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    BIP BIP, SI SALVI CHI PUO’! – L’OPERATORE TELEFONICO VIRTUALE BIP MOBILE STACCA LA SPINA E BEFFA 220 MILA CLIENTI – MA L’EX NUMERO UNO FABRIZIO BONA CADE (IN PIEDI) IN ALITALIA…


     
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    Massimo Sideri per ‘Il Corriere della Sera'

    FABRIZIO BONAFABRIZIO BONA

    Se, com'è successo ieri, non dava più segnali di vita anche il numero di cellulare Bip Mobile di Fabrizio Bona, amministratore delegato della stessa società fino allo scorso settembre ma ancora socio con il 19%, allora per gli altri 220 mila clienti dell'operatore telefonico virtuale non ci sono speranze. Le sim Bip sono mute ormai dall'ultimo dell'anno. E c'è da presumere che così resteranno.

    La causa è nota: l'enabler Telogic, la società che acquista il traffico all'ingrosso da 3 per poi ricederlo ad altri soggetti come appunto Bip Mobile, ha staccato le spine visto il crescere dei crediti pendenti. E di mezzo ci sono finiti i 220 mila clienti, tutti con contratti prepagati (beffa nella beffa): soldi già versati, telefonate che non verranno mai fatte.

    BIP MOBILEBIP MOBILE

    Il Siti guidato da Domenico Bacci ha costituito un comitato per la class action. Il clima che si respira è già quello da pre-fallimento della società. D'altra parte non c'è da farsi illusioni: Bona - ex Vodafone ai tempi di Omnitel, ex Wind, stagione da cui si trascina ancora delle questioni giudiziarie a Taranto, ed ex Telecom dalla quale era stato «silurato» per il flop della campagna con Belén - aveva lasciato la guida manageriale del gruppo a metà settembre (è emerso solo ora) e, anzi, ha già ritrovato lavoro. Dal 16 dicembre, in piena ricapitalizzazione di Alitalia quando non si sapeva nemmeno se il vettore ce l'avrebbe fatta a mangiare il panettone, è il nuovo chief commercial officer a capo di tutte le vendite della compagnia aerea.

    FABRIZIO BONAFABRIZIO BONA

    Normalmente non si lascia la barca che regge bene il mare ma quella che affonda. E in effetti basta dare uno sguardo all'azionariato di Bip per farsi venire qualche legittimo dubbio sulla tenuta dell'insieme: il 64,8% del gruppo è in mano a One Italia, finita in liquidazione proprio il 26 settembre, pochi giorni dopo l'uscita di Bona. Senza contare che la stessa One Italia della famiglia Giacomini aveva già diverse quote in pegno a Eutelia Spa, la vecchia società di telecomunicazioni fisse a sua volta in procedura concorsuale dal 2010. Una ragnatela finanziaria che difficilmente lascerà correre via Bip come il suo testimonial d'eccezione, lo struzzo Beep beep che da generazioni tiene sempre a bocca asciutta il povero Willy il Coyote.

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    Certo l'operatore virtuale paga anche la propria aggressiva strategia commerciale: quando fu lanciato nel 2012 si presentava come «il primo operatore virtuale low cost». Forse troppo low cost: il contratto «1 centesimo al minuto, per sempre», come prometteva uno dei suoi spot più famosi, era dato via sostanzialmente sottocosto. Una mossa che non è così anomala nella guerra commerciale tra i grandi operatori che a forza di sconti per strapparsi i clienti sono rimasti imprigionati in margini sempre più esigui. Ma se a volere fare un po' di «dumping» è il pesce più piccolo del mercato c'è qualcosa che non torna.

    Peraltro i contratti di acquisto wholesale si chiudono in apertura di stagione senza la possibilità di modificarli di fronte al crollo delle tariffe. Il mercato d'altra parte va così male che i 220 mila clienti fanno anche gola ai grandi operatori e la speranza è che si possa trovare un modo per recuperare i crediti delle prepagate, anche se appare onestamente difficile. Alla fine si è scoperto che l'operatore mobile che voleva correre veloce come Beep beep, altro non era che Willy il Coyote, finito anche stavolta dentro un burrone a bocca asciutta.

     

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