LUIGI DI MAIO - UN AMORE CHIAMATO POLITICA
1 - IACOBONI TWEET - “NEL SUO LIBRO DI MAIO RINGRAZIA AUGUSTO RUBEI, LO SPIN DOCTOR CHE HA CHIUSO LA FASE SOVRANISTA-GILET GIALLI E L’HA PORTATO SU POSIZIONI ATLANTISTE. ZERO WORDS PER CASALINO, TUTTE LE PIÙ INCREDIBILI E SBALLATE AVVENTURE DIMAIANE ERANO ACCADUTE NELLA STAGIONE CASALINIANA…”
2 - ROCCO CASALINO
Estratti da “Un amore chiamato politica”, di Luigi Di Maio (edizione Piemme)
Infine Rocco Casalino, un unicum sulla piazza. Molti oggi lo criticano perché il loro giudizio si basa su categorie esistenti. Rocco non è ascrivibile a nessuna categoria. Prendete un ingegnere con esperienze all'estero in importanti aziende, cresciuto con un padre terribile e senza nessuna raccomandazione, e mettetelo nella casa del primo Grande Fratello.
DI MAIO CASALINO
Quell'edizione la videro tutti, Anche quelli che lo negavano. Quando Rocco uscì da quella casa conobbe l'Italia. Dal notaio al netturbino. Tutti gli chiedevano autografi e fotografie. Attraverso la televisione dei primi anni 2000, Rocco conobbe il popolo italiano: il rapporto del nostro Paese con quell'esperimento televisivo fu il crocevia dei difetti e delle virtù degli italiani.
Un grande big data che Rocco seppe mettere a sistema molto prima dell'avvento di Cambridge Analytica. Questa conoscenza, unita alla sua qualifica di giornalista professionista e di persona che non smette mai di essere curiosa, fa di lui uno dei migliori esperti di comunicazione in circolazione. Molte delle intuizioni della campagna elettorale 2018 che ci portò al 33% furono sue.
WEEKEND CON IL MORTO CASALINO CONTE DI MAIO
(…)
La voce di Rocco Casalino ruppe il silenzio: «Che vogliamo fare, Luigi? Linea dura?». Linea dura. Linea dura. Impeachment. Impeachment! Qualcuno era d'accordo, altri no. Eravamo spaccati in due. Allora mi alzai per riflettere, mi allontanai da tutti e guardai la finestra, davanti a me Castel Sant'Angelo, ne rimasi nuovamente impressionato, come ogni volta che lo guardo. Per un momento proiettò altrove i miei pensieri, tutti intorno a me volevano che agissi, che reagissi.
GIUSEPPE CONTE VENDITORE DI CALDARROSTE
Fu così che feci la più grossa sciocchezza politica che io abbia mai fatto e che non ricordo affatto con orgoglio. Misi la mano nella tasca interna della giacca e presi il cellulare. Azionai la videocamera e mi ripresi. Lanciai una diretta Facebook. Invocai l'articolo 90 della Costituzione, chiesi la messa in stato d'accusa del presidente Mattarella, sull'onda emotiva di quanto era accaduto.
LUIGI DI MAIO RINGRAZIA AUGUSTO RUBEI NEL SUO LIBRO
Già mentre pronunciavo quelle parole compresi che c'era qualcosa che non andava. Non erano mie. Non era mio lo spirito, lo stile. Ma il dado ormai era tratto. Non si poteva più tornare indietro. Qualche ora dopo, confessai il mio imbarazzo e la mia delusione ad Alessandro Di Battista su un van che ci stava portando a un comizio a Fiumicino.
Alessandro l'indomani sarebbe partito per il suo primo viaggio. Lui mi convinse che l'impeachment era stata una cosa giusta, l'unica cosa da fare, che non avevo avuto altra scelta. Così, rilanciai l'idea dal palco e anche da Fazio. Tornato a casa, stanco, sfatto, pieno di dubbi, mi chiusi nella mia stanza. Da solo. Il giorno dopo il presidente Mattarella diede l'incarico a Carlo Cottarelli.
augusto rubei laura luigi di maio virginia saba
(…) Ho sempre avuto fiducia nelle istituzioni. Non puoi voler far politica pensando che la democrazia non esista. Non puoi ambire al governo e allo stesso tempo convincerti che tanto non ci arriverai. È come candidarsi in Parlamento pensando che tanto non cambierai mai nulla. Allora perché lo fai? È un gigantesco ossimoro. Se la democrazia non esiste, come è stato possibile che centinaia di cittadini comuni entrassero in Par- lamento? Pensai che ci stavamo perdendo qualcosa. Era troppo facile credere che fosse colpa degli altri. Non è sempre colpa degli altri.
luigi di maio virginia raggi giuseppe conte foto di bacco (2)
Spesso le ragioni sono dentro di noi, non è puntando il dito contro qualcuno che riusciremo a essere felici. Io quel dito l'avevo puntato contro una delle più importanti figure istituzionali dello Stato italiano, un uomo di altissimo profilo. Avevo commesso un errore. Era giusto che ora quel dito lo puntassi su di me. Cosi, rientrato. in rasa decisi che non potevo crogiolarmi nel dolore o appellami al rancore, dovevo riprendere in mano la situazione.
GIUSEPPE CONTE ROCCO CASALINO E IL TAVOLINO MEME
(…) A quel punto compresi che la prima cosa da fare era ricucire al più presto il rapporto col presidente Mattarella. Il giorno dopo riuscii a vederlo. E lui dimostrò tutto il suo spessore e la sua statura politica. Mi accolse dicendo: «Per me negli ultimi due giorni non è successo niente. Andiamo avanti». Ringraziai lui, mi scusai ancora e con rinnovate energie ripresi in mano la situazione. (…)
rocco casalino vs vittorio sgarbi buona domenica 2006 1 LILLI GRUBER E ROCCO CASALINO ROCCO CASALINO A PIAZZA PULITA DA CORRADO FORMIGLI Matteo Bolle