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    “NEL CASO DI TOTTI C’ERA TROPPA GENTE INTORNO. IO SONO UNA PREPOTENTE E VOLEVO COMANDARE” – A CHI SI RIFERISCE ANNA MARIA BERNARDINI DE PACE, EX AVVOCATO DI FRANCESCO TOTTI NEL DIVORZIO CON ILARY, QUANDO PARLA DI “TROPPA GENTE INTORNO”? FORSE ALLA NUOVA COMPAGNA DEL CAPITANO, NOEMI, CHE NON VUOLE DARLA VINTA SU NULLA ALLA QUASI EX MOGLIE? – I RACCONTI DI BERNARDINI DE PACE, LE DUE FIGLIE AVUTE DA GIOVANISSIMA, IL PASSATO RADICALE CON PANNELLA E IL MATRIMONIO (NAUFRAGATO)...


     
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    Estratto dell'articolo di Maria Luisa Agnese e Greta Sclaunich per il “Corriere della Sera – Sette”

     

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    Temutissima e aggressiva come avvocata di famiglia («so che dicono che sono una strega”), Anna Maria Bernardini de Pace ha una storia di mamma a tempo pieno di due figlie molto amate: racconta della sua primaria vocazione materna nella casa di Ameglia, provincia di La Spezia, costruita tra il bosco e il mare, sede di uno dei suoi uffici. […]

     

    Anna Maria Bernardini De Pace è nata a Perugia nel 1948. Sposata con Francesco Giordano dal 1970 al 1976, ha due figlie: Chiara e Francesca. È avvocata esperta in diritto di famiglia

     

    È diventata mamma giovanissima.

    «Sono rimasta incinta a 22 anni e Francesca è nata che ne avevo appena compiuti 23. Con mio marito era grandissimo amore, forse l’unico vero amore della mia vita, anche se ne ho avuti tanti. Ero così innamorata che, pur essendo molto libera e molto prepotente, mi ero messa nelle sue mani con il programma di avere 12 figli».

     

    totti e ilary totti e ilary

    Agnese: Dunque, pur essendo la donna pubblica che tutti conoscono, non ha sofferto quell’ambivalenza fra maternità e carriera che oggi molte ragazze sentono.

    «No assolutamente. Da quando ho conosciuto mio marito, all’università perché era il mio professore, immediatamente il mio sogno è stato quello di sposarmi con lui e l’ho fatto esattamente 9 mesi dopo. Lasciando l’università, e con gioia, perché me l’aveva chiesto».

     

    Sclaunich: Quindi era pronta a fare la mamma e basta?

    «Volevo fare la mamma e basta tutta la vita. Le mie figlie sono state in assoluto l’emozione più grande che abbia avuto. Sia le gravidanze, anche se difficili, sia il parto. Ho introdotto alla Macedonio Melloni il parto in piedi, la mamma attaccata alle sbarre del letto e la bambina fatta scendere, con le ostetriche che gridavano perché allora andava solo il parto sdraiata».

     

    Sclaunich: Nella sua vita c’è un filo conduttore, mi pare: si è sempre molto fidata del suo istinto.

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    «Sempre, anche adesso che ho 75 anni. Sono convinta che noi donne abbiamo nella pancia - perché le decisioni nostre sono di pancia - una potenza superiore a quella del cervello». […]

     

    Agnese: Se con questa sua propensione alla maternità non fosse riuscita ad avere figli?

    «Non l’ho mai contemplato. Però da 40 anni faccio l’avvocato e tutti i praticanti che ho avuto, più di quattrocento, li ho trattati come figlie e figli. Quindi ho anche il senso della maternità non biologica.

     

    totti noemi bocchi totti noemi bocchi

    Per me normale è essere così, so che non potrei mai fare la politica. Per esempio io trovo Giorgia Meloni la vera femminista non tossica perché si mette al livello degli uomini: la apprezzo per questo, non ne sarei mai capace ma trovo che sia una forza che lei sia così».

     

    Agnese: Sicura che possa essere quello il modello per le donne?

    «Non lo so, ma la ammiro per questo. Io per essere esageratamente madre sono stata 5 anni da una psicanalista junghiana, che mi ha detto che sbagliavo a farmi coinvolgere troppo. Ero andata perché per il mio lavoro mi occupo di dolori familiari e non riuscivo più a distinguere il dolore dei clienti dal mio.

