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    “TRUMP HA CREATO UNA RETE DI MENZOGNE, SUA LA RESPONSABILITÀ DELL’ASSALTO A CAPITOL HILL” – BIDEN HA PARLATO AL CONGRESSO UN ANNO DOPO L’INSURREZIONE DEL 6 GENNAIO 2021, ACCUSANDO DIRETTAMENTE L’ALLORA PRESIDENTE DONALD TRUMP: “RIMASE A GUARDARE MENTRE AVVENIVANO FATTI INAUDITI. SIAMO IN UNA BATTAGLIA TRA DEMOCRAZIA E AUTOCRAZIA: NON L’HO VOLUTA IO, MA NON MI TIRERÒ INDIETRO” – LA REPLICA DI TRUMPONE: “QUELLO DI BIDEN È STATO UN 'TEATRINO POLITICO' PER "MASCHERARE I SUOI FALLIMENTI” - VIDEO


     
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    Massimo Gaggi, Viviana Mazza, Giuseppe Sarcina per corriere.it

     

     

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    Oggi, alle 15 italiane, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris hanno parlato a Capitol Hill, nell’anniversario dell’assalto da parte dei sostenitori di Donald Trump del 6 gennaio 2021 .

     

    Il presidente e la sua vice hanno chiamato in causa direttamente l’ex presidente Trump, attribuendogli la responsabilità politica dei tumulti che causarono 5 morti e affermando che l’ex presidente «cercò di sovvertire la costituzione e il voto» perché «non sapendo perdere» ha «creato una rete di menzogne sulle elezioni».

     

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    Di fronte a una serie di «bugie», Biden ha voluto ristabilire «la verità dei fatti» su quanto avvenuto: «Siamo al centro di una lotta tra la democrazia e l’autocrazia. Non l’ho voluta, ma non mi tirerò indietro: e non permetterò a nessuno di mettere il coltello alla gola della democrazia», ha detto.

     

    Pochi minuti dopo la fine del discorso, Trump ha affermato che quello di Biden è stato un «teatrino politico» per «mascherare i suoi fallimenti». Il presidente, «che sta distruggendo la nostra nazione con politiche folli di confini aperti, elezioni corrotte, disastrose politiche energetiche, mandati incostituzionali e devastanti chiusure delle scuole, ha usato oggi il mio nome per cercare di dividere ulteriormente l’America».

     

    In realtà, e non a caso, Biden ha accusato Trump — lungo tutto il suo discorso — senza mai pronunciarne il nome.

     

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    «Oggi, un anno fa, la democrazia fu attaccata. La volontà del popolo finì sotto assalto. E la nostra costituzione fronteggiò la più grave delle minacce», aveva twittato il presidente prima di arrivare nella sala che fu teatro dell’attacco.

     

    «Se chiudete gli occhi, e pensate a quei momenti, cosa vedete? Una torma di persone che hanno causato distruzione, portando la bandiera confederata — quella di chi voleva distruggere gli Stati Uniti — in questo edificio. Non era mai successo: è successo un anno fa, qui. Cosa non abbiamo visto? Non abbiamo visto l’intervento dell’allora presidente, che non ha fatto nulla, per ore, rimanendo seduto a guardare la televisione. Non era un gruppo di turisti: era un’insurrezione armata, di persone che volevano sovvertire il risultato delle elezioni. Questo non è rivangare il passato: è evitare che venga sepolto, è evitare che si ripeta».

     

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    Trump — ha attaccato ancora Biden — ha creato «una rete di bugie e le ha diffuse. Ha cercato di riscrivere la storia. E visto che non ha mai accettato di aver perso, ha posto il suo interesse personale di fronte a quello della nazione. Per l’ex presidente, il suo ego ferito conta più della nostra democrazia o della nostra Costituzione».

     

    «E questo è il momento di decidere che tipo di nazione saremo. Saremo una nazione che accetta la violenza politica? Saremo una nazione che permette ai politici eletti di rovesciare la volontà legalmente espressa dal popolo? Saremo una nazione che vive alla luce della verità o all’ombra delle menzogne? La strada davanti a noi è quella di riconoscere la verità e vivere sulla base di essa», ha detto Biden.

