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    “E’ IL MESSI DELLA BICI” – IL COLOMBIANO EGAN BERNAL, CLASSE 1997, CONQUISTA IL GIRO. A 22 ANNI AVEVA VINTO IL TOUR. SOLO BARTALI, GIMONDI E MERCKX AVEVANO FATTO LA DOPPIETTA CORSA ROSA -“GRANDE BOUCLE” A MENO DI 25 ANNI. “L'ITALIA È LA MIA SECONDA PATRIA", HA RIBADITO IERI EGAN, MOLTO RICONOSCENTE VERSO IL PAESE CHE LO ACCOLSE E LO LANCIÒ NEL CICLISMO” - QUELLA SOMIGLIANZA CON PANTANI - VIDEO


     
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    Giorgio Viberti per “La Stampa”

     

    Due anni fa Egan Bernal era entrato nella storia conquistando a soli 22 anni il Tour de France.

     

    Ieri ha fatto il bis nel Giro, che correva per la prima volta malgrado sia cresciuto e diventato corridore in Italia e abbia esordito da professionista nel team piemontese Androni. Solo Bartali, Gimondi e Merckx avevano fatto la doppietta Giro-Tour a meno di 25 anni.

     

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    «È il Messi della bici» dice di lui Dave Brailsford, boss del team Ineos che 3 anni fa lo strappò a suon di dollari agli altri top team internazionali. «L' Italia è la mia seconda patria» ha ribadito ieri Egan, molto riconoscente verso il Paese che lo accolse e lo lanciò nel ciclismo. Arrivò in Sicilia nel 2015: stravedeva per Nibali, che è di Messina, e si allenava sull' Etna. Prima aveva sempre vissuto ai 3 mila metri di Zipaquirà, nella regione della Savana di Bogotá, e non aveva mai visto il mare.

     

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    Fu Gianni Savio, manager torinese dell' Androni, a farlo esordire tra i professionisti nel 2016 e l' anno dopo, il 7 luglio, arrivò la prima vittoria: 2ª tappa del Sibiu Tour in Romania. Viveva a San Colombano Belmonte, nel Canavese, dove tutto il paese lo aveva adottato, creando il primo Fans Club Bernal italiano, ben rappresentato in questi giorni sulle strade del Giro.

     

    Abbandonata l' idea di studiare giornalismo all' università, Egan decise di buttarsi nel ciclismo anche se lo teneva per tanti mesi lontano dalla famiglia alla quale è legatissimo: papà German, mamma Flor Marina e il fratello più piccolo Ronald Stiven, grande promessa del pedale. «Voglio arrivare nella squadra più forte al mondo» confidò un giorno a Savio. Così il suo procuratore Giuseppe Acquadro, lui pure piemontese ma di Biella, accettò la maxi offerta della Sky, oggi Ineos. Era nata una stella che fino a ieri valeva già 3 milioni di euro all' anno, meno solo di Froome (5,5 mln), Sagan, Pogacar e Thomas.

     

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    In questo Giro è stato seguito da 10 giornalisti inviati dalla Colombia, dove le immagini tv della Corsa Rosa sono andate in onda alle 6 del mattino ma con grande audience, perché Bernal è già più famoso persino di calciatori come Muriel o Cuadrado. La sua prima tifosa è la fidanzata Maria Fernanda Notas, veterinaria di Bogotà, che ieri dopo il trionfo l' ha baciato sulla bocca con ardore e passione.

     

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    Bernal la sua impresa rosa l' ha costruita già nella prima parte del Giro, con l' exploit sullo sterrato di Campo Felice dove ha indossato la maglia di leader che non avrebbe più ceduto. Poi ha dato un altro scossone sullo Zoncolan prima dell' apoteosi a Cortina, dove poco prima del traguardo, a costo di perdere secondi preziosi, ha voluto togliersi la mantellina e far vedere a tutti la maglia rosa, quella che sognava fin da bambino.

     

    Ha tagliato il traguardo a braccia aperte, come fece nel Giro 1998 a Montecampione il suo idolo Marco Pantani, che era nato come lui il 13 gennaio. «La maglia rosa fa parte della leggenda» e quell' immagine resterà per sempre nella sua vita. E nella storia del Giro d' Italia.

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