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    IO SPERIAMO CHE ME LA CAV - NONOSTANTE LE RASSICURAZIONI DI VERDINI BERLUSCONI TEME IL DOPPIO GIOCO DI RENZI SULL’ITALICUM CON GRILLO - MA IL VERO INCUBO PER SILVIO SI CHIAMA PROCESSO RUBY (LA SENTENZA DI APPELLO TRA UN MESE)


     
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    Ugo Magri per ‘La Stampa’

     

    berlusconi arriva alla sacra famiglia di cesano boscone berlusconi arriva alla sacra famiglia di cesano boscone

    Se non fosse per Verdini, che passa il tempo a rassicurarlo circa le intenzioni di Renzi, e pure ieri gli ha ripetuto col suo vocione di dormire tra due guanciali perché «questa trattativa del Pd coi grillini non andrà da nessuna parte», se non fosse dunque per lui e per il capogruppo al Senato Romani (altro «pompiere»), Berlusconi da tempo sarebbe in paranoia. Perché Silvio, di Matteo, si fida sempre meno. Ogni giorno gli accresce la sensazione di esser preso, amabilmente, per i fondelli.
     

    Le possibili variazioni in tema «riforme» c’entrano fino lì. Tutte le rivoluzioni annunciate dal premier a Berlusconi in fondo interessano poco, i tecnicismi lo annoiano, nei dettagli l’uomo si perde... Ha dato ai negoziatori carta bianca perché sul Senato se la sbrighino con la Boschi, che entro oggi farà pervenire il testo degli emendamenti per quel che riguarda tanto la composizione (Forza Italia insiste per una ripartizione proporzionale sul territorio) quanto l’immunità.

     

    RUBY RUBY

    «Vedetevela voi», è la frase standard dell’ex Cavaliere. Idem sull’«Italicum»: la materia non lo appassiona né punto né poco. Ciò che veramente gli preme sono solo due cose. Primo, il processo Ruby che arriverà a sentenza di appello tra un mese. L’avvocato Coppi tenterà in tutti i modi di smontare le accuse, a cominciare da quella di sesso con la minore (è materia su cui il professore ha dato alle stampe svariati tomi, dunque confida che i giudici almeno in parte li abbiano letti). Il suo assistito vive l’attesa in uno stato di «trance», praticamente non parla d’altro. Addirittura c’è chi ha smesso di chiamarlo, per non sorbirsi i soliti sfoghi.
     

    L’altra cosa cui Berlusconi tiene è l’illusione di stare al centro del ring. Di contare ancora come una volta. Dunque di essere quantomeno partner privilegiato di «Matteo il fenomeno». Per questa vanità, e nient’altro, Silvio accettò di recarsi il 10 gennaio scorso nella sede Pd del Nazareno, stipulando il famoso patto di cui la legge elettorale rappresentava almeno il 95 per cento.

     

    renzi grillini incontro 4 renzi grillini incontro 4

    Pur di tenere in vita l’asse con Renzi, Berlusconi ha accettato di modificare per tre volte l’impianto. Si è fatto, come lui ama dire, «concavo e convesso». Sennonché adesso comincia a ritenere che «il giovanotto» stia esagerando. E questa sensazione nel suo giro la condividono in molti.

     

    Non solo Brunetta (da sempre super-scettico), ma pure coloro che hanno visto la diretta «streaming» dell’incontro tra Renzi e i Cinque Stelle per poi riferirne al Capo. Ciò che ha colpito i «berluscones» sono due aperture: quella del premier sulle preferenze, e l’altra dei grillini sul doppio turno. A Di Maio (M5S) è ripetutamente sfuggito che «noi non siamo pregiudizialmente contro il maggioritario e i ballottaggi»; Renzi ha subito drizzato le orecchie. Nella sede di Forza Italia, idem: vuoi vedere, si sono detti a San Lorenzo in Lucina, che i pentastellati escono dall’angolo, rientrano in gioco e a quel punto il Pd potrà fare a meno di noi?
     

    denis verdini denis verdini

    Per ora è solo una suggestione. Da Matteo Renzi arrivano segnali rassicuranti, «il Patto del Nazareno rimane la strada maestra». Il premier sa che, senza Forza Italia, la riforma del Senato non andrebbe da nessuna parte e lui ci rimetterebbe la faccia. Però nemmeno vuole restare ostaggio di Berlusconi, specie se a quest’ultimo venisse in mente di rovesciare il tavolo. Per cui Renzi alimenta il dialogo con Grillo sulla legge elettorale; e così facendo avverte Forza Italia di non farsi venire strane idee. Messaggio subito ricevuto. Guarda caso, Romani è corso a puntualizzare che l’«Italicum» può essere approvato anche domani. Anzi: prima è e meglio è... 

    paolo romani consiglio nazionale forza italia foto lapresse paolo romani consiglio nazionale forza italia foto lapresse

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