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    "BUINI MI DISSE: È SUCCESSA UNA COSA STRANA, MI AVEVANO FATTO L'ORDINE, POI SI SONO MESSI IN MEZZO ALCUNI PERSONAGGI ED È SALTATO TUTTO" - BERTOLASO AGGIUNGE QUALCHE DETTAGLIO SUI FATTI LEGATI ALL'INCHIESTA SU LUCA DI DONNA E RICORDA IL "PASSATO" DI DOMENICO ARCURI: "LO CONOBBI A PALAZZO CHIGI NEL 2007, QUANDO UN ALTO FUNZIONARIO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, GOVERNO PRODI, MI CONVOCA E MI PRESENTA DUE PERSONE: ARCURI, GIÀ CAPO DI INVITALIA, E GIAMPI TARANTINI (CHE PROCACCIAVA RAGAZZE PER LE FESTE DI BERLUSCONI). IN QUELLA OCCASIONE MI DICONO CHE AVREBBERO VOLUTO REALIZZARE UN GRANDE CENTRO DI PROTEZIONE CIVILE IN PUGLIA: "ARCURI CI METTE I SOLDI E TARANTINI LO REALIZZA". IO RIMASI BASITO, DISSI NO E ME NE ANDAI…"


     
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    bertolaso bertolaso

    Giovanna Vitale per "la Repubblica"

     

    «Io non ho raccomandato nessuno!» protesta Guido Bertolaso, il cui nome è spuntato fra le pieghe dell'inchiesta sull'avvocato Luca Di Donna, amico e socio di Giuseppe Conte, indagato per aver tentato di pilotare alcuni appalti Covid. Nella primavera 2020 l'ex capo della Protezione civile avrebbe sponsorizzato, con l'allora commissario all'emergenza Arcuri, l'imprenditore Giovanni Buini, pronto ad aggiudicarsi una maxi-commessa da 160 milioni di mascherine.

    LUCA DI DONNA GIUSEPPE CONTE LUCA DI DONNA GIUSEPPE CONTE

     

    Dottor Bertolaso, intanto come conosce Buini?

    «L'ho conosciuto cinque o sei anni fa su un bellissimo campo da golf in Umbria. Mi ha fatto subito un'ottima impressione: aveva una faccia pulita e onesta, mi è sembrato un ragazzo a posto cui piaceva fare l'imprenditore rispettando le regole».

     

    È vero che è stato lei a presentarlo ad Arcuri?

    «Assolutamente sì, adesso perché siamo in campagna elettorale sembra una cosa scorretta, ma ce lo ricordiamo tutti come stavamo messi un anno e mezzo fa: la gente moriva a grappoli, le mascherine erano introvabili e quelle che c'erano erano fuori norma. Un giorno mi chiama 'sto ragazzo e mi fa: "Guarda che io posso fornire mascherine a norma, perfette, certificate, però Arcuri non lo conosco". Allora io gli dico: "Bene, questa è la sua mail istituzionale, scrivigli, spiegagli tutto e poi sarà lui a valutare, a decidere se è utile"».

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    E poi cosa succede?

    «Buini mi richiama a distanza di poco per dirmi che Arcuri gli ha risposto e probabilmente si vedranno. Dopo una settimana mi ritelefona e mi fa: è successa una cosa strana, mi avevano fatto l'ordine, poi si sono messi in mezzo alcuni personaggi ed è saltato tutto».

     

    Che personaggi?

    «Mi ha raccontato che c'era questo avvocato Di Donna che a un certo punto pretendeva una consulenza perché sosteneva di essere stato lui a fargli avere la commessa da Arcuri. Buini mi ha chiesto: "Che faccio?". E io: "Se ritieni che sia una richiesta indebita vai subito in Procura". Poi non ho saputo più nulla, quello che è accaduto dopo l'ho letto sui giornali».

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    Ma lei perché ha raccomandato Buini?

    «Ma io non ho raccomandato nessuno! Ho solo suggerito di mandare una mail ad Arcuri, al quale poi ho scritto un sms: "Ti chiamerà questo ragazzo che forse può aiutarvi con le mascherine". Non è che ho insistito. In quel momento mi sembrava un dovere morale cercare di dare una mano al Paese che si trovava nei guai. Dopodiché non ho avuto nessun altro rapporto né con Buini né con Arcuri».

     

    E Arcuri da quanto lo conosce?

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    «Lo conobbi a palazzo Chigi nel 2007, quando un alto funzionario della Presidenza del consiglio, governo Prodi, mi convoca e mi presenta due persone: Arcuri, allora già capo di Invitalia, e Giampi Tarantini (il famoso procacciatore di ragazze per le feste di Berlusconi, ndr ). In quella occasione mi dicono che avrebbero voluto realizzare un grande centro di Protezione civile in Puglia: "Arcuri ci mette i soldi e Tarantini lo realizza". Io rimasi basito, dissi no e me ne andai. Mi seccai molto di questa piccola imboscata».

     

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    Chi era questo alto funzionario?

    «Lasciamo stare. Quando, anni dopo, venne fuori che fu Berlusconi a farmi conoscere Tarantini feci pure una nota Ansa per ristabilire la verità, cioè che era stato Arcuri a presentarmelo. L'ho messo anche a verbale alla Procura di Bari, che mi interrogò in relazione all'inchiesta su Tarantini».

     

    Quando ha segnalato Buini ad Arcuri sapeva che le sue aziende erano sotto indagine?

    «No, non è che sono un amico intimo né frequento i tribunali di Perugia».

     

    Passando all'attualità, Michetti le ha proposto di fare il commissario ai rifiuti, qualora diventasse sindaco di Roma. Accetterebbe di farlo anche se vincesse Gualtieri?

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    «Io sono un funzionario dello Stato, servo le istituzioni. Chi dice che sono un tecnico di destra spara cazzate. Chi mi chiese di fare il Giubileo del 2000? Rutelli con Prodi al governo. Quando Rutelli si candidò premier, chi scrisse il suo programma? Io, con Paolo Gentiloni. Dopodiché Michetti è stato geniale a ipotizzare un commissario del governo per i rifiuti della Capitale e mi ha chiesto di farlo, in modo più corretto rispetto a Calenda: non potevo dire di no. Gualtieri non me lo chiederà. La verità è che qui nessuno ha idea di come gestire la spazzatura. Lei crede che qualcuno sappia che succederà a fine mese? Le discariche di Aprilia e di Civitavecchia chiuderanno e Roma non saprà più dove smaltire la sua immondizia. Un cataclisma».

     

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    Quindi sbaglia il sindaco Sala a dire che lei non è indipendente?

    «Mi addolora che lo dica Sala, sa bene quanto ho fatto negli ultimi 8 mesi per i cittadini lombardi. E se lui è riuscito a realizzare quel popò di Expo è perché fui io a o classificarlo come Grande evento. Sono sempre stato indipendente da tutti, è questo che dà fastidio».

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