RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Paolo Mastrolilli per repubblica.it - Estratti
jake sullivan all hutchins center on fiscal and monetary policy brookings institution
Se davvero la presidenza italiana del G7 ha chiesto di togliere dalla dichiarazione finale del vertice ogni riferimento all’aborto e ai diritti della salute riproduttiva, difficilmente il presidente americano Joe Biden la firmerà, e la premier Giorgia Meloni deve aspettarsi che questo tema emerga durante il bilaterale di domani con il capo della Casa Bianca.
Si capisce da come il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan ha risposto ad una domanda di Repubblica su questo terreno di potenziale scontro.
Abbiamo chiesto a Sullivan se Biden era informato della cancellazione, è d’accordo, o solleverà la questione dei diritti con Meloni. “Il presidente - ha risposto il suo braccio destro per la politica estera - parla sempre dei diritti umani in tutte le sue interazioni, tanto con gli amici, quanto con i competitori e gli avversari.
joe biden giorgia meloni g7 borgo egnazia
Non mi aspetto che nei due prossimi giorni sarà diverso”. Quindi ha aggiunto: “Non posso commentare la questione specifica dell’aborto nella dichiarazione finale, perché non ne avevo sentito parlare, ma dal punto di vista del presidente, lui non cambia il messaggio in base alle persone con cui parla e nulla al riguardo cambierà durante il vertice”.
Poco importa, se la presidenza italiana ha chiesto di togliere il riferimento in omaggio a Papa Francesco che per la prima volta partecipa al G7. L’aborto è una delle armi più importanti di Biden nella campagna presidenziale contro Trump, che attraverso la super maggioranza conservatrice creata nella Corte Suprema lo ha cancellato a livello federale, e il capo della Casa Bianca non può permettersi di firmare una dichiarazione che lo ignora. Significherebbe condannarsi alla sconfitta il 5 novembre.
antony blinken joe biden jake sullivan
Biden non vuole attriti con Meloni, che è andata oltre le sue aspettative sull’Ucraina, la Cina, e altre questioni internazionali. Però sui diritti non può cedere, quando la questione esce dal perimetro nazionale per diventare internazionale.
Il discorso è simile per le migrazioni, come ha sottolineato ancora Sullivan: “Due anni fa, al Summit of the Americas di Los Angeles, il presidente ha riunito una ventina di paesi con la Declaration for Migration and Protection. È la sua visione basilare su come fare una gestione dell’immigrazione efficace, umana ed ordinata, che resta al centro del suo approccio e ha tre elementi: primo, attuazione umana ed efficace; secondo, investire nella cause profonde, affinché la gente non senta la necessità di partire; terzo, espandere i percorsi legali per avere migrazioni che possano rilanciare la vitalità della nostra nazione e di altre nazioni nell’emisfero
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