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    «L’enorme bugia che l’ex presidente e i suoi continuano a ripetere è che l’insurrezione è avvenuta non quel giorno, ma il giorno delle elezioni. Non è così: in quel giorno è stato compiuto da milioni di americani il più alto gesto della democrazia. La verità è che le elezioni sono state la più grande manifestazione di democrazia mai vista in questo Paese, perché il più alto numero di statunitensi decise, quel giorno, di votare, nonostante la pandemia. In questo momento, in molti Stati, vengono votate leggi non per proteggere la democrazia, ma per impedire a persone di votare. L’ex presidente e i suoi supporter hanno capito che l’unico modo per loro per vincere è impedire alle persone di votare: è un comportamento non democratico, e antiamericano».

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    L’altra «grande bugia» detta da Trump è che «il risultato delle elezioni non possa essere ritenuto affidabile. È falso: non ci sono mai state elezioni tanto controllate, tutte le cause legali fatte dai repubblicani sono state bocciate. L’ex presidente è un ex presidente sconfitto: sconfitto da un margine di milioni di voti».

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    La terza «bugia» di Trump, ha detto ancora Biden, «è che i manifestanti siano i veri patrioti. È quello che pensate, se guardate a quella devastazione, a quelle persone che hanno, letteralmente, defecato nei corridoi del Congresso? Non erano al servizio dell’America, erano al servizio di una sola persona».

     

    Ma in America, ha detto Biden, «non ci sarà posto per uomini forti, dittatori, autocrati». Siamo a un «momento decisivo della storia»: a una «battaglia per l’anima dell’America. Il 6 gennaio non sarà la fine della democrazia: ma l’inizio di una nuova era. Non ho cercato questa battaglia: ma non mi tirerò indietro, non permetterò che la violenza prevalga la democrazia. Al cuore dell’America arde la fiamma della libertà, della democrazia: non siamo la terra di re, autocrati. Dio protegga chiunque vigila sulla nostra democrazia».

     

    Secondo i sondaggi, però, il 72% degli americani ritiene che Trump non abbia responsabilità per quanto accaduto il 6 gennaio, l’80% definisce «l’assalto» una «protesta» e il 75% sostiene che anziché imparare da questo anniversario bisognerebbe semplicemente voltare pagina. Il 58% ritiene poi che l’elezione di Biden non sia stata legittima.

     

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    Non solo: gli assalitori — inizialmente criminalizzati anche da reti come la Fox che aveva tentato di descriverli come infiltrati della sinistra antifa — sono stati trasformati in vittime della repressione giudiziaria dei tribunali di Biden (in realtà composti da giudici in grande parte nominati da presidenti repubblicani). Tanto che, secondo un’indagine di Politico.com, sono almeno 57 i protagonisti di quella drammatica giornata che si sono già candidati nel 2021 o stanno per farlo quest’anno a cariche politiche usando la marcia sul Congresso come trampolino elettorale.

     

    Tra essi molti candidati ai parlamenti degli Stati, ma anche 24 in corsa per il Congresso di Washington e 5 aspiranti governatori, da Ryan Kelley in Michigan a Doug Mastriano in Pennsylvania.

     

    Oggi un conservatore di vecchio stampo come Karl Rove critica le bugie del suo partito sul «Wall Street Journal», ma ogni ribellione è scoraggiata dal destino dei pochi parlamentari repubblicani che hanno osato contestare Trump: i 10 che lo misero sotto impeachment non hanno avuto vita facile nell’ultimo anno (dimissionari, paria, contestati da sfidanti trumpiani nei loro Stati).

     

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    Non a caso, l’ex presidente democratico 97enne Jimmy Carter è intervenuto oggi con un emotivo editoriale sul «New York Times», in cui nota che il Paese che una volta promuoveva la democrazia nel mondo ora «rischia un vero e proprio conflitto civile e di perdere la nostra preziosa democrazia».

     

    In ogni caso la Casa Bianca si prepara a un cambio di strategia. Il rivale di Mar-a-Lago non sarà più semplicemente ignorato dai big democratici, come è stato finora. Nello stesso tempo Biden e Harris inizieranno una campagna sul campo per spingere il Congresso ad approvare i disegni di legge che garantiscono il diritto di voto, specie delle minoranze.

     

    Trump — che ha annullato il suo discorso, inizialmente programmato per oggi — risponderà sabato 15 gennaio, con un comizio a Florence, 105 chilometri a sud di Phoenix, in Arizona.

     

    JOE BIDEN DONALD TRUMP BY PAT LUDO JOE BIDEN DONALD TRUMP BY PAT LUDO

    La settimana prossima, dunque, parte di fatto la lunga sfida per le elezioni di midterm del primo novembre e, in prospettiva, per le presidenziali del 2024.

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