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    PREPARATE IL PALLOTTOLIERE PER IL BERLUSCOLLE - SALVINI TEME IL TRAPPOLONE E CHIEDE A "ZIO SILVIO" DI VERIFICARE I NUMERI "CHE SOSTIENE DI AVERE”. SE AL QUARTO SCRUTINIO IL CAV NON RIUSCISSE A PASSARE, AL VOTO SUCCESSIVO, CON IL SUO NOME ORMAI BRUCIATO, LA COALIZIONE DI CENTRODESTRA SAREBBE ESPOSTA AL RISCHIO DI VEDER SALIRE AL QUIRINALE UN ALTRO CANDIDATO – IL MAL DI PANCIA DI GIORGETTI E LA MERAVIGLIA DOPO IL COLLOQUIO CON CONTE: “QUELLO PENSA SOLO A COME FAR FUORI DRAGHI”


     
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    FRANCESCO VERDERAMI per il Corriere della Sera

     

    meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi

    Berlusconi vuole giocarsela alla quarta votazione, Salvini non vuole venir giocato alla quinta. In discussione non è la lealtà verso il Cavaliere o la volontà di sostenere la sua corsa al Colle, il punto è che il capo della Lega scorge sul percorso una trappola. Se la coalizione decidesse di muoversi in proprio e al quarto scrutinio Berlusconi non riuscisse a passare, allo scrutinio successivo - con il suo candidato ormai bruciato - sarebbe esposta al rischio di veder salire al Quirinale un altro candidato, appoggiato da uno schieramento che avrebbe reso inutili i voti del centrodestra.

     

    Sarebbe la Waterloo dell'alleanza, ne decreterebbe probabilmente la fine e certamente minerebbe la leadership di Salvini. Perciò il segretario del Carroccio chiede al Cavaliere di «verificare più e più volte i numeri che dici di avere». Non basta aver regalato ai parlamentari un quadro accompagnato da un bigliettino in cui c'era scritto: «Votami votami». «Piuttosto Silvio, riparla con quanti ti hanno fatto una promessa. Perché promettere è una cosa, mettere un nome su una scheda è un'altra». Si capisce allora la prudenza di Salvini, l'attesa che c'è tra gli alleati per verificare quale sia la sua carta coperta, il fatto che sia scomparso dai radar dei media e abbia preso a contattare i maggiorenti degli altri partiti senza darne notizia. Il tavolo comune (per ora) non c'è. Con Letta ha parlato prima di Natale.

    berlusconi meloni salvini toti berlusconi meloni salvini toti

     

    Ma è stato il colloquio con Conte a meravigliarlo: «Quello pensa solo a come far fuori Draghi». Ed eccolo il convitato di pietra, il nome del candidato che - come prevede un autorevole esponente del Carroccio di rito salviniano - «alla fine ci ritroveremo tutti a votare senza entusiasmo». Che poi è lo stato d'animo che il Capitano ha constatato nel giro delle chiese politiche, dove c'è aria di rivalsa. Per esempio Di Maio - nel caso in cui il premier si trasferisse al Colle - vorrebbe come garanzia l'assenza di qualsiasi ambiguità sul fatto che la legislatura vada fino in fondo. Sì, ma come? Perché Giorgetti prevede che - chiunque siederà a Palazzo Chigi nell'anno elettorale - sarà destinato al ruolo di san Sebastiano. E non intende beccarsi una parte delle frecce. Da settimane ormai attraversa i corridoi del suo dicastero con battute votate (più del solito) al pessimismo.

    salvini meloni berlusconi salvini meloni berlusconi

     

    Al punto che i dirigenti di alto rango del ministero per lo Sviluppo economico sono convinti che a fine mese «farà gli scatoloni». Il problema non è il rapporto personale con Draghi, è la quotidianità a logorare le cose. E le misure anti-Covid sono diventate una sorta di innesco. Per Giorgetti vanno oltre la questione di merito, convinto com' è che «non si può bloccare il Paese». C'è dell'altro: «Questo tema è diventato ormai terreno di scontro politico». Si vedrà se avrà riflessi nella partita per il Colle. Piuttosto l'atteggiamento dei partiti sembra un modo per bilanciare i rapporti di forza con il premier in vista della corsa.

     

    Lo fa capire uno degli esponenti di lungo corso della Lega: «Per la presidenza della Repubblica ci sono decine di candidati ma ad oggi nessuno ha fatto una proposta convincente di governo. E finché questa proposta non emergerà, è certo che il Parlamento non voterà». Sembra paradossale, ma ogni colloquio tra leader inizia parlando di Quirinale e finisce parlando di rimpasto. Perciò, se davvero Draghi punta al Colle, dovrà dare una risposta a tutti. Compreso Salvini, su cui grava un peso enorme. Deve tenere unita la coalizione, «perché questa è la mia priorità», e contemporaneamente sciogliere alcuni nodi.

    matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 9 matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 9

     

    Nell'anno che precede le elezioni, il governo dovrà mantenere la stessa compagine o dovrà essere cambiato secondo le esigenze delle forze politiche? E la Lega resterà in maggioranza o andrà all'opposizione? «Perché se andiamo all'opposizione previo accordo con il Pd - dice un dirigente del Carroccio - chi ci garantisce che poi Letta non colga al volo l'occasione per andare alle urne? A quel punto avremmo dato ragione alla Meloni, che è rimasta lì ad aspettarci». Berlusconi, Draghi, le trappole degli avversari, il movimentismo di Renzi: è in questo ginepraio che Salvini dovrà mostrare doti manovriere e riscattare gli errori commessi nell'estate del 2019. Stavolta non sono previsti esami di riparazione.

     

    matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 8 matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 8 matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 7 matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 7

     

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