Alexandra Genova per “Time”
ego tour di lombardi
Le piramidi d’Egitto sono una delle sette meraviglie ma i turisti le visitano per immortalare le vere stelle dello spettacolo: se stessi. Negli ultimi dieci anni la fotografia turistica è diventata un progetto di vanità: invece di documentare siti fantastici, le foto della vacanza servono come strumento di marketing per corroborare la narrativa della ‘vita ideale’.
ego tour di lombardi
Sono un’altra opportunità per esercitare l’inaddomesticabile ego moderno, secondo Julien Lombardi, l’artista francese che ha realizzato il progetto ‘Ego Tour’. Pensava che l’infrastruttura di folla e turisti togliesse bellezza ai luoghi, ora invece è convinto che sia parte integrante dell’esperienza. Anche quando puoi quasi toccare i monumenti, la sensazione è che siano inaccessibili, in mezzo ci sono persone, oggetti, cammelli, venditori ambulanti. La santuarizzazione è tale che questi monumenti sono eretti a simbolo, diventati quasi virtuali. L’idea delle piramidi è indipendente dal luogo reale e la rappresentazione è diventata più significativa della realtà.
ego tour di lombardi.
Lombardi ha raccolto immagini e prodotto video, installazioni e stampe su seta, mettendo in discussione la realtà dei posti che sembravano ‘un fake autentico’, come diceva Umberto eco, o iper-realtà, come diceva Jean Baudrillard. Secondo Lombardi la cartolina non funziona più, i turisti non sono più passanti passivi. Le foto della vacanza sono prove visuali, proprio come gli esploratori che posano accanto ad una carcassa di leone.
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Grazie ai social media, la carcassa di leone è diventata familiare, al punto che non viene vista, è ridotta ad un’idea quasi virtuale. Le pose sono una sorta di linguaggio universale assimilato che riflette il desiderio di interagire con i luoghi in maniera fisica. Le piramidi sono ridotte a simbolo, a sfondo per una performance. I siti si sono trasformati in un fondale di gioco per i social media. Le macchine fotografiche ora cercano il proprietario e non il resto del mondo.
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La democratizzazione della fotografia può però avere conseguenze pericolose, contribuendo ad esempio alla scomparsa della realtà. In un mondo dove le immagini significano più di ciò che ritraggono, la nostra memoria diventa visuale, meno tangibile, e la nostra relazione organica con il mondo decade lentamente.
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Confidiamo in alcuni dispositivi per conoscere il mondo che ci circonda, ma sono proprio quelli che ci separano dalla realtà. Presto saranno solo gli algoritmi a dare senso alle immagini. Al mondo rischiamo di diventar estranei.
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