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    SE QUESTA È L’ÉLITE, DATECI IL POPOLO – BERNARD HENRI-LEVY A ROMA CON IL SUO SPETTACOLO ANTI SOVRANISTA INVITA ALLA REAZIONE CONTRO I CATTIVONI POPULISTI CON CITAZIONI IMPROBABILI E UN’ODE ALLE ANFETAMINE – CITA “L’OPERA DA QUATTRO SOLDI” DI BRECHT, MA IN REALTÀ ERANO TRE. SI PIACE TANTISSIMO, E INFATTI LO SPETTACOLO PIÙ CHE UN’ODE ALL’EUROPA SEMBRA UN’ODE AL SUO EGO. SI TOGLIE LE SCARPE, GRIDA ''BELLA CIAO'' DOPO UN TUFFO IN UNA VASCA DA BAGNO, E NE HA PER TUTTI, TRANNE CHE PER IL SUO AMICO MACRON


     
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    Camilla Tagliabue per “il Fatto Quotidiano”

     

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    Bella ciao. Al raffreddore. Viva la Resistenza. Ai germi. Ci vuole il fisico per inaugurare la "nuova resistenza europea", e il "patriota" Bernard-Henri Lévy ce l' ha: a 70 anni suonati, è capace di stare in palco due ore, anche bagnato fradicio, a piedi nudi e laringe sotto sforzo.

     

    È dalla vasca da bagno, infatti, che il filosofo lancia il suo "appello": Looking for Europe, uno spettacolo-manifesto (già pamphlet per La nave di Teseo), un "invito alla reazione", il suo "contributo di scrittore" contro lo spettro che si aggira per l' Europa, il sovranismo. Così BHL - sempre lui, non è il nome di una banca - ha scoperto il teatro civile, ed è in tour nelle principali piazze del continente (l' altroieri a Roma, il 20 maggio a Parigi), giusto alla vigilia delle elezioni dell' apocalisse e dell' invasione delle cavallette.

     

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    La trama, dunque: l' intellettuale si è chiuso in una stanza a Sarajevo per preparare il discorso di un' imminente conferenza sull' Europa, ciondolando - in cerca di idee - dalla scrivania alla chaise-longue, dalla vasca da bagno al comodino. Non recita, declama, gesticola, risponde al telefono, chiama su Skype, naviga su Google, legge sms, butta i libri in vasca, si butta in vasca, cammina in tondo tipo carcerato nell' ora d' aria, poi beve da una bottiglia di gin, ma sarà acqua. Lui la fenomenologia dello spirito (etilico) non la regge: pare una caricatura, l' imitazione di se stesso, e quando lo spettacolo finisce per un attimo si teme davvero che possa ricominciare tutto daccapo, con la vera conferenza europeista. No. Pericolo scampato.

     

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    Ancora gocciolante, Lévy esce per gli applausi: si spoglia della giacca e la lancia, a mo' di rockstar, in platea. Le scarpe, nel frattempo, se l' era rimesse. "Prima traccia delle sue Mémoires intérieurs" (!), la pièce è una tirata contro i nuovi mostri: populismo, razzismo, neofascismo, antisemitismo, imbarbarimento culturale in un' Europa che muore per overdose di lassismo, conformismo e odio.

     

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    Ne ha per tutti, dallo Yad Vashem che ha accolto Salvini alle simpatie di Orbán e Kurz per Israele, dalla Germania alla Gran Bretagna, da Trump a Putin, da Podemos al gruppo di Visegrád. Tutti, tranne Macron: BHL è sempre stato l' intellettuale di corte e di riferimento. Del governo di riferimento. Perciò, povero président, "così solo" e innocente, la cui unica pecca è di avere "problemi di comunicazione".

     

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    Seguono complimenti a Matteo Renzi e un grido di dolore: "Troppo facile dare la colpa ai leader". Se sono suoi amici. L' Italia è il bersaglio più facile: da sempre è "laboratorio" del male, da Berlusconi alla commedia dell' arte di Conte, Di Maio e Salvini. Quanto a Cesare Battisti, si difende: "Mai detto che fosse innocente ma che avesse diritto a un faccia a faccia con un giudice".

     

    Difficile, se uno scappa, che fa il paio con altri nonsense su "Londra che ricorda quella del '43" e l' Ue piena di "rovine e macerie". Perciò Lévy rimpiange la vecchia Europa delle passeggiate e dei caffè. E delle amanti, le sue: orgasmi a Berlino, gridolini a Budapest, baci a Milano Indietro fino all' antica Grecia e il mito di Europa, la principessa orientale che oggi sarebbe "profuga siriana": per la cronaca, la signorina era di Tiro, Libano.

     

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    Poche settimane fa la webzine americana Quartz si chiedeva perché " BHL fosse considerato un intellettuale pubblico", lui così "inane", vanitoso e dalle idee "irrilevanti e mediocri". Per fortuna, le idee le ruba agli altri, con una sbrodolata di autori (Stendhal, Baudelaire, Proust, Byron, Malaparte, Kant) e citazioni improbabili, come "l' opera da quattro soldi" di Brecht, che in realtà ne vale solo tre. Engagé, ma sempre dalla parte giusta, guerrafondaio q.b., lib-lab e blablabla, Lévy si fregia di raccontare il mondo come "Fellini prima di me". Poi decanta le anfetamine, sparite "per colpa del puritanesimo igienista", e chiama a raccolta i fantasmi amici per arginare quelli nemici, in una tragicomica lista di ministri europei: Houellebecq alla Difesa degli animali; Soros e Madre Teresa di Calcutta all' Economia; Fellini ai Diritti delle donne; Petrarca al Rap; Cicciolina all' Ambiente; Galileo al Coraggio. Non suo, quello della Santa Sede.

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