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DAGOREPORT
A Washington, Joe Biden è davvero nei guai fino al collo. Il presidente americano a pochi mesi dal voto presidenziale di novembre si ritrova tra l’incudine e il martello di due guerre aperte e un crescente e insostenibile malcontento interno per i conflitti in Ucraina e Medioriente.
Il presidente non sa come gestire la frustrazione del 48% degli elettori democratici, che si riconoscono nelle ragioni dei palestinesi di Gaza (tra gli elettori repubblicani i simpatizzanti per Gaza sono solo il 25%), e accusano l’amministrazione Biden di eccessiva debolezza nei confronti di Netanyahu in modalità “Dottor Stranamore”.
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Il ginepraio mediorientale è reso ancor più inestricabile dalle posizioni contrastanti in seno agli stessi schieramenti: se in Israele le opposizioni in aperta polemica con ‘’Bibi’’ spingono per la liberazione degli ostaggi a scapito dell’offensiva militare su Rafah, i terroristi di Hamas si spaccano come una mela sulla tregua.
Il capo politico Ismail Haniyeh, dal suo esilio dorato nel lusso del Qatar, a Doha, vuole trovare un accordo. Yaya Sinwar e l’ala militare del movimento, invece, nascosti nei tunnel sotto Gaza, non vogliono cedere dopo aver combattuto per mesi.
Yahya Sinwar
E il premier israeliano? Come al solito Netanyahu vuole la siringa piena e la moglie drogata: si dice favorevole a una trattativa per il rilascio degli ostaggi, ma allo stesso tempo vuole spianare Rafah, l’ultimo fortino di Hamas, dove si sono rifugiati 1 milione e mezzo di sfollati dal Nord.
I FIGLI DI ISMAIL HANIYEH UCCISI A GAZA hassan eslaiah con il leader di hamas yahya sinwar