     

    Ho scelto una junghiana perché avevo sempre letto Jung come produttivo di aspetti benefici per il futuro, anziché come Freud indagatore degli aspetti malefici del passato. E lei ha subito notato in me questo esagerato esprimersi nella maternità, anche se poi mi sono fermata quando è finito l’amore. Per me è dall’amore che devono nascere i figli ed è con amore che devono crescere. Tanto che dico ai miei clienti: voi grandi mi pagate, ma io difendo i vostri figli, non voi. Ho mollato un sacco di clienti rinunciando al mandato perché non rispettavano i loro figli».

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    Agnese: È andata così nel caso Totti?

    «È andata così perché c’era troppa gente intorno, e io sono una prepotente e volevo comandare».

     

    Sclaunich: Ha detto che oggi difende più volentieri gli uomini perché sono il sesso debole.

    «Oggi sono loro le vittime. Quando ho cominciato a occuparmi del diritto di famiglia, nel 1987, le donne erano la parte debole: venivano trattate a qualsiasi livello sociale come baby sitter di lusso. Anche l’assegno che veniva dato loro era ridicolo così a fine anni Ottanta ho sviluppato il concetto di tenore di vita che purtroppo l’anno scorso la Cassazione ha eliminato.

     

    Ma le donne nel frattempo hanno raggiunto gli uomini come capacità economiche e quindi non ha senso che vengano gratificate di qualcosa che possono fare da sole. Ora devo proteggere la parte debole: in questo momento ho il 70 per cento di uomini come miei clienti perché voi non avete idea di cosa sono diventate le donne. Prepotenti, arroganti, furbe». […]

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    Sclaunich: Se tornasse indietro, c’è qualcosa che farebbe in modo diverso per gestire l’equilibrio tra lavoro e figlie?

    «Starei di più con loro. Mi sento ancora in colpa per averle lasciate sole, quando sono ritornata al lavoro non avevo nessuno che mi aiutasse. La domenica mi portavo il lavoro a casa e le piazzavo davanti alla televisione, in un’altra stanza». […]

     

    Agnese: Lei che è libertaria, che ha fatto le battaglie con Pannella, cosa pensa della maternità surrogata?

    «Sono contraria, nell’interesse del bambino: mi fa orrore che un figlio venga cresciuto in una pancia per poi andare dall’altra parte del mondo, a maggior ragione se mantiene un rapporto con la madre originaria. Io sarei per cambiare la possibilità di adottare in Italia, che è gestita in modo vergognoso quando invece esiste la possibilità di partorire e lasciare il figlio in ospedale: già solo lì si dovrebbe poter adottare all’istante, dando la possibilità anche a single e coppie omogenitoriali. […]».

    FRANCESCO TOTTI NOEMI BOCCHI FRANCESCO TOTTI NOEMI BOCCHI

     

    Sclaunich: Quindi cos’è che fa di una donna una madre?

    «La responsabilità di esserlo. Responsabilità deriva dal latino responsum , quindi risposta: la risposta alla vita e se non gliela dai tu, un figlio è infelice per sempre. Penso alle mamme che non li seguono, che non dicono mai di no pur di toglierseli di torno. Tutti i no che ho detto alle mie figlie li ho sentiti come botte al mio fegato, ma l’ho fatto per far loro conoscere i limiti».

     

    Sclaunich: Loro di questi no si ricordano? La ringraziano di averli detti?

    «Non mi ringraziano, ma stanno dicendo gli stessi no ai loro figli. Per esempio mi avevano messo in croce perché volevano il motorino e ora una sta combattendo allo stesso modo. Le caramelle, invece, gliele davo sempre anche se non doveva essere una cosa sistematica.

     

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    Avevo un mio modo di viziarle, perché a mia volta io non ero stata viziata: i miei genitori erano stati assenti, mia mamma aveva preferito la carriera diventando una delle prime donne avvocato e noi figli siamo stati in collegio.

     

    Io oggi sono felice di dare alle mie figlie tutto quello che vogliono, anche perché quando mi sono separata eravamo povere: se mi invitavano a pranzo chiedevo se potevo portare anche loro così almeno mangiavamo carne».

     

    Sclaunich: Non immaginavo fosse così! Molto spesso noi donne seguiamo esempi di leadership al maschile, mi ha fatto piacere scoprire che si può essere leader anche mettendo avanti le proprie caratteristiche femminili, comprese quelle materne.

    «Pensa che io non cucino mai, mangio spesso al ristorante. Ma se ci sono le mie figlie mi metto ai fornelli e nessuno si immagina che mentre sono al telefono per lavoro intanto sto preparando il ragù per tutti».

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