Giuseppe Sarcina per corriere.it
ZELENSKY BIDEN
L’intelligence militare americana ci ha messo poche ore per fugare lo scenario più catastrofico: non sono stati i russi a lanciare il missile caduto sul territorio polacco tra il 15 e il 16 novembre. Il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan sembrava averlo intuito immediatamente, quando ha ricevuto la telefonata che lo ha tirato giù dal letto, alle 3 del mattino. Che atto ostile, che «provocazione» poteva mai essere un razzo scagliato in un’area rurale, periferica della Polonia? Il segretario di Stato Antony Blinken e, soprattutto, Joe Biden si sono trovati d’accordo.
Il problema, però, è stato placare la reazione istintiva, furibonda di Volodymir Zelensky e del presidente polacco Andrzej Duda. A Washington non è piaciuto l’invito perentorio di Zelensky: la Nato deve intervenire. E neanche l’allarme precipitoso, rivelatosi poi avventato, lanciato dal presidente polacco Andrzej Duda: in rapida sequenza ha riunito il consiglio di guerra e convocato l’ambasciatore russo a Varsavia, seminando angoscia tra i suoi concittadini.
Missile caduto a Przewodow
L’indicazione di Biden agli alleati è stata chiara fin dall’inizio del conflitto. L’obiettivo deve essere «contenere» Putin, senza innescare un’escalation incontrollabile. A meno che non ci sia scelta. E certamente non era questo il caso dell’altra notte.
Per tutta la giornata, gli americani si sono impegnati per archiviare al più presto l’incidente di percorso e riprendere la strategia su più livelli. Da una parte gli Stati Uniti continueranno a fornire armi agli ucraini e chiederanno ai partner di fare altrettanto. Ieri il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, ha guidato la settima riunione, questa volta online, degli oltre 40 Paesi che stanno inviando aiuti militari a Zelensky.
Nello stesso tempo Biden rilancia ancora. Come previsto, ha appena chiesto al Congresso di approvare un pacchetto di aiuti intorno ai 37 miliardi di dollari. Il totale degli stanziamenti sale ora a 100 miliardi.
Frammenti del missile caduto a Przewodow
Il governo Usa, però, si muove anche sotto traccia, provando a costruire le condizioni minime per aprire un negoziato con Putin, beninteso senza scavalcare Zelensky. Una delle mosse chiave è aumentare la pressione sulla Russia. Era uno degli obiettivi con cui la delegazione Usa si è presentata al G20 di Bali, portando a casa la riattivazione del dialogo con Pechino e l’insofferenza dell’India per l’instabilità economica causata dalla guerra putiniana. Due esiti che non erano scontati.
Washington, inoltre, sta intensificando i contatti con Mosca, seguendo quattro canali: Blinken sente Lavrov; Sullivan dialoga con la sua controparte, Nikolai Patrushev; Austin corrisponde con il ministro della difesa russo Sergei Shoigu e, infine, il direttore della Cia, William Burns, lunedì 14 novembre ha avuto un colloquio con il numero uno dei servizi segreti di Mosca, Sergei Naryshkin.
Di che cosa stanno parlando? Una fonte del dipartimento di Stato ci ha spiegato, in una pausa del G20, che i temi in discussione sono due: il controllo delle armi atomiche; lo scambio di detenuti, in modo da riportare negli Usa la star del basket femminile Brittney Griner e l’uomo d’affari Paul Whelan.
frammento del missile caduto a Przewodow polonia
La logica, però, suggerisce un altro quadro: non si mettono in campo le figure più importanti dell’amministrazione per organizzare uno scambio di prigionieri. È più probabile che Biden voglia capire se i russi stiano cercando l’occasione per una via d’uscita.
John Kirby, direttore della comunicazione strategica della Casa Bianca, ha detto in un’intervista al Corriere che, finché i russi bombardano le città, colpendo i civili, non ci sono le condizioni per un negoziato. Ma dal dipartimento di Stato fanno osservare che, con l’inverno, potrebbe scattare «un cessate il fuoco» fisiologico.
putin zelensky biden
L’importante è che non siano gli occidentali ad alimentare le tensioni. Per questo basta e avanza Putin.
fattoria colpita da un missile a Przewodow in polonia PUTIN BIDEN