Estratto dell'articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera”
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«Vengo da una famiglia per niente benestante, sono donna, grassa, rapper e queer: le ho tutte». L’autoironia è il codice di sopravvivenza che BigMama ha dovuto sviluppare fin da ragazzina, perché «dovevo diventare il pagliaccio del gruppo e allora mi prendevo in giro: quello era il mio scudo per difendermi».
Nata 23 anni fa a San Michele di Serino (Avellino), vero nome Marianna Mammone, BigMama porta con apparente leggerezza — oggi — le cicatrici di un passato fatto «di bullismo fisico e psicologico, anche di violenza sessuale, ma ora sto bene e mi sento bona».
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La sua «colpa» quei chili di troppo secondo certi canoni che la rendevano diversa agli occhi cattivi degli altri, non omologabile: «Ho scritto il mio primo brano a 13 anni dopo che alcuni ragazzini mi hanno tirato delle pietre addosso per il mio aspetto fisico».
La musica […] ora la porta sul palco più importante che c’è: anche lei è tra i 30 cantanti in gara al Festival di Sanremo.
«Ho tanta paura, avere i riflettori puntati addosso è molto bello ma anche molto brutto: ogni passo giusto viene amplificato, ma anche ogni passo sbagliato. Ho paura di deludere soprattutto me stessa […]. Alle prime prove appena i violini hanno iniziato a suonare ho pianto tutte le lacrime che avevo, perché è stato il momento in cui ho capito che stava succedendo davvero».
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«La rabbia non ti basta» è il titolo della sua canzone: «Nella mia musica mi piace mettere sempre messaggi forti e questo è un pezzo che chiude un cerchio di rivalsa.
Il senso è quello di non avere paura di credere in se stessi, di non farsi condizionare da quello che pensano gli altri; è anche un modo per scusarmi con la me bambina: se ti dicono che non puoi cantare perché sei grassa, perché sei donna, perché vieni da un paesino, fregatene».
[…] «Quando il mondo ti odia e le persone ti odiano, la prima risposta è l’odio: odiavo il mondo, odiavo gli altri, odiavo me stessa. Nei miei primi testi c’era tantissimo rancore, pensavo all’autolesionismo, al suicidio, sfogavo la rabbia su me stessa.
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Ma poi ho capito che le energie negative vanno trasformate in positive, che gli altri ti giudicano anche in base a come ti senti, a come ti presenti, in base alla proiezione che hai di te stessa. Per questo oggi dico che “la rabbia non ti basta”».
BigMama è stata illuminata sulla via del rap da Salmo (inteso come cantante), tanto da arrivare a considerare il rapper «il mio mentore, per non dire il mio Dio». L’anno scorso Elodie l’aveva scelta per duettare con lei all’Ariston: «Mi ha scritto subito per complimentarsi. Io mi ispiro a lei, alla sua leggerezza e indifferenza quando è sul palco. Se sono agitata penso al suo approccio sfrontato e mi calmo».
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BigMama è alfiere della body positivity, Elodie porta in scena un’immagine sensuale: questo non rafforza anziché demolire certi stereotipi sui canoni di bellezza richiesti dalla società?
«Nella storia della musica Elodie non è la prima a esibire un nudo spudorato, ma lo fa in modo naturale e questo dà fastidio perché la società patriarcale vuole coprire le donne, vuole dire loro cosa fare: la donna è sempre svalutata, criticata; chi va controcorrente fa paura, viene attaccato. Spero che un giorno Elodie possa fare un concerto nuda senza che nessuno le dica niente».
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«Sono lesbica, non penso che lei sia la donna giusta».
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