MASSIMO BOSSETTI
Massimo Bossetti ha una nuova carta da giocarsi nel processo per la morte di Yara Gambirasio. La Corte di Cassazione ha stabilito che il collegio difensivo di Bossetti ha diritto a una completa ricognizione e analisi dei reperti rimasti.
Bossetti è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della 13enne avvenuto nel 2010. Il 21 maggio scorso la Suprema Corte ha annullato il provvedimento del giudice dell’esecuzione Giovanni Petillo, che a suo tempo aveva respinto l’istanza con cui la difesa chiedeva di sapere come fossero conservati i campioni di Dna presi in custodia dall’Ufficio corpi di reato del tribunale di Bergamo.
I nuovi sviluppi sono stati approfonditi a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV con l’avvocato Claudio Salvagni, uno dei legali di Massimo Bossetti.
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Intervistato da Fabio Camillacci, l’avvocato Salvagni ha affermato: “Qua c’è qualcosa che va oltre il classico ‘innamoramento della tesi’. Abbiamo assistito e continuiamo ad assistere alla strenua difesa di un’indagine qualitativamente scarsa e che non ha raggiunto una certezza granitica.
Resto, infatti, sorpreso da questo valzer delle Procure dopo che la Corte di Cassazione da tempo ci ha autorizzato a effettuare nuovi esami. Una clamorosa serie di rimpalli tra Procure che ci ha portato per altre tre volte in Cassazione. E per tre volte la Corte Suprema ci ha dato ragione dicendo che abbiamo il diritto di esaminare quei reperti e da ultimo i giudici hanno anche stabilito che abbiamo il diritto di conoscere lo stato di conservazione di quei reperti perché sono dei reperti fondamentali per arrivare alla verità.
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Noi vogliamo esaminare quei 54 campioni di Dna trovati sui vestiti della povera Yara, perché crediamo che lì ci siano le risposte a tutti i dubbi ancora in piedi in questa lunga vicenda. Visto che Dna nucleare e Dna mitocondriale, esaminati dai periti dell’accusa, non combaciano con quelli di Bossetti”.
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