Francesco Spini per "la Stampa"
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Gli ostacoli sono caduti. Al secondo round, Mediaset centra l' obiettivo europeo: trasferirà la sua sede legale in Olanda, ad Amsterdam, e da lì svilupperà la propria strategia di sviluppo internazionale sotto le insegne di Mfe-MediaForEurope. L' assemblea degli azionisti conferma la pace definitiva tra il Biscione e i grandi azionisti di Vivendi. I francesi, per poco ancora al 28,8%, hanno dato il loro benestare, come concordato, alla svolta internazionale del gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi, che ha trovato il 95,57% dei consensi dell' 81,81% del capitale che ha partecipato alla votazione.
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I soci, poi, hanno approvato il dividendo straordinario da 30 centesimi contemplato negli accordi del 3 maggio: il 21 luglio così il gruppo che fa capo a Vincent Bolloré potrà incassare la propria quota parte (100 dei circa 350 milioni che saranno distribuiti) per cominciare il giorno dopo la discesa vendendo il primo 5% di Mediaset alla Fininvest. Gli azionisti che non hanno approvato il trasferimento riceveranno 1,881 euro per azione, pari al prezzo di recesso (2,181 euro) meno l' extracedola.
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Ora, dall' Olanda (dove la sede legale si trasferirà probabilmente da settembre) ripartirà l' obiettivo di creare il polo europeo delle tv in chiaro, con tre punti fermi in partenza: l' Italia, la Spagna (dove Mediaset ha la storica controllata), e la Germania con ProsiebenSat1, di cui il Biscione ha il 24,9% e su cui - contrariamente a indiscrezioni - non appare intenzionato a lanciare opa di sorta.
Fedele Confalonieri, confermato presidente (è stato rinnovato il cda), assicura la determinazione del gruppo «ad andare avanti» nello sviluppo internazionale e l' Olanda ha una giurisdizione che «risulta ideale allo scopo». Dal presidente arriva una critica al modello di consolidamento interno adottato per esempio in Francia, con la prospettata combinazione tra Tf1 e M6.
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In un caso così «non si sviluppano nuovi ricavi, si tagliano vecchi costi», nota Confalonieri. Di più: l' Antitrust francese potrebbe vincolare l' operazione a « rilevanti» impegni «in grado di determinare un impatto negativo superiore» alle sinergie. Portando la nuova entità «a investire ancora meno in produzione nazionale, con meno indotto, meno ricchezza per il Paese e meno pluralismo informativo».
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Nella stessa Francia cominciano a fiorire dubbi, con Les Echos che due giorni fa titolava: «Tf1-M6: una fusione improduttiva e pericolosa». Se mai dovessero ripensarci è chiaro che il Biscione resterebbe interessato a M6, deciso a portare avanti operazioni transnazionali. «La scala pan-europea - dice Confalonieri - darà alla free tv una prospettiva di sviluppo nuova».
Ricorda i «ritardi importanti» del passato governo, in tema di transizione al nuovo standard di trasmissione che ci sarà dopo la cessione del 30% della banda a favore del 5G. Gli operatori chiedono una politica di finanziamento per sostituire i televisori obsoleti «ricca ed efficace». Confalonieri rimarca la necessità, nella transizione, di «preservare business, utenti e competitività di piattaforma».
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