Ci sono show che non hanno prezzo e alcuni che valgono più di 300.000 euro al minuto: #Beyoncé sa, ma @Fiorello sa di più ?@Vivarai2off ? Dal lunedì al venerdì alle 7.15 su @RaiDue e #RaiPlay! pic.twitter.com/zK8om3npdg
— RaiPlay (@RaiPlay) January 25, 2023
Estratto dell'articolo di Mattia Feltri per “La Stampa”
beyonce dubai
Una interessante cronaca del Corriere racconta dell'ultima esibizione di Beyoncé, poco più di un'ora di concerto a Dubai per l'inaugurazione di un lussuoso resort e con una parcella di ventiquattro milioni di dollari, ventuno milioni abbondanti di euro. Qualcuno si è avventurato nel calcolo del compenso a minuto: oltre trecentomila euro.
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Non credo avesse un impellente bisogno di aggiustare il patrimonio, stimato in 440 milioni di dollari, ma nulla va obiettato a chi mette a reddito i propri talenti. E del resto buona parte dei suoi fan non hanno granché da ridire sulla tariffa, ma sui presupposti: negli Emirati l'omosessualità è fuorilegge e, in teoria, punibile con la morte. Accanita sostenitrice dei diritti Lgtbq qui in Occidente, un pochino meno a Dubai. E infatti Beyoncé non ha cantato un solo brano di Renaissaince, l'ultimo album, dedicato agli artisti neri gay. Ignoro quali siano i motivi della lacuna, ma li intuisco.
E come hanno insegnato i mondiali di calcio, certi mercati sono particolarmente ricchi, e i mercati rispondono alla legge aurea della domanda e dell'offerta. Se la domanda non contiene canzoni pro gay, l'offerta è niente canzoni pro gay. E ora basta soltanto vedere com'è la domanda qui, a proposito di minoranze e diritti, e qual è l'offerta. Semplicemente, un altro mercato.
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