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    BIENNALE VIA RETTALE - VALLORA: “BEH, DI BRUTTO C'È MOLTO, TROPPO. ANZI, DI INUTILE, DI PLETORICO, DI NOIOSAMENTE IMPIEGATIZIO. COME SE L'ARTE FOSSE UN DECOTTO MESTIERE BANCARIO. ESTETICA DA BAZAR, POLVERE, BUCHI NERI, FILI DI LANA. CON LE SOLITE STANCHE SAETTE SPUNTATE: ABBASSO PETROLIO, DOLLARI & COLONIALISMO. E BECERI RICATTINI SOCIALI, MAGARI INVISCHIANDO MIGRANTI IN CARNE ED OSSA’’ - DOPPIO LEONE D'ORO PER LA GERMANIA - VIDEO


     
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    Biennale di Venezia 2017 - German Pavilion - Anne Imhof

     

     

    1. BIENNALE: ALLA GERMANIA IL LEONE D'ORO E IL MIGLIOR ARTISTA

    Da www.agi.it

     

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    Doppio Leone d'Oro per la Germania alla 57esima Esposizione internazionale d'Arte della Biennale di Venezia: la giuria ha infatti assegnato alla Germania il premio per la miglior partecipazione nazionale, col padiglione curato da Susanne Pfeffer, e a Franz Erhard Walther quello per il miglior artista.

     

    La giuria, composta dal presidente spagnolo Manuel J. Borja-Villel e da Francesca Alfano Miglietti, Amy Cheng, Ntone Edjabe, Mark Godfrey, ha poi attribuito una menzione speciale al Brasile, il Leone d'Argento come miglior giovane artista promettente ad Hassan Khan, e due menzioni speciali a Charles Atlas e Petrit Halilaj.

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    In particolare, il premio al padiglione tedesco e' stato assegnato per "un'installazione potente e inquietante che pone domande urgenti sul nostro tempo e spinge lo spettatore a uno stato di ansia consapevole. Risposta originale all'architettura del padiglione, il lavoro di Imhof e' caratterizzato da una scelta rigorosa di oggetti, corpi, immagini e suoni".

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    Il lavoro di Franz Erhard Walther, invece, "mette insieme forme, colore, tessuti, scultura, performance e che stimola e attiva lo spettatore in un modo coinvolgente" ed e' stato premiato anche "per la natura radicale e complessa della sua opera che attraversa il nostro tempo e suggerisce la mutazione contemporanea di una vita in transito". (AGI)

     

     

    NOMI PASSEPARTOUT E RICATTINI SOCIALI

    Marco Vallora per la Stampa

     

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    Beh, di brutto c' è molto, troppo. Anzi, di inutile, di pletorico, di noiosamente impiegatizio. Come se l' arte fosse un decotto mestiere bancario, nei due sensi del termine. Estetica da bazar, polvere, buchi neri, fili di lana, «gutta caveat testicula».

    Artisti perplessi sotto la tenda da circo , per disturbare il Kluge abbigliato Prada. Ma il peggio viene dalla prosopopea critica e da dida abborracciate, che fan nascere la Pop Art negli Anni 30! Abusando sempre delle stesse formulette interscambiabili, sprecando innocenti nomi-passepartout, Pasolini, Borges, Foucault (persino Serres, new-entry!).

    Con le solite stanche saette spuntate: abbasso petrolio, dollari & colonialismo. In termini copiati da Weekendpedia , tra usurate filastrocche «utopia-distopia-alterità-empatia-entropia». E beceri ricattini sociali, magari invischiando migranti in carne ed ossa.

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