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    GIALLO YARA - SE GLI INQUIRENTI CERCANO NEL FURGONE DI BOSSETTI OGNI POSSIBILE PROVA, LA DIFESA PROVA A SPARIGLIARE LE CARTE SOSTENENDO CHE DUE ANNI FA, PROPRIO DAL FURGONE, FURONO RUBATI ALCUNI ATTREZZI DI LAVORO – OGGI L’INCONTRO DI BOSSETTI CON LA MOGLIE


     
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    Paolo Berizzi e Piero Colaprico per ‘La Repubblica’

     

    giuseppe guerinoni e massimo giuseppe bossetti giuseppe guerinoni e massimo giuseppe bossetti

    I sedili di pelle usurati: gli stessi di quattro anni fa. Massimo Giuseppe Bossetti non li ha mai cambiati, gli investigatori l’hanno verificato. E poi il volante e le intercapedini della cabina di guida. Questi i posti in grado di trattenere le tracce organiche più minuscole, rintracciabili pure nell’ipotesi, tutt’altro che remota, che in milletrecentocinque giorni — tanto è passato dalla scomparsa di Yara all’arresto del suo presunto assassino — l’interno e l’esterno del furgone siano stati lavati con particolare zelo.
     

    bossetti arrestato per l omicidio di yara gambirasio bossetti arrestato per l omicidio di yara gambirasio

    Dopo il clamoroso «centro» del Dna di «Ignoto uno» identificato senza la minima ombra di dubbio come quello di Bossetti, l’indagine sta vivendo ritmi frenetici. Gli avvocati preparano, per lunedì, il ricorso al tribunale della libertà, sperando di far uscire l’unico indiziato dal carcere. Nel frattempo, una sessantina tra poliziotti e carabinieri tracciano i suoi telefonini, gli aprono i computer e controllano parola per parola le poche dichiarazioni di Bossetti, che ritengono non convincenti, come quando ha negato — chissà perché — la sua abitudine a farsi le docce solari.
     

    Infine, torna in primo piano la Scientifica: tra lunedì e martedì, nei laboratori del Ris di Parma, su ordine della Procura di Bergamo, alla presenza dei consulenti di parte (Giorgio Portera per la famiglia di Yara Gambirasio, un esperto ancora da nominare per la difesa di Bossetti), si effettuano le prime analisi. Sia sull’auto, sia sul furgone Iveco Daily, e cioè il mezzo di trasporto che l’artigiano edile di Mapello ha utilizzato per lavorare dal 2008 a lunedì 16 giugno, quando è stato arrestato tra i piloni di cemento di un cantiere di Seriate con l’accusa di omicidio aggravato.
     

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    È lo stesso furgone che, pure se attraverso immagini non nitide, le telecamere di una banca di Brembate possono aver inquadrato, solo una volta, in movimento intorno alla casa di Yara il 26 novembre 2010. Siamo in una fascia oraria che precede il buio nel quale si perdono le tracce della ginnasta tredicenne. Passano, infatti, alle 18.28 e alle 18.32 (Yara è ancora in palestra) due furgoni diversi e uno, per la posizione delle luci e un altro «segno», potrebbe essere di Bossetti. Anche se — dicono gli investigatori — «un’immagine non basta affatto, tanti rapinatori inquadrati vengono assolti, se non si trova altro».


    Anche la difesa sembra voler tenere presente il furgone, ma per altri «dati». Una livella elettronica. Una bindella. Due scalpelli di cui uno a punta acuminata. Cazzuole e un distanziatore. Sono gli attrezzi da lavoro che due anni fa — stando a una denuncia presentata da Bossetti ai carabinieri — vennero infatti rubati dall’interno dell’Iveco Daily parcheggiato sotto la casa di via Piana di Sopra a Mapello. Bossetti potrebbe spiegare — pur non avendolo denunciato ai militari dell’Arma — che la sparizione di questi o altri attrezzi, e magari anche di guanti o indumenti da lavoro, risale in realtà a prima del 26 novembre 2010. Un’acrobazia? Forse.

    yara gambirasio yara gambirasio


    Dall’ultimo incontro con Claudio Salvagni, uno dei due avvocati che compongono il collegio di difesa, è comunque arrivato il passo in avanti di Bossetti: «Posso spiegare la presenza del mio Dna sul corpo di Yara. Sono queste spiegazioni che mi scagionano», ha riferito l’indagato. «Non le brucio, affronteremo queste spiegazioni a tempo debito, anche al processo», dice Salvagni. Ma presuppongono un’ipotesi: e cioè che qualcuno si sia impadronito, dopo averli rubati, di oggetti che appartenevano a lui. Tra questi oggetti potrebbe esserci persino l’arma con cui è stata colpita Yara (lo scalpello a punta acuminata?).


    Questa mattina il presunto assassino, che è in isolamento, potrà incontrare nel carcere del «Gleno» la moglie Marita Comi. È il primo incontro tra i coniugi. Fino a oggi il muratore quarantaquattrenne ha potuto avere colloqui solo coi suoi legali, oltre che con il cappellano del carcere don Fausto Resmini e gli psicologi della casa circondariale. Sul faccia a faccia c’è la massima protezione da parte del carcere.

    massimo giuseppe bossetti massimo giuseppe bossetti

    Marita comi Marita comi

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