Stefano Cappellini per repubblica.it
ENRICO LETTA BEPPE SALA
Sindaco Sala, mancava solo la notizia dei finanziamenti russi ai partiti stranieri a movimentare la campagna elettorale. Lei crede che in Italia qualcuno abbia preso rubli da Putin?
"Non so e, come tutti, aspetto di capire meglio gli sviluppi di queste notizie di intelligence. Indipendentemente da ciò ci sono già elementi per ritenere che i rapporti ambigui a livello internazionale siano uno degli elementi di debolezza della coalizione di centrodestra. I rapporti politici di Salvini con Mosca non sono una illazione, bensì una pura constatazione".
E Meloni?
"Sulla collocazione internazionale del Paese ha preso una posizione molto diversa e infatti la politica estera è uno dei temi su cui il governo di destra, se dovesse vedere la luce, potrebbe inciampare".
Vede ingerenze russe sul voto?
"Vedo quello che succede in Rete, dove ci sono macchine di propaganda costose, animate da migliaia di troll. Chi li gestisce? Chi li finanzia? Domande cui sarebbe interessante avere risposta".
SALVINI MELONI BERLUSCONI 66
Ha già detto che voterà per il Pd. Perché?
"Non credo sia sorprendente, anche se non ho mai avuto la tessera ho sempre votato per il Pd. È una questione di valori e di visione della società, ma al di là dei leader, che attraggono molto l'attenzione del cittadino, un sindaco ha il dovere di guardare alla qualità della classe dirigente e Milano ha bisogno di interlocutori giusti in Parlamento. Un bravo parlamentare, capace di presentare emendamenti, di aggiustare un decreto, è spesso più importante di un premier o di un ministro".
ACCORDO EXPO GIUSEPPE SALA ENRICO LETTA ROBERTO MARONI GIULIANO PISAPIA
È la sua declinazione di voto utile?
"In democrazia ogni voto è utile. Ma la nostra pessima legge elettorale non è un proporzionale corretto, io lo chiamo sproporzionale: è oggettivo che nei collegi uninominali la sfida sia a due, e siccome un terzo del nuovo Parlamento sarà costituito da chi vince nei collegi, se non voti per chi può conquistarli, parte del tuo voto rischia di andare disperso".
Perché il Pd spesso vince nelle città ma ha problemi quando si vota per il governo del Paese?
"Il Pd ha sempre saputo presentare nei Comuni personalità riconosciute e apprezzate dai cittadini, che forse andrebbero più valorizzate. Trovo profondamente sbagliato mettersi ora a parlare di futuro del Pd. In questi ultimi giorni di campagna bisogna dare più forza ad alcuni temi, come la questione ambientale, che da anni non è più un vezzo, è anche occasione per ricostruire il futuro industriale del Paese".
Cosa serve al Pd per tornare a espandere il suo consenso nel Nord?
SILVIO BERLUSCONI MATTEO SALVINI
"Battaglie precise che vadano al di là della sacrosanta difesa dei diritti civili. I diritti, poi, sono di tutti, dobbiamo per esempio pensare a quelle maggioranze silenziose che chiedono diritto alla sicurezza".
Al Pd si imputa anche una campagna troppo in negativo: votateci perché sennò vincono loro.
"Da profondo antifascista dico sarei stato meno insistente sul rischio di un ritorno al Ventennio. Della destra mi fa molto più paura che FdI abbia chiamato la sua convention programmatica a Milano "Appunti per un programma conservatore". Davvero qualcuno pensa che in un mondo così in cambiamento la conservazione sia un punto di forza? No, è debolezza. Questo mi fa paura".
Lei vede questa presunta svolta moderata di Meloni?
"La vedo ondivaga, in certi momenti cerca di presentarsi come moderata, in altri alza i toni".
"Europa, la pacchia è finita" non è una frase da leader moderata.
"Una inutile frase da ganassa, come diciamo noi a Milano, una spacconata. La questione europea è quella centrale, è vero che dobbiamo farci rispettare ma dobbiamo ricordarci che siamo un Paese molto indebitato e con infrastrutture deboli. Due debolezze su cui possiamo migliorare solo in collaborazione con la Ue".
BERLUSCONI SALVINI MELONI - MEME
Meloni vuole rinegoziare il Pnrr.
"Follia. Già ho seri dubbi che saremo in grado di appaltare tutti i progetti entro il 2023, come chiede l'Europa. Se ci mettiamo anche a ridiscutere non so cosa potrà accadere".
Sul disegno di Autonomia c'è un'altra delle frizioni tra Salvini e Meloni.
"Aspetto di vedere una proposta concreta prima di sbilanciarmi. Il federalismo è un principio condivisibile, non una religione. Capita che le Regioni abbiano competenze assurde, come quella sul turismo, e non ne abbiano altre decisive".
La destra può vincere le elezioni. Ce la farà anche governare?
"Non ho mai coltivato l'illusione che il centrodestra si sarebbe diviso. Non lo ha mai fatto nei momenti importanti. Più facile che litighino dopo il voto".
La coalizione del Pd si annuncia un flop.
"Dopo la repentina caduta di Draghi, a noi elettori di sinistra pareva evidente che non si potesse stare in alleanza con il M5S che ne è stato il detonatore. Sulla rottura con Calenda-Renzi, invece, c'è una quota di posizionamento politico e una di personalismo. Il mondo che fa riferimento al Pd ha più difficoltà a digerire un rapporto con Renzi che con Calenda, azzardo che la crisi sia cominciata da lì".
BERLUSCONI SALVINI MELONI
Che previsioni fa sul voto al cosiddetto Terzo polo?
"Ho conoscenti intenzionati a votarli perché reputano il Pd troppo a sinistra. Ne ho convinto qualcuno che si tratta di una valutazione sbagliata".
Sente aria di slavina al Nord per la Lega?
"Il risultato della Lega è uno di quelli che attendo con più curiosità e che avrà un peso notevole nella lettura delle elezioni. Parlo spesso con politici leghisti e privatamente non esprimono giudizi lusinghieri su Salvini. Il suo potere nella Lega è ancora forte, ma di fronte a un risultato molto negativo della Lega non mi stupirebbe un ribaltone al vertice del partito".
E Forza Italia?
"Mi aspetto un tracollo, sul territorio non ha più figure attrattive".
Dica la verità, crede ancora possibile una rimonta del Pd?
"Io non credo che ci sia davvero il 40% di indecisi su che partito votare. Piuttosto, mi sembrano in molti che non sanno se si recheranno ai seggi. Penso a loro e so per esperienza che conta ogni singolo voto. Dobbiamo provare a conquistarlo fino all'ultimo giorno di campagna".
berlusconi salvini