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    “NON BASTA CRITICARE CHI STA AL GOVERNO E NEL PARTITO SI DEVE DISCUTERE” - BONACCINI E GUERINI, LEADER DELLA MINORANZA RIFORMISTA DEM, TORNANO A CANNONEGGIARE SCHLEIN: “LA DIRIGENZA NON DEVE PARLARE SOLO DI DIRITTI CIVILI, MA ANCHE DI QUELLI SOCIALI”. I PALETTI SUL JOBS ACT E LE SPESE MILITARI. SULLA TENTAZIONE DA PARTE DI ELLY DI RIVEDERE L’OBIETTIVO DI AUMENTARE AL 2% DEL PIL LE SPESE MILITARI CONCORDATO CON LA NATO ARRIVA L’ALTOLÀ DELL’EX MINISTRO LORENZO GUERINI...


     
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    Stefania Chiale per il Corriere della Sera

     

    lorenzo guerini lorenzo guerini

    «Penso che non basti criticare chi sta al governo». Il Pd riformista (e il suo leader, il presidente dem Stefano Bonaccini) sceglie Lodi per provare a uscire dall’impasse, dall’imbarazzo di fronte a cambi di linea di un partito che viaggia sempre più a sinistra, e per tentare la via dell’equilibrio (complicata) tra la linea che fu e il nuovo corso.

     

    Quello di un gruppo dirigente che sogna di affossare la riforma simbolo di un’altra era politica (pur che era solo il 2014), il Jobs Act di Matteo Renzi su cui la segretaria Elly Schlein è «sempre stata contraria», ma anche di rivedere l’obiettivo di aumentare al 2% del Pil le spese militari concordato con la Nato e difeso all’ex ministro Lorenzo Guerini. Cambi di bandiera che aumentano l’insofferenza dell’ala progressista e in buona parte ex renziana.

     

    bonaccini schlein bonaccini schlein

    (....) ieri sera il deputato e presidente del Copasir Guerini e il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini sono saliti sul palco per provare a evitare strappi, ma togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe.

     

    «Penso che non basti criticare chi sta al governo», afferma il governatore emiliano parlando di un Pd che bisogna «irrobustire stando attenti a non farlo diventare una forza percepita come minoritaria». E il riferimento è a una dirigenza che «non deve parlare solo di diritti civili, ma anche di quelli sociali».

     

    Pare di tornare ai tempi pre-congresso: «Serve non abbandonare una cultura riformista e la vocazione maggioritaria, perché una leadership non la vedi solo a vincere la sfida di un congresso, ma se arriverai a vincere le elezioni», tuona Bonaccini.

     

    schlein bonaccini schlein bonaccini

    Che fa i complimenti a Schlein, come Guerini, non a caso solo su un punto in un’ora e mezzo di dibattito: il salario minimo. Però — perché c’è un però — se «la parola impresa sta scomparendo nell’agenda del Pd significa che abbiamo un problema perché senza imprese non c’è lavoro». E sullo spauracchio di un eventuale referendum abrogativo del Jobs act le parole di Guerini sono tutt’altro che sibilline: «C’è una leadership, ma dentro il mio partito voglio discutere: non voglio leggere che abbiamo deciso di aderire a un referendum senza che ne abbiamo discusso».

     

    bonaccini schlein bonaccini schlein

    Quindi le questioni internazionali, dove pesa la tentazione del Pd di Schlein di rivedere l’obiettivo di aumentare al 2% del Pil le spese militari. Temi cari in particolar modo all’ex ministro della Difesa, che ricorda come «il Pd abbia fatto scelte importanti negli scorsi mesi». Il riferimento è al marzo 2022, quando «in Parlamento abbiamo votato con 319 voti un ordine del giorno con l’impegno di fissare quell’obiettivo al 2028. Quel punto di incontro dev’essere sostenuto e difeso dal Pd, non messo in discussione, abbiamo bisogno di responsabilità e serietà».

    lorenzo guerini foto di bacco lorenzo guerini foto di bacco audizione giorgia meloni al copasir lorenzo guerini audizione giorgia meloni al copasir lorenzo guerini

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