Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"
STEFANO FASSINANon è certo dell'attuale premier che Pier Luigi Bersani non si fida. «È un uomo leale», dice il segretario. Sono altre le sue preoccupazioni: «Ci sono circoli imprenditoriali e salotti finanziari che preferiscono che la politica sia screditata per fare quello che vogliono». È questo l'assillo del leader del Pd.
È questa, secondo lui, la strada che può portare al Monti bis. «Ma se le elezioni si dimostrassero inutili, per l'Italia sarebbe la paralisi», continua a ripetere ai suoi collaboratori. E Susanna Camusso gli dà manforte: «Non vorrei una sospensione della democrazia». Bersani non accetta l'aut aut «o agenda Monti o niente».
NICHI VENDOLA jpegÈ convinto che dall'azione del governo in carica occorra partire, ma pensa che sia necessario «superarne i limiti sociali». Ritiene di poterlo fare, anzi, ritiene che il Partito democratico possa farlo, perché i personalismi non gli piacciono, per questa ragione lancia questo monito al suo partito: «Nei momenti di crisi deve prevalere il nostro sforzo collettivo». Non è una chiamata alle armi, ma quasi.
GIUSEPPE FIORONINel Pd sta prevalendo la convinzione che, anche se le elezioni consacrassero un vincitore, potrebbero esserci comunque molte - e diverse - pressioni per mandare l'attuale premier al ministero dell'Economia del governo che sarà. Bersani non dice di no. E nemmeno potrebbe. Ma per una fetta non indifferente del Pd questo potrebbe essere un problema. Basta sentire quello che dice Cesare Damiano per capirlo: «Il Pd deve correggere le riforme, come quella del mercato del lavoro e delle pensioni, che alla prova dei fatti hanno creato problemi sociali».
E Stefano Fassina è altrettanto determinato: «Noi cambieremo l'Agenda Monti perché così com'è non funziona». Che non vada bene nel Pd lo pensano in molti. Paola Concia, per esempio: «Monti dice che non dobbiamo ricorrere agli aiuti della Bce, però lui si fa aiutare a rimanere da mezzo mondo. Non va bene. Che questo sia da monito a tutti noi: facciamo proposte serie, all'altezza di quelle di Monti, e, se dio vuole, alternative».
ELSA FORNEROA questo punto le primarie si legano inevitabilmente alla partita «Agenda Monti sì, agenda Monti no». Una parte del variegato arcipelago che sostiene il segretario ha paura del doppio turno. Teme che nella seconda tornata Bersani cerchi di prendere i voti del leader di Sel Nichi Vendola, spostandosi, inevitabilmente, a sinistra.
ENRICO LETTA A CERNOBBIO jpegPerò tra chi sostiene il segretario ci sono personaggi come Piero Fassino: il sindaco di Torino è convinto che «chi governerà nella prossima legislatura dovrà dare continuità alla politica dell'attuale governo». Ma una simile posizione mal si concilia con il Vendola che per evitare le critiche della sua sinistra interna insegue Antonio Di Pietro sui referendum anti-Fornero. E in verità ha poco a che spartire anche con le posizioni di Damiano o Fassina.
PIERFERDINANDO CASINI WALTER VELTRONI CORRADO PASSERAMa lasciando da parte questi problemi, nel Partito democratico si è insinuato un altro sospetto. Ovvero, che si dica Monti bis per dire un'altra cosa. Ecco cosa pensa, per esempio, Roberto Della Seta, senatore veltroniano: «Se il Monti bis vuol dire inciucio, grande coalizione, nessuna rottura con lo status quo, se, insomma, vuol dire Passera, no grazie».
Già, perché oltre le mosse di Monti, al Pd vengono monitorate quelle di Pier Ferdinando Casini. Che cosa vuole veramente il leader dell'Udc che dice di puntare a un Monti bis? Secondo alcuni vuole soltanto - grazie a una legge elettorale di stampo tedesco con un mini premio di maggioranza al primo partito - un «inciucio», che nulla ha a che fare con un governo affidato anche nella prossima legislatura all'attuale premier. Dice Beppe Fioroni: «Tutti parlano di Monti bis, soltanto per prendere voti che altrimenti non prenderebbero perché puntano a una grande coalizione anche nella prossima legislatura. Per cui il Monti bis vero c'è solo se il premier scende in campo».