berlusconi d urso
Ugo Magri per la Stampa
La spartizione dei collegi a destra non decolla.
Nel «tavolo delle liste» sono stati ieri ore a discutere senza cavare il ragno dal buco. Manca l' intesa sui numeri e soprattutto quella sul metodo. Per stabilire quante candidature spetteranno a ciascuno, si devono aspettare sondaggi più freschi. E poi c' è la difficoltà di stabilire «chi si prende cosa». Tendenzialmente tutti vorrebbero i collegi sicuri del Nord, lasciando agli alleati quelli incerti del Centro-Sud, ma è chiaro che così non può funzionare. Per cui le strade al momento sembrano due: o si scivola sul terreno delle alchimie, con strane medie ponderate che tengano conto dell' equilibrio nazionale e al tempo stesso del radicamento sul territorio. Oppure si va direttamente alla conta, come si faceva da piccoli a scuola.
d'urso berlusconi
Esempio: due collegi li sceglie Forza Italia, due li indica la Lega, uno i Fratelli d' Italia, e poi ricomincia il giro comprendendo ogni tanto la «quarta gamba» (Noi con l' Italia) fino a quando tutti i 232 collegi della Camera e i 116 al Senato non avranno trovato un padrone.
Oggi il «tavolo» riprende, con le liste che andranno presentate tra 11 giorni, dunque il tempo stringe. Eppure Berlusconi ostenta una disarmante tranquillità. Le baruffe sui posti? Nulla di davvero serio, perché «tra noi alleati alla fine ci si mette sempre d' accordo».
YALTA CON BERLUSCONI RENZI GRILLO
Litigare proprio adesso, che c' è la speranza di vincere tutti insieme, sarebbe politicamente un suicidio. I casi più controversi verranno affrontati nel prossimo weekend, quando il Cav tornerà a incontrarsi con Meloni e Salvini. Nella circostanza verrà finalmente scelto pure il candidato governatore nel Lazio, dove la gara sembra ristretta tra Maurizio Gasparri, anima battagliera di Forza Italia, e il vulcanico sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che sembra in vantaggio perché altrimenti minaccia di presentare comunque la sua lista denominata finemente «Lo Scarpone», specializzato nelle esternazioni sopra le righe.
L' altro giorno aveva lodato il Duce per le grandi opere pubbliche del Ventennio, ieri ha bilanciato liquidando come «cazzate» le teorie razziali del candidato di centrodestra in Lombardia, Attilio Fontana. Ma se si tratta di fare rumore, nessuno può battere Berlusconi. Il quale ha ravvivato una comparsata a «Matrix», dove già recentemente era stato ospite, rivelando come la sua villa in Sardegna sia una sorta di orto botanico con 520 piante medicinali, dove però adesso non c' è più l'«erba Viagra» perché i tanti visitatori giovani e anziani «se la sono presa tutta, non è rimasto nemmeno un filo».
BERLUSCONI CON LA MASCHERA DI GRILLO
Parlando di cose più serie, l' ex premier ha tentato di allontanare il sospetto di un possibile futuro «inciucio» con il Pd, sostenendo che la diversità programmatica è tale da escluderlo categoricamente, e comunque «faremo il governo da soli». Dopodiché Silvio si è un po' tradito, confidando che pure a lui, nella fase iniziale, Renzi era sembrato un elemento di novità, ma poi «purtroppo, anche per noi, quella speranza è stata delusa», col risultato che Matteo ha solo un gradimento del 22 per cento.
Con ciò lasciando intendere che il leader Pd per il Cav rappresenta un rimpianto, un cruccio ancora vivo nell' animo suo. Basti considerare, di converso, come tratta i Cinquestelle. «Non sono democratici ma una setta. Se vincono non casca il mondo però crolla l' Italia. Se vinceranno, diventeranno un' agenzia di collocamento dei disoccupati. Loro non hanno mai lavorato. Sono i portatori del vecchio comunismo. Pauperisti, ribellisti e giustizialisti...».
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