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    “C'È UNA NUOVA VERSIONE DELL'OMOFOBIA MASCHERATA DA ATTIVISMO LGBTQ” – SU “NEWSWEEK” BEN APPEL, INTELLETTUALE GAY E ATTIVISTA, RANDELLA LE ORGANIZZAZIONI GAIE ACCUSANDOLE DI ESSERE “INTOLLERANTI”: “NON PROMUOVONO L’UGUAGLIANZA” - POI SI SCAGLIA CONTRO LA TEORIA QUEER: “CERCA DI ABOLIRE LA MIA IDENTITÀ DI MASCHIO OMOSESSUALE PERCHÉ, SENZA SESSO, NON C'È OMOSESSUALITÀ” – L’ARTICOLO È STATO RITWITTATO DA J.K. ROWLING CHE DA TEMPO SPERIMENTA L’ODIO DI CHI L’ACCUSA DI ESSERE TRANSFOBICA…


     
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    Giuliano Guzzo per “La Verità”

     

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    Una nuova omofobia s' aggira per l'Occidente e i primi a doversene preoccupare sono, ovviamente, loro, le persone con tendenze omosessuali. A suonare il campanello d'allarme, su Twitter (che, acquisito da Elon Musk, si candida finalmente a divenire piattaforma del pensiero libero), è stata la scrittrice britannica J. K. Rowling.

     

    L'ideatrice di Harry Potter ha denunciato l'esistenza di un'omofobia 2.0, rilanciando un lungo intervento uscito sulla rivista statunitense Newsweek. Un articolo interessante fin dal suo autore, Ben Appel, intellettuale al di sopra di ogni sospetto in quanto non solo notoriamente omosessuale, ma pure con dei trascorsi da attivista Lgbt in favore delle nozze gay.

     

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    Per la sua biografia, Appel è, dunque, qualcuno lontanissimo da qualsiasi istanza discriminatoria. Proprio per questo appare credibile quando scrive che, in America, «c'è una nuova, spaventosa, versione dell'omofobia, mascherata da attivismo Lgbtq» che non solo «non promuove l'uguaglianza» delle persone omosessuali, ma arriva a compromettere, per costoro, la «possibilità di vivere pacificamente nella società, minacciandone la stessa esistenza».

     

    La minaccia in questione ha un nome ben preciso: teoria queer. «Una oscura disciplina accademica, basata sul contributo dell'intellettuale francese Michel Foucault», spiega Appel, «il quale credeva che la società classifichi le persone, maschi o femmine, eterosessuali o omosessuali, per opprimerle».

     

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    A livello pratico la nuova omofobia, continua l'intervento su Newsweek, si traduce in «un'agenda antiliberale che reifica gli stereotipi di genere e minimizza la gravità» delle conseguenze sulla salute del «cambio di sesso». Che ci sono e andrebbero prese sul serio dato che, sottolinea lo scrittore gay, solo «in rari casi» l'iter di riassegnazione sessuale «è il percorso corretto» per giovani con problemi legati dall'identità di genere.

    Anche perché, evidenzia Appel, «la non conformità di genere è esperienza molto comune per la maggior parte» delle persone omosessuali.

     

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    «Da piccolo mi immaginavo anche io come una bambina», aggiunge, «ma sono cresciuto fino a diventare un uomo equilibrato, di successo, persino mascolino, a suo agio nella propria identità sessuale».

     

    Viceversa, la nuova omofobia, chiosa Appel, «alla fine cerca di abolire la mia stessa identità di maschio omosessuale perché, senza sesso, non c'è omosessualità». Ne consegue, conclude l'intellettuale gay, come oggi i luoghi più intolleranti per le persone omosessuali siano «le organizzazioni Lgbtq, dove la minaccia potrebbe non essere la violenza fisica ma è comunque una terribile stigmatizzazione».

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    Naturalmente, che un simile intervento abbia colpito J. K. Rowling non è casuale. Infatti, a prescindere che conosca direttamente o meno Appel, l'autrice britannica è la prima che, da anni, sperimenta sulla sua pelle le conseguenze della «una nuova spaventosa versione dell'omofobia, mascherata da attivismo Lgbtq». Tutto ha avuto inizio nel dicembre 2019, quando Rowling aveva reso noto il suo sostegno a Maya Forstater, una ricercatrice licenziata per aver affermato il primato del sesso biologico.

     

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    Da allora, sulla celebre scrittrice si è abbattuta una polemica che, pur conoscendo fasi cicliche, non si è mai esaurita; questo perché anche lei stessa, in realtà, ha più volte contribuito a rinfocolarla.

     

    Come quando, nel dicembre nello scorso anno, sempre su Twitter, aveva scritto: «La libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza, l'individuo munito di pene che ti ha violentata è una donna». Parole molto nette per denunciare il fenomeno, radicato in ambito angloamericano, degli stupratori che, dichiarandosi donne una volta arrestati, tentano così d'esser indirizzati alle prigioni femminili, notoriamente meno dure, dove, peraltro, c'è il rischio che possano continuare la loro catena di abusi. Tutto ciò a J. K. Rowling, e non solo a lei, evidentemente, appare inaccettabile.

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    Anche per questo, poche settimane fa, a metà aprile, l'autrice aveva dato notizia di un pranzo tenutosi in un ristorante italiano di Londra insieme a varie femministe «gender critical», come vengono da tempo chiamate le attiviste persuase del primato del sesso biologico sul genere. A quel ritrovo, organizzato in sostegno della campagna «Respect my sex», erano presenti varie personalità, da Kathleen Stock , costretta a lasciare la sua cattedra all'Università del Sussex dopo mesi di minacce a causa delle sue idee, alla già citata Maya Forstater.

     

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    Ecco che, allora, la condivisione dell'articolo di Ben Appel sulla nuova omofobia dilagante costituisce, da parte della celebre scrittrice, solo l'ennesima tappa di una battaglia che dura da tempo; e che l'autrice, nonostante le tante minacce ricevute («potrei tappezzarci la casa», aveva reso noto lei stessa lo scorso autunno) non pare intenzionata ad interrompere. Probabilmente perché trattasi di una personalità dalle spalle larghe, dato che si stima abbia un patrimonio da oltre un miliardo di dollari. Eppure c'è da scommettere che, se Rowling resta nella trincea della battaglia culturale, lo faccia anche perché ha capito quale sia la vera posta gioco: la libertà di pensiero. Un valore che non solo non ha una matrice partitica, essendo patrimonio comune, ma che oggi si medita di sottrarre non solo a chi è su posizioni conservatrici, ma perfino a militanti gay come Appel, rei di non essere abbastanza entusiasti, se non scettici, dinanzi alla rivoluzione antropologica in corso.

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