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    BENIGNI, RISPOLVERANDO L’USATO SICURO BERLUSKAZZONE, HA FATTO IL BOTTO: 12 MILIONE E 600MILA PER UNO SHARE DEL 43,93% - TRIONFO DI PUBBLICO MA NON DI CRITICA: DA “IL FATTO” A “IL GIORNALE”, POLLICE VERSO – SCANZI: “DOVREBBE PERÒ EMANCIPARSI, E DEFINITIVAMENTE, DAL PICCOLO DIAVOLO. INVECE SI INCAPONISCE CON QUESTE MEZZ’ORE SCIATTE SULL’ATTUALITÀ POLITICA” – CAVERZAN: “BENIGNI, SOLITO SHOW. L'OSSESSIONE ANTICAV GLI FRUTTA 5,8 MILIONI”….


     
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    ROBERTO BENIGNI: RINGRAZIAMENTI INIZIALI - LA PIÙ BELLA DEL MONDO
    http://www.youtube.com/watch?v=MeAiPDKl0Xs

    ROBERTO BENIGNI: LA REPUBBLICA, UNA E INDIVISIBILE...
    http://www.youtube.com/watch?v=JSJmyRzwLag

    ROBERTO BENIGNI: SENZA LAVORO CROLLA TUTTO
    http://www.youtube.com/watch?v=j-l5GpeiIhU

    ROBERTO BENIGNI - LA COSTITUZIONE
    http://www.youtube.com/watch?v=lSAYk8YomwE

    1. LA LEZIONE SULLA COSTITUZIONE MIGLIORE DELLA SATIRA GIÀ SENTITA
    Andrea Scanzi per Il Fatto


    Alla musichetta introduttiva, su cui saltellare come un burattino sempre meno discolo, non ha rinunciato neanche stavolta. Purtroppo non è stata l'unica ripetizione de "La più bella del mondo", lezione-spettacolo su RaiUno cominciata con un profluvio di superlativi e ringraziamenti. Inizialmente a Rai e Napolitano.

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    Poi all'uomo "più importante di tutti, anche del Papa e di Nostro Signore", tormentone che ovviamente non poteva non alludere a Berlusconi. Prevedibile. Non meno di quello "sulla notizia più brutta di dicembre, peggiore anche della fine del mondo": la candidatura di Berlusconi. "L'unico che potrebbe andare in vacanza ma non ci va. Si è ripresentato! ‘Signore, pietà'. É la sesta volta, la settima si riposa..ormai sembra Lo squalo 6, Godzilla contro Bersani".

    "La più bella del mondo", come "TuttoDante" (di cui ha replicato troppe battute), ha una parte debolissima (quella satirica) e una pregevole (quella divulgativa). Benigni ha da tempo ucciso il Cioni Mario: scelta dolorosa, ma comprensibile. Adesso dovrebbe però emanciparsi, e definitivamente, dal Piccolo Diavolo. Invece si incaponisce - si direbbe controvoglia - con queste mezz'ore sciatte sull'attualità politica.

    BERSANI E BENIGNIBERSANI E BENIGNI

    Peccato: come narratore didattico è bravo, come comico assai consunto. "Berlusconi ha disorientato anche Maroni, che pure è abituato con Bossi: ce ne vuole". Trovate esili. Ammucchiate, Bunga Bunga, "Gli attacchi alla Magistratura sono il suo classico, come Satisfaction per i Rolling Stones". Dopo 15 minuti (interminabili) su Berlusconi, i buffetti bipartisan: Renzi ("l'unico uomo di sinis...eh, l'unico uomo di Firenze che è andato a una cena veramente elegante di Arcore, c'erano Verdini e La Russa, in confronto Monti è Lady Gaga").

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    Prima di raccontare la Costituzione, Benigni ha usato la metafora del Medioevo come chiave interpretativa della contemporaneità: "Il Cavaliere di Mediolanum" che fa votare il Parlamento sulla "nipote di Ugolino", "una trota che giocava ai videogiochi", Beppe Grillo novello "Cecco Angiolieri" sboccato. Un mix tra Bagaglino di sinistra e una replica minore di Zelig. Poi, per fortuna, Roberto Benigni ha raccontato la Costituzione. Con il consueto surplus di enfasi, ma comunque meravigliosamente.


