso sui mercati e sul rapporto con il cliente - un suo pallino - allargando il know how al mondo delle vendite, all'organizzazione aziendale, ai processi e alla gestione del conto economico, completando la sua preparazione all' Insead di Fontainebleau e alla London Business School.
Ibarra capisce presto quanto la relazione con il cliente sarebbe diventata sempre più «ibrida», meno fisica e più digitale, e che attraverso la costante evoluzione della rete commerciale si sarebbe potuto tirare fuori valore, per l' azienda e per il marchio. Tutte cose che dopo l' esperienza a Ponzano Veneto, dove ha imparato la centralità dei negozi, metterà a frutto in Wind, in cui entra nel 2004 per assumerne la guida nel 2012 quando viene comprata dai russi di Vimpelcom.
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Attento alle relazioni, piuttosto selettivo e poco incline alla mondanità nonostante le «tentazioni» di Roma, grande tifoso della Juventus (e dell' America de Cali, la squadra della sua città natale), il manager italo colombiano ha tessuto rapporti importanti, tenendosi alla giusta distanza dalla politica e dai Palazzi. Ormai ha lasciato la Capitale per fare il commuter tra Milano ed Amsterdam, dove resterà fino alla fine di settembre per concludere il turnaround di Kpn: l'ex monopolista olandese, ora public company di cui Ibarra è Ceo. A Milano torna spesso, per ragioni familiari e per gli incontri del board Mediobanca, dove è entrato come indipendente.
Sky Italia è una nuova «diversificazione» anche se si tratta di mettere a fattor comune cose che Ibarra già conosce. È vero che non si è mai occupato di contenuti ma è uomo di marketing e i contenuti, comunque, vanno venduti ed è quello che sa fare meglio. L'innovazione, di prodotto e di processo, è una delle cose che ritiene fondamentali. Per far crescere Sky in un mercato che ha subìto e continua a subire una profonda trasformazione, farà sicuramente leva sulla nuova offerta in banda larga, in modo da portare la piattaforma satellitare sul terreno di sfida degli over the top. Una scommessa ambiziosa.
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Andrea Zappia, che Sky ha promosso Chief executive continental Europe, scegliendo Ibarra come suo successore, è stato molto chiaro: «Oggi - ha detto di recente - tutti gli operatori, indipendentemente dalle piattaforme distributive e dai modelli di business, competono tra di loro in un unico mercato aperto per catturare l' attenzione degli stessi spettatori con i propri contenuti».
Il satellite quindi, da solo, non basta e, anche se Netflix ha iniziato a registrare un calo di abbonati e Amazon Prime fa ancora un po' fatica, Sky deve indubbiamente trasformarsi in una multipiattaforma per tornare a guadagnare quote di mercato. Da questo punto di vista la lunga esperienza nel mondo delle tlc e le competenze digitali giocano a favore del nuovo numero uno.
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Come anche il fatto di avere un azionista dalle spalle larghe come Comcast, il più grande operatore di rete e di tv via cavo degli Usa, che parla la sua stessa lingua. L'offerta agli abbonati probabilmente cambierà. Ibarra avrà il compito di integrare l' attuale offerta della tv satellitare con quella broadband, ampliandone i contenuti, in modo da spingere i ricavi e dare a Sky a un diverso posizionamento.
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Visto quello che ha fatto in passato, la sua strategia passerà per l' innovazione, il cambiamento e la ricerca di maggiore efficienza per fare di Sky un benchmark nella nuova tv digitale. È la chiave per migliorare il rapporto con i clienti e trovare un modello di business e di offerta in grado di arginare gli over the top. In cui rientrerà, visto l' imminente debutto di Sky sul mercato della connettività in banda larga, anche la sfida implicita alle società telefoniche tradizionali, come Tim, attraverso pacchetti integrati, in cui più che la linea veloce saranno i contenuti marchiati Sky a fare la differenza.
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