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    GIRA E RIGIRA, TORNEREMO ALLA DAD - NONOSTANTE LE RASSICURAZIONI DEL MINISTRO BIANCHI, DOPO LA PRIMA SETTIMANA DI SCUOLA IL NUMERO DELLE CLASSI FINITE IN QUARANTENA E' LIEVITATO - GIANNELLI, PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONI PRESIDI: "E' INEVITABILE, VISTO CHE IN ITALIA CI SONO 400 MILA CLASSI CON UNA MEDIA DI 20 ALUNNI CIASCUNA E DI QUESTE, 12 MILA SONO SOVRAFFOLLATE" - CRITICA ANCHE LA GESTIONE DELLE QUARANTENE, CHE "PRIMA ERA IN CARICO ALLE ASL E ORA E' PASSATA AI MEDICI DI BASE"...


     
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    Niccolò Carratelli per "la Stampa"

     

    patrizio bianchi patrizio bianchi

    C'è chi è tornato in classe solo il primo giorno. Poche ore di lezione in presenza e poi di nuovo a distanza, causa Covid. Oltre 200 classi in varie regioni italiane, più di 5 mila studenti, dalla scuola materna alle superiori. Senza contare due regioni, Puglia e Calabria, che aprono le scuole solo oggi. La prima settimana del nuovo anno scolastico ha già smentito il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, che non più tardi di dieci giorni fa aveva assicurato: «La Dad è finita».

     

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    E invece, pronti via, il numero delle classi finite in quarantena è lievitato. «Inevitabile - sospira il presidente dell'Associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli - ed è ovvio che aumenteranno, visto che in Italia ci sono 400 mila classi con una media di 20 alunni ciascuna». Di queste, secondo i dati del ministero dell'Istruzione, circa 12 mila sono sovraffollate.

     

    ANTONELLO GIANNELLI ANTONELLO GIANNELLI

    Quelle in cui quest'anno non sarà rispettato il metro di distanza tra gli studenti, in virtù della deroga prevista dal Comitato tecnico-scientifico, sono molte di più, soprattutto alle superiori. Ed è lì che il virus può colpire più facilmente, come pure nelle scuole dell'infanzia ed elementari, dove i bambini non sono (perché non possono) essere vaccinati. In Alto Adige, dove le lezioni sono iniziate il 6 settembre, le classi in quarantena sono 35, con una settantina di casi positivi. Solo tra le province di Milano e Lodi la didattica a distanza è già scattata per 37 classi e un migliaio di studenti.

     

    A Torino hanno dovuto abbandonare i banchi 380 bambini e ragazzi, suddivisi in 17 classi in isolamento. In Veneto sono decine le classi in isolamento, una trentina solo in provincia di Padova, 11 in quella di Treviso e altre sparse tra Vicenza, Verona e Venezia. In Emilia-Romagna centinaia gli studenti in Dad, da una prima media di Vignola, in provincia di Modena, a una classe elementare in provincia di Ferrara.

     

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    Lezioni in presenza sospese anche in 5 sezioni della provincia di Piacenza, in 13 della zona di Rimini e in sei scuole di Bologna: tre primarie, una media, una materna e un nido. Tra chi è tornato subito davanti al computer anche una quarantina di alunni a Salerno e nove classi in Abruzzo, per un totale di quasi 150 studenti. Un caso si è registrato anche in Sardegna, in una scuola primaria di Ussana, vicino a Cagliari.

     

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    A Roma e provincia siamo già a quota 50 classi in Dad e più di mille studenti a casa, con licei importanti coinvolti, dal classico Kant allo scientifico Newton, dove la preside è Cristina Costarelli: «L'anno scorso avevamo cominciato con le quarantene a metà ottobre, ora nemmeno siamo partiti ed ecco qua», dice, raccontando di aver «segnalato noi alla Asl i casi di positività, dopo che ci hanno avvisato i genitori, ma in teoria dovrebbe avvenire il contrario».

     

    In qualità di presidente dell'Associazione presidi del Lazio, Costarelli sottolinea le criticità nella gestione delle quarantene, che «prima era in carico alle Asl e ora è passata ai medici di base, senza che noi dirigenti venissimo informati», con il rischio di «difformità e rientri a scuola alla spicciolata». Gli studenti, infatti, potranno rientrare in presenza dopo aver presentato un certificato medico di avvenuta negatività al Covid, «ma così ci si basa sulle difese immunitarie del singolo e non su protocolli standard uguali per tutti».

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    Del resto, non è uguale per tutti nemmeno il periodo di isolamento domiciliare: 7 giorni per i vaccinati, 10 giorni per i non vaccinati, fino a 14 giorni per chi rifiuta di sottoporsi al tampone di controllo. «Così c'è chi torna in classe prima e chi dopo, con evidenti problemi per i docenti nell'organizzare la didattica - spiega Costarelli -. Se le le regole restano queste, si rischia di andare peggio dello scorso anno, nonostante i vaccini».

     

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    L'idea di adottare il modello tedesco, mettendo in isolamento non tutta la classe, ma solo la persona positiva e i suoi contatti strettissimi, ad esempio i compagni di banco, permettendo il ritorno in presenza degli altri studenti se negativi al test, non trova molti sostenitori. Dal ministero della Salute dicono che questa ipotesi «non viene presa in considerazione» e anche Costarelli ha parecchi dubbi: «Per una strategia del genere servirebbe un'efficienza nel tracciamento molto superiore - avverte - oppure si potrebbe pensare una durata ridotta della quarantena per i vaccinati, ma le indicazioni devono darle le autorità sanitarie».

     

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    Anche perché il compromesso non è agevole: «Sulla quarantena si scontrano esigenze contrapposte - spiega Giannelli -, meno giorni sarebbe meglio per la didattica, ma uniformare è un'esigenza sanitaria. Servirebbe un contact tracing più rigoroso, ma è difficile perché le Asl non hanno personale sufficiente per analisi così approfondite». E, allora, bentornata Dad.

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