    2. BENIGNI, SOLITO SHOW. L'OSSESSIONE ANTICAV GLI FRUTTA 5,8 MILIONI
    Maurizio Caverzan per Il Giornale

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    «È davvero una serata specialissima. Volevo ringraziare i vertici della Rai per la possibilità di entrare nelle case degli italiani. I quali hanno risposto che non dovevo ringraziare loro, ma una persona che conta molto più di loro, il presidente Napolitano...».
    E via salendo fino al Papa, a Nostro Signore e «ancora più in alto... Grazie Silvio».
    L'avvio di Roberto Benigni è abbastanza prevedibile, un filo abusato.

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    Ma il suo ritorno su Rai1 con «La più bella del mondo» non poteva cadere in un momento migliore. L'accelerazione politica degli ultimi giorni gli ha servito su un leggio d'argento lo spartito per una performance scoppiettante tra bilanci delle primarie Pd, ritorni in campo, mezze candidature e una campagna elettorale che per un guitto come lui si trasforma nel paese di Bengodi. «In questo dicembre ci sono due cattive notizie. La fine del mondo tra quattro giorni e poi l'altra notizia...».

    Pausa con scompiscio. «Mentre c'è tanta gente che non riesce ad andare in pensione ce n'è uno che ci può andare quando vuole, invece no... Si ripresenta per la sesta volta... Sembravamo tranquilli, niente da fare. Ecco "Lo Squalo 6". La settima volta si riposerà, speriamo... Angelino Alfano l'ha mandato al manicomio. Faccio le primarie, no mi candido, no faccio le primarie... Il povero Angelino è passato direttamente dalle primarie al primario, sta in clinica...».

    ROBERTO BENIGNI SPETTACOLO SULLA COSTITUZIONEROBERTO BENIGNI SPETTACOLO SULLA COSTITUZIONE SILVIO BERLUSCONISILVIO BERLUSCONI

    Di Grillo non c'è traccia, Bersani è appena citato. Il bersaglio è unico, il solito Berlusconi. «Ma io gli voglio bene come se fosse normale», maramaldeggia sfiorando l'insulto. Sbertucciato anche Renzi, colpevole guarda caso di essere andato a cena ad Arcore. Qualche frecciata a Monti per le tasse. Ma il Professore indeciso se candidarsi diventa l'alleato per scongiurare la minaccia Berlusconi.

    A suo agio nello studio circolare in legno color miele, ripreso da 12 telecamere e circondato da 500 spettatori tutti ammessi a invito, Benigni si è lanciato in un lungo parallelo tra il Medioevo e la Seconda Repubblica declinante. In mezzo alla bolgia del Porcellum e alle orge dell'epoca Dante ruppe gli indugi e decise di «fondare il suo partito Per Dante, ovvero il Pd. Non vinse mai», ha chiuso scherzando sul tafazzismo della sinistra.

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    Dopo la cattedra di dantista e quella di storico, ecco Benigni costituzionalista. Gli specialisti storceranno la bocca. Oltre a lui per i 5 milioni e 800mila euro che entreranno nelle casse della Melampo, si fregheranno le mani anche i dirigenti Rai per il sicuro boom di ascolti (su Rai3 è stato messo a riposo anche a Fabio Fazio). Tra educazione civica, letteratura e religiosità, Benigni cita Manzoni e Leopardi. Ondeggia tra poesia e sferzate antiberlusconiane.

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    E paragona la Costituzione ai Comandamenti che «sono pieni di no», mentre «la nostra Carta invita a desiderare, è la legge del desiderio». I padri costituenti, da La Pira a Togliatti a Fanfani a «Giorgio La Malfa» che scalza il padre Ugo, sembrano aver scritto ispirati da qualche canna come i figli dei fiori. Hanno messo insieme la Bibbia e Darwin, come avranno fatto? Poi Benigni plana sui «Principi fondamentali», il lavoro e la guerra. Però, la democrazia e la sovranità popolare sono l'architrave dei primi 12 articoli, sono l'antidoto monarchie e populismi. E si ritorna al nemico di sempre. Ma senza livore, in forma di commedia...

     

     

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