Estratto dell'articolo di Fabrizio D’Esposito per “il Fatto quotidiano”
marta fascina silvio marina berlusconi
L’epoca fulgida del Calippato pascaliano – da Francesca Pascale, non dal quasi omonimo filosofo francese – originò sul finire dell’Undici. Il re di Arcore era nudo in tutti i sensi. Gli scandali della sua voracità sessuale avevano provocato sconquassi: il divorzio da Veronica Lario, altre inchieste giudiziarie, la moltiplicazione di complotti e faide nel magico mondo della sua corte. E così emerse la necessità di dare al Satiro una nuova first lady.
Il casting fu nutrito e alla fine premiò Francesca Pascale, napoletana, azzurra fanatica da almeno un lustro e nota per leccare il Calippo in una trasmissione locale chiamata Telecafone.
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Pascale assunse il ruolo di Fidanzata e favorì l’ascesa a Badante di B. della corregionale Mariarosaria Rossi, di provenienza casertana. Rossi s’impadronì dell’agenda berlusconiana e iniziò a fargli da filtro con colonnelli, gregari, clientes e questuanti di varia estrazione.
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Per tornare al Calippato. La coppia campana formata da Rossi e Pascale contribuì innanzitutto a far esaurire la spinta propulsiva della gnocca. Prima di loro, infatti, per almeno un triennio la scena era stata dominata da alcune ministre azzurre, tra cui un’altra campana, stavolta di Salerno: Maria Rosaria Carfagna detta Mara.
SILVIO BERLUSCONI MARA CARFAGNA
Colei, cioè, cui una notte del 2007, alla festa dei Telegatti a Roma, il Caimano disse: “Come sei bella, se non fossi già sposato ti sposerei”. Una frase che dentro Forza Italia, non solo in Famiglia, ebbe lo stesso effetto del pomo della discordia che scatenò la guerra di Troia: era nato, appunto, il partito di Forza Gnocca, che includeva anche Elvira Savino detta la Topolona (copy Dagospia), già coinquilina di Sabina Began, attrice che a un certo punto si autonominò l’Ape Regina dell’harem del Satiro.
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Il toscano Denis Verdini e Daniela Santanchè la Pitonessa erano a capo dei falchi che volevano la rottura con il governo Letta. Francesca, invece, frequentava le colombe alfaniane, tra cui Nunzia De Girolamo. Una sera ci fu un fatale incrocio a Palazzo Grazioli: Verdini cazziò Pascale e lei ribatté: “A casa mia porto chi voglio io”. Scena ribaltata due anni dopo. L’elezione al Colle di Sergio Mattarella infranse il patto del Nazareno tra Matteo Renzi e B. e questa volta Verdini era colomba e il Calippato falco. La Badante Rossi definì Verdini e Gianni Letta come “duo tragico” e lo sherpa toscano, convinto che non bisognasse rompere, sparò una battuta cinematografica: “Berlusconi scelga pure l’Albero delle zoccole”.
SILVIO BERLUSCONI MARA CARFAGNA
Albero destinato però a cadere nell’estate del 2016: il Caimano venne operato d’urgenza al cuore, per sostituire una valvola aortica, e i medici sentenziarono: “Ha rischiato di morire”. La Famiglia incarnata da Marina si scagliò contro il Calippato, colpevole soprattutto di aver fatto girare B. come una trottola sotto il sole del Sud per le Amministrative di quell’anno. La primogenita decise con il partito del Biscione: il solito Letta e il solito Fidel Confalonieri. Blindare il Capo per blindare la “roba”.
BERLUSCONI E PASCALE CON MARIAROSARIA ROSSI DA BA GHETTO
L’eterno conflitto d’interessi. La storia si è ripetuta adesso con l’alleanza tra Marina e lady Marta Fascina, nel cuore del Caimano dal 2018 almeno. La vittima è nota: Licia Ronzulli, già addetta alla logistica nelle ville del Capo, quando venivano assegnate le stanze alle giovani ospiti.
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