Gianni Clerici per la Repubblica
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Finché ho giocato a tennis non ho mai evitato di dare un' occhiata ai corsi dei bambini, chiedendomi perché non ne uscisse un nuovo Pietrangeli, o almeno un nuovo Panatta.
Un amico, giocatore che stimo, non cessava di ripetermi che, secondo lui, era tutta colpa del rovescio a due mani, se non avevamo più buoni tennisti. Infatti nelle scuole insegnano ormai agli inizi il rovescio bimane, mentre Nicola giocava due tipi di rovescio, uno alto sopra il nastro per palleggiare e uno invece per passare, mentre Adriano si giovava di un rovescino tagliato d' attacco, seguito da una volée incredibile, ed eventualmente da una volée alta che il mio partner Tommasi aveva addirittura battezzato Veronica.Ma non erano certo i rovesci bimani ad aver impedito ai nostri bambini l' accesso ai primi trenta del mondo.
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Quando, l' anno scorso, mi apparve d' improvviso Cecchinato, e vidi che era in grado di colpire a tutto braccio la palla, mi entusiasmai, nel sincerarmi che non era affatto privo di rovescio. E ieri, su quello stesso campo di Budapest, nella finale contro il serbo di ascendenza ungherese Krajinovic, Matteo Berrettini non si è limitato a service and forehand, invenzione di Jack Kramer, ma si è difeso con passing shot di rovescio, e ha saputo attaccare di rovescio slice, mutandolo, quanto era necessario, in rovescio piatto o in volée molto angolate.
Nell' angolo, c' era il suo coach Vincenzo Santopadre, che oltre al nome da predestinato aveva la caratteristica di giocar forse meglio di rovescio che di diritto.
E simili qualità migliorava di Berrettini sino a far di lui un tennista ancor più irresistibile che non solo col servizio, un colpo che i nostri, per i campi lenti e la modesta statura dei campioni, non hanno mai avuto tra i migliori. Ma è forse il caso di ricordare che il Centrale di Budapest sembra costruito per gli italiani, dal momento che non hanno più visto ospitare un loro Campione simile a Jozsef Asboth, vincitore del Roland Garros del 1947.
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Berrettini dopo la vittoria sale al numero 37, e spero che non avrà difficoltà a migliorare su terreni più veloci. Oggi ha avuto problemi nel momento decisivo del primo set, soprattutto nel nono game. Contro un regolarista quale Krajinovic gli ha poi sottratto il servizio nel sesto game del secondo set, e lo ha sottomesso addirittura 6- 1 nel terzo, con 25 punti a 12. Così, dopo Cecchinato a Baires e Fognini a Montecarlo, salgono a tre gli italiani in grado di vincere un torneo quest' anno.
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Nicola e Adriano, invieranno certo un biglietto azzurro dal Roland Garros.
Finale Atp Budapest: Berrettini ( Ita) b. Krajinovic (Ser) 4-6, 6-3, 6-1